24 marzo 1999: la Nato inizia a massacrare

Testo ripreso da www.remocontro.it

A seguire il link a un collage preparato da  S.O.S. YugoslaviaS.O.S. KOSOVO METOHIJA Italia

 

«In breve: se il presidente Milosevic non arriverà alla pace, limiteremo la sua capacità di provocare una guerra». (Bill Clinton, 24 marzo 1999)

Sono passati 21 anni da quel 24 marzo del 1999 in cui le parole dell’allora presidente americano Bill Clinton annunciano l’intervento Nato. È il segno del fallimento delle trattative, dei negoziati e delle strategie diplomatiche per convincere il presidente serbo Slobodan Milosevic a porre fine alla pulizia etnica in Kosovo e alla repressione della popolazione di etnia albanese.

Inizia la Guerra in Kosovo, 78 giorni di bombardamenti Nato su obiettivi in Kosovo e in Serbia che si protrarranno fino a giugno. I raid dell’Alleanza, senza mandato Onu, iniziano la sera, dopo che l’ordine arriva dal Segretario Generale della Nato, Javier Solana.

I bombardieri Nato decollano anche da quattro basi aeree in Italia e da unità navali nell’Adriatico. La Serbia e il Kosovo si trasformano in morti e macerie, ad essere colpiti sono sia obiettivi militari sia obiettivi civili. Insieme alle basi e alle caserme crollano le case, le scuole, gli ospedali, gli edifici pubblici e i centri culturali. Anni più tardi, dei luoghi bombardati, resta un elenco sul sito della Nato, una gabbia di cifre in cui, a 21 anni di distanza, ancora non si sa quale sia il numero esatto delle vittime. I morti, si stima, sono tra 1200 e i 2500, i feriti oltre 12 mila. Secondo i calcoli di alcuni economisti occidentali i danni materiali dei bombardamenti Nato sfiorano i 30 miliardi di dollari.

La fine dei bombardamenti

Bisogna aspettare il 10 giugno del 1999 per vedere la fine dei raid, con l’accordo di Kumanovo – in Macedonia, firmati il giorno prima – e la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Milosevic accetta di ritirare le sue truppe dal Kosovo dove entrano 37 mila soldati Nato, le forze Kfor – ancora oggi presenti con 5 mila militari – arrivate da 36 Paesi – i più numerosi sono gli uomini mandati dall’Italia, dalla Germania, dagli Stati Uniti e dalla Francia. Secondo l’UNHCR, l’agenzia Onu per i rifugiati, da quel momento 230 mila serbi e rom hanno lasciato il Kosovo dove invece hanno fatto ritorno quasi 800 mila profughi albanesi.

L’uranio impoverito e la “sindrome dei Balcani”

Dramma nel dramma, le conseguenze dell’utilizzo dell’uranio impoverito – i cui residui sono ancora sia in Serbia sia in Kosovo. È nel 2001 che si inizia a parlare della cosiddetta Sindrome dei Balcani quando si viene a conoscenza dei primi militari italiani morti, o ammalati, dopo il rientro dalle missioni in Bosnia e Kosovo, due Paesi colpiti dai bombardamenti Nato, nel 1995 e nel 1999.

www.rainews

Tra il 24 ed il 25 marzo fu la prima notte di guerra. 21 anni fa i bombardamenti Nato sulla Jugoslavia di Milosevic.

Belgrado, nuovamente bersaglio, dopo la fine della seconda guerra mondiale.

L’impossibile nella nostra modernità avanzata, che potesse ripetersi. Invece. Guerra umanitaria, ossimoro beffa. L’azione di forza del blocco occidentale per fermare la repressione serba della popolazione albanese in Kosovo. Un blitz ci dicevano -qualche bomba e via-, che durò invece 78 interminabili giorni. Cronache a raffica allora, bombardamento anche televisivo Rai per 78 giorni. 21 anni dopo, a fare i conti con la memoria corta della storia e la velocità estrema della cronaca che invecchia già il fatto dell’altro ieri. Allora furono 2 mila 500 i civili uccisi, ricorda la Serbia democratica di oggi, tra cui 89 bambini, e con loro più di 1000 militari. 6 mila feriti, il bilancio ufficiale, e un Paese semidistrutto che pochi, anche in Italia, sembrano voler ricordare. Poi il cessate il fuoco di Kumanovo, l’occupazione Nato del Kosovo, la caduta di Milosevic e la sua morte in carcere. Il 17 febbraio 2008 l’auto proclamata indipendenza del Kosovo albanese sotto tutela internazionale. Passato remoto per la cronaca, l’altro ieri per la storia, con una Serbia democratica che bussa alle porte dell’Unione Europea ed un Kosovo incerto su cui molta parte della comunità internazionale ancora s’interroga.

Ennio Remondino

Tre mesi di bombardamenti aerei dell’Alleanza atlantica, sulla Jugoslavia di Slobodan Milosevic. Alcune migliaia di vittime, soprattutto civili, per migliaia di tonnellate di bombe. Non accedeva in Europa da 55 anni, dalla fine della seconda guerra mondiale.

Fermare la dura repressione serba nei confronti della popolazione albanese del Kosovo, la motivazione ufficiale della discussa decisione. Mettere con le spalle al muro il regime dispotico ed isolazionista della Serbia di Milosevic, l’obiettivo politico più vasto, con qualche interesse di singoli Stati europei attorno.

Eppure Milosevic era stato sino a pochi anni prima, 1995, nell’occasione della pace di Dayton che mise fine al macello Bosnia, un protagonista molto considerato della scena internazionale.
Quattro anni dopo, nel pieno della crisi Kosovo, “President Milosevic” diventa il cattivo assoluto contro cui scatenare l’esercito più potente mai esistito al mondo.

  • I bombardamenti della Nato sulla Jugoslavia iniziano alle 20 di mercoledì 24 marzo 1999.
  • A New York, su richiesta di Mosca, si riunisce il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite che pur ribadendo di essere l’unico organismo internazionale legittimato a decidere eventuali azioni di forza a favore della pace, non avalla e non condanna l’intervento Nato.
  • Il giorno successivo la Jugoslavia rompe le relazioni diplomatiche con Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia.
  • Il 27 marzo inizia l’esodo di kosovari in Albania e Macedonia.
  • Da allora, ognuna delle 78 giornate di bombardamenti viene indicata dal comando Nato di Bruxelles come una escalation rispetto al giorno precedente.

L’escalation dei bersagli

È stata una notte di guerra, annunciata con puntualità burocratica alle venti precise. “Sono stato informato dal comandante militare supremo in Europa, il generale Wesley Clark, che in questo momento sono iniziate le operazioni aeree della Nato contro obiettivi nella Repubblica federale jugoslava”, ha detto il segretario generale Javier Solana. La grande macchina militare alleata si è messa in moto con tutta la sua forza missilistica e aerea nelle prime ore di oscurità.
I cacciabombardieri sono decollati a ondate successive dalle basi in Italia, mentre le navi Usa in Adriatico e i B-52, altissimi nel cielo, hanno lanciato le salve di “Tomahawk” con i computer programmati per raggiungere i loro obiettivi. È stata questione di attimi e dalle maggiori città serbe sono cominciate a giungere le notizie delle esplosioni. Pristina, Belgrado, Novi Sad sono state colpite. Subito il capoluogo del Kosovo è piombato nel buio e nella paura.
Per ore il cielo di Pristina è stato illuminato dai bagliori e solcato dalle raffiche della contraerea. Scopo del primo attacco missilistico: neutralizzare le difese aeree jugoslave, e cioè i sistemi radar, le postazioni contraeree e le centrali di telecomunicazioni militari, aprendo così la strada ai cacciabombardieri. Per questo gran parte degli obiettivi si trova accanto o negli aeroporti.

Inizio tonante

A distanza di minuti l’uno dall’altro sono stati colpiti quello di Pristina, in località Slatina, quello di Belgrado e quello di Golubovac, vicino alla capitale montenegrina Podgorica. Subito dopo è stata la volta di importanti strutture del complesso militar-industriale serbo. Bagliori e boati hanno travolto la fabbrica di automobili e di armamenti Zastava a Kragujevac, lo stabilimento aeronautico Utva di Pancevo e la base di Batajnica, vicino a Belgrado. Poco dopo le 21 una voce concitata ha descritto a Radio Pancevo il grande incendio che si stava alzando sopra i capannoni della fabbrica.
La vastità di questo primo raid è stata confermata anche dalle fonti militari serbe, secondo le quali il “barbaro attacco dell’aggressore Nato” ha colpito sette città, tra le quali anche Kursumlija, Uzice e Danilovgrad. “I sistemi della difesa aerea”, proseguiva il cupo comunicato jugoslavo, “hanno individuato per tempo i proiettili aggressori e hanno agito con efficacia. Non sono stati danneggiati e restano nelle loro posizioni di combattimento, pronti a operare”.
Più tardi le bombe sono cadute anche su Sombor e Nis. Qualche minuto dopo le 22 la radio di Stato di Belgrado ha dato notizia dell’abbattimento di un caccia Nato, ma manca la conferma ufficiale dell’Alleanza. Dalle centrali operative delle portaerei americane in Adriatico, invece, si è saputo che è stato colpito un Mig-29 serbo, mentre la sorte di altri tre aerei rimane incerta. L’agenzia jugoslava Tanjug ha affermato che ci sono stati dei morti, “donne e bambini”, senza fornire un bilancio. Le radio locali montenegrine hanno parlato di un soldato ucciso e tre feriti.

LO SCHIERAMENTO NATO

  • Usa: 200 aerei (12 cacciabombardieri invisibili F-117 ad Aviano, 6 B-52 in Gran Bretagna, cacciabombardieri F-16, A-10, caccia F-15 e 13 Prowler EA-6B ad Aviano, Sigonella, Cervia, Amendola e Brindisi). A questi si aggiungono i 75 aerei della portaerei Enterprise, che imbarca caccia F-14B e cacciabombardieri FA-18, oltre ai Prowler, agli aerei radar E-2C e i numerosi missili da crociera di sei navi da guerra Usa, già in zona.
  • Francia: 40 aerei di stanza in Italia a Istrana (caccia Jaguar e cacciabombardieri Mirage 2000C e 2000D) e 35 aerei a bordo della portaerei Foch (caccia Crusader e cacciabombardieri Super Enterdard).
  • Gran Bretagna: 8 aerei Harrier Gr-7 e un aereo da trasporto a Gioia del Colle, oltre a un sottomarino lanciamissili.
  • Germania: 14 Tornado ADV e IDS a Piacenza.
  • Olanda: 16 F-16 e 2 Kdc-10 da trasporto a Villafranca.
  • Belgio: 10 F-16.
  • Norvegia: 8 F-16.
  • Canada: 6 cacciabombardieri CF-18.
  • Turchia: 4 F-16 a Ghedi.
  • Spagna: 4 F-18 e un aereo da trasporto ad Aviano.
  • Danimarca: 4 F-16.
  • Portogallo: 3 F-16 ad Aviano.Italia: Tornado IDS e ADV, cacciabombardieri AMX, caccia F104S e Boeing 707/T.

LA FEDERAZIONE JUGOSLAVA

  1. Forze armate: 115 mila militari tra esercito, marina e aviazione, mille mezzi corazzati, 60 mila poliziotti paramilitari e 150 mila riservisti.
  2. Aerei da guerra: 210 tra caccia e bombardieri, tra Mig-29 Fulcrum, Mig-21, Orao J-22 e Super Galeb G-4, entrambi di produzione nazionale. Gli aerei da trasporto sono una cinquantina, gli elicotteri 130, tra cui 65 Gazelle Sa-342 francesi, che possono usare missili anticarro.
  3. Difesa antiaerea: missili strategici terra-aria Sa-2,3 e Sa-6 che possono colpire a grandi altezze e sono stati già usati in Bosnia, i cingolati e su ruote Sa-9 e Sa-13 e i lanciamissili a spalla Sa-16 e Sa-18, molto efficaci a bassa quota.
  4. Mezzi corazzati: circa un migliaio, tra cui i carri armati M-84, i T-55 e i trasporti truppe corazzati M-80. Le truppe dispongono anche di numerosi Praga, autocarri corazzati armati con dei cannoni da 30mm antiaerei.

 

Assaggio pesante per ‘resa veloce’

È stato un attacco lungo, massiccio, che ha impegnato centinaia di aerei sui cieli dei Balcani. L’ottantina di cacciabombardieri partiti da Aviano e dalle altre basi Nato in Italia hanno fatto rifornimento in volo e hanno cominciato a rientrare intorno alle ventidue e trenta. Tutto l’arsenale aereo dell’Alleanza ha partecipato alla missione: i bombardieri invisibili A-117, gli A-10 da attacco al suolo, gli F-15, gli F- 16, i Tornado italiani e tedeschi, gli Harrier britannici, i Mirage e i Super-Etendard francesi, gli F-18 spagnoli, caccia portoghesi e canadesi, olandesi e belgi. Gli italiani, in particolare, hanno partecipato all’azione contro l’aeroporto di Pristina.
Il grosso della forza offensiva è venuto dalla U.S. Air Force e dalla U.S. Navy. Non soltanto le portaerei, le navi lanciamissili e i B-52. Nella prima ondata dell’ operazione Deliberate Force c’erano anche due superbombardieri B-2, che non erano mai stati usati in combattimento, nemmeno nei cieli dell’Iraq. Sono aerei dall’aspetto di neri boomerang. Praticamente invisibili ai radar, che valgono oltre due miliardi di dollari l’uno. I B-2 hanno sganciato bombe da 900 chili a guida satellitare, ordigni capaci di devastare strutture anche robustissime, come posti di comando sotterranei.
L’operazione “Determined Force” dispone di 400 aerei. In Macedonia sono poi dislocati circa 11 mila militari Onu, ma secondo la Nato, per la pace in Kosovo sarebbe necessario l’intervento di almeno 200 mila uomini.

da www.remocontro.it

 

24 Marzo 1999 – Marzo 2019 : PER NON DIMENTICARE

Senza inutili parole. Immagini per la memoria, la verità e la giustizia

IERI come OGGI. Come si diceva sui ponti di Belgrado:

FORSE CI VINCERANNO. MA NON CI CONVINCERANNO!

Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali Italia/CIVG

S.O.S. YugoslaviaS.O.S. KOSOVO METOHIJA Italia

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

L’ULTIMA IMMAGINE E’ DEL “MADONNARO” LUCAS EZEQUIEL TESORIERO

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

3 commenti

  • Francesco Masala

    scrive Enrico Vigna:

    Cari amici di fronte alla “incredibile” e vergognosa notizia della proposta di conferire il premio Nobel per la Pace alla più aggressiva e sanguinosa alleanza militare internazionale dal 1945 ad oggi, come Forum Belgrado per un Mondo di Eguali Italia, come Centro di Iniziative per la Verità e la Giustizia e come Associazioni di Solidarietà “SOS Yugoslavia” e “SOS Kosovo Metohija”, ci associamo e sosteniamo la lettera pubblica redatta dalla direzione centrale del Forum in Serbia, rendendoci disponibili ad eventuali iniziative pubbliche di denuncia di questo vero e proprio misfatto e insulto al valore della parola PACE.
    Enrico Vigna portavoce del Forum Belgrado Italia, presidente di SOS Yugoslavia-SOS Kosovo Metohija

    Al Norwegian Nobel Committee
    0255 Oslo – Henrik Ibsens gate 51 – N o r w a y

    “Eminenti membri del Comitato per il premio Nobel della Pace,

    Vi scriviamo a nome del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, della Associazione dei Generali e Ammiragli della Serbia, della Fondazione UNITI per la Gioventù, di Organizzazioni indipendenti della Serbia e della diaspora serba.

    Abbiamo avuto notizia dai media che la NATO è ufficialmente candidata per il Premio Nobel per la Pace 2019. A questo proposito consentiteci di attirare la vostra attenzione su quanto segue:

    1. Esattamente 21 anni fa, la NATO ha illegalmente lanciato un aggressione militare alla Serbia (RFY) che è durata 78 giorni, dal 24 marzo al 10 giugno 1999, violando così la Carta delle Nazioni Unite, il documento finale dell’OSCE di Helsinki, nonchè il proprio atto istitutivo (1949). E’ stato un crimine contro la pace e l’umanità.

    2.L’aggressione ha lasciato oltre 3500 morti, tra cui 89 bambini e circa 12.500 feriti. Il danno economico diretto è stato stimato in oltre 100 miliardi di dollari USA. Il numero di vittime umane a causa delle successive conseguenze dell’aggressione e del danno all’ambiente naturale deve ancora essere valutato.

    3.Come la prima guerra dopo la seconda guerra mondiale sul suolo europeo, l’aggressione della NATO alla Serbia (RFY) è stata una svolta che ha introdotto la pratica delle aggressioni e degli interventi senza restrizioni in tutto il mondo. Questa aggressione è stato l’inizio della trasformazione della NATO stessa da alleanza difensiva in offensiva, ignorando il principio delle Nazioni Unite secondo cui la pace dovrebbe essere difesa con tutti i mezzi.

    4.L’aggressione condotta in coalizione con l’organizzazione terrorista separatista dell’UCK, ha posto un precedente, incoraggiando il separatismo, il terrorismo e la mancanza di rispetto del diritto internazionale.

    5.Durante l’aggressione, le forze della NATO hanno usato missili con uranio impoverito e altri armamenti e metodi proibiti, fortemente condannati dal Parlamento europeo, dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e dai parlamenti nazionali di molti paesi membri della NATO e della UE. Ciò ha lasciato conseguenze durature, causando pericolosi decessi maligni e portando via le vite di migliaia di persone innocenti.

    6.Questo crimine contro la pace e l’umanità ha provocato instabilità duratura nei Balcani. Ha gravemente compromesso la stabilità dell’Europa. Allo stesso tempo, la NATO ha inflitto danni irreparabili all’Europa (OSCE) e al World Peace and Security Order (ONU), introducendo così l’era della nuova guerra fredda.

    Sperando che questi fatti meritino la vostra attenzione e valutazione, vi preghiamo di accogliere le assicurazioni della nostra più alta considerazione.

    Belgrado, Marzo 2020.

    Per il Forum Belgrado per un Mondo di Eguali, Zivadin Jovanovic, presidente
    Per Associazione dei Generali e Ammiragli della Serbia, Gen. Milomir Miladinovic, president
    Per la Fondazione UNITI per la gioventù, Prof. Dr. Danica Grujicic, presidente

  • Francesco Masala

    sarebbe meglio alternare, un anno il Nobel per la Pace, l’altro il Nobel per la Guerra, così, per saperlo prima

  • dalla pagina facebook 25 aprile sempre
    Che belle le nostre armi umanitarie, io non dimentico!
    Era il 23 Marzo 1999 quando Richard Holdbrooke, rappresentante onu degli USA, annunciava che le trattative con Slobodan Milosevic erano state interrotte e chiese un intervento militare. Lo stesso giorno Javier Solano, segretario generale NATO, da l’autorizzazione al generale Wesley Clarke, comandante supremo in Europa per il Patto Atlantico, di iniziare l’Operation Allied Force che dava inizio alla guerra in Serbia, ufficialmente per scopi umanitari in salvaguardia dei kosovari di etnia albanese.
    Il 24 Marzo alle 19.30 Belgrado viene colpita da una tempesta mai vista di missili che incendia la città, invasa dal suono delle sirene di allarme. La guerra durò 78 giorni.
    L’Italia del Governo D’Alema partecipa in forze e con grande entusiasmo, fornendo uomini, armi, aerei e l’uso delle basi aeree. La più famosa sarà Aviano, da dove partiranno i bombardieri.
    Durante l’aggressione, furono effettuati 2.300 attacchi aerei su 995 strutture in tutto il Paese. Furono sganciati 420.000 missili per complessivi 22.000 tonnellate, oltre questa massa immensa di missili, i B52 americani sganciarono 37.000 bombe a grappolo. I bombardamenti, secondo recenti stime, hanno distrutto o danneggiato 25.000 unità abitative, 470 chilometri di strade e 600 chilometri di binari ferroviari; e poi 14 aeroporti, 19 ospedali, 20 centri sanitari, 18 scuole materne, 69 scuole, 176 monumenti culturali, 44 ponti.
    Stime non definitive parlano di 2500 morti civili, tra cui 89 bambini e di 3 funzionari dell’Ambasciata Cinese di Belgrado, bombardata intenzionalmente dalla NATO in piena violazione del diritto internazionale.
    Tra le armi utilizzate dalla NATO ci sono i proiettili all’uranio impoverito. Una pratica bandita da ogni convenzione e trattato internazionale sulle armi, ma impunemente violati dall’occidente. Nel portale della NATO sono altresì elencati tutti i siti dove sono stati utilizzati missili e proiettili all’uranio impoverito, i dati ufficiali parlano di 112 attacchi su 96 target. Da ricordare anche tutte le malattie provocate dal decadimento dell’uranio lasciato al suolo dalle bombe che nell’esercito italiano di stanza in Kosovo ha provocato molteplici casi di tumore, che prima di essere riconosciuti dallo Stato italiano sono passati anni e anni di insabbiamenti e negazioni. Le conseguenze da contatto con l’uranio impoverito ha preso il nome tristemente veritiero di Sindrome dei Balcani.
    Vengono riportati, nei 78 giorni di bombardamenti a tappeto, numerosi crimini di guerra contro civili “scambiati” per soldati. La NATO li chiamerà effetti “collaterali” e per molti negherà le responsabilità anche contro prove evidenti. Uno di questi avvenne il 14 Aprile 1999, dove un F16 americano bombardò un convoglio di profughi uccidendone 73, a maggioranza donne e bambini, negando sempre l’accaduto e solo dopo ammettendolo ma con la scusante dello “scambio”. Ma e solo uno dei tanti episodi denunciati anche da organizzazioni non governative e umanitarie.
    La guerra, iniziata ufficialmente per porre fine alla pulizia etnica dei kosovari albanesi da parte dei serbi, fece da scintilla per una nuova pulizia etnica, ma stavolta fatta dagli albanesi sui serbi, che dura ancora oggi, tanto che in Kosovo i serbi rimasti sono sotto protezione del comando NATO, con continui e frequenti episodi di razzismo e discriminazione, tra cui le devastazioni di villaggi interi e chiese ortodosse.
    A distanza di anni è possibile vedere come la preparazione della guerra cominciò sui media occidentali, una tecnica che è stata utilizzata più volte e anche oggi per la guerra in Ucraina. Milosevic veniva chiamato “nuovo Hitler” e si susseguivano senza sosta e per mesi. Sebbene nessuno capiva cosa succedeva in Jugoslavia, in un colpo solo la stampa poteva presentare una situazione con “buoni e cattivi”.
    Ci fu un cambiamento nel linguaggio della stampa con l’uso di termini ad alto impatto emotivo, come pulizia etnica, campi di concentramento, il tutto evocante la Germania nazista, le camere a gas di Auschwitz. Fino a dichiarare, senza alcuna fonte, che in quel periodo i Serbi avessero ucciso più di 500.000 kosovari albanesi (su due milioni totali). Notizia rivelatasi falsa su tutti i fronti, ma la guerra oramai era pronta, come l’opinione pubblica, che vedeva nella Serbia il nuovo Terzo Reich.
    Vi ricorda qualcosa di attuale?
    Ultima curiosità. Il Kosovo odierno è internazionalmente riconosciuto come paese altamente corrotto, dove passa gran parte del commercio di droga e organi umani verso l’Europa e una fortezza per il fondamentalismo islamico. Addirittura nel 2016 si scoprirono ben 5 campi di addestramento dell’ISIS, di cui uno vicinissimo alla base NATO di Ferizaj.
    Che belle le nostre bombe umanitarie.
    https://www.facebook.com/groups/680465422711511

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