25 antipaticissimi assiomi…

… a uso e consumo della sinistra e dei movimenti

di Luca Cumbo

Senza mai tesserarmi ad alcun partito ho iniziato la mia militanza come simpatizzante di Rifondazione Comunista nel 1989, sono passato a vari collettivi e coordinamenti, poi ho contribuito alla nascita di un centro sociale e vi sono rimasto per più di 6 anni animando forum sociali, movimenti antirazzisti, comitati per la casa e tutte quelle sigle più o meno temporanee che molte persone con storie di militanza possono immaginare. Ho girato l’Italia, ho fatto riunioni e assemblee ovunque con chiunque, ho incontrato molte realtà più o meno simili, ho partecipato al G8 di Genova, al Forum Sociale Europeo a Firenze, a Londra, ho manifestato a Lampedusa, ho lavorato per piccole e grosse ong, ho fatto il precario (e lo sono ancora).

Dopo più di 20 anni di militanza qualche bilancio bisogna pur farlo. Più volte ho pensato di scrivere qualcosa sul mondo attuale, sui movimenti, esplicitare una personale lettura del presente che poi tanto personale non è. Cercando di domandarmi quali prospettive e quali risultati tangibili abbiano raggiunto le lotte a cui ho partecipato, mi sono ritrovato a mettere radicalmente in discussione molte mie convinzioni, molte mie pratiche, anche in maniera dolorosa. Ogni volta che ho cominciato a buttare giù qualche riga, mi sono reso conto che avrei dovuto sviluppare fino all’inverosimile numerosi temi a sostegno della mia tesi: avrei dovuto ripercorrere analiticamente la storia mondiale del Novecento, avrei dovuto verificare la storia dell’economia politica, rileggere in chiave critica e con una prospettiva storica i movimenti del ’68 e del ’77, ricollocare i presunti buoni e i presunti cattivi ai rispettivi posti. Pur tralasciando a priori formulazioni ontologiche sulla natura umana, che tuttavia per completezza andrebbero declinate, per descrivere tutto questo non basterebbe un’enciclopedia e, in tutta sincerità, non credo nemmeno di essere in grado di farlo. Eppure, oggi, ci sono dei concetti, dei temi di cui mi sento intimamente (disperatamente!) convinto che sono stati mirabilmente sviluppati da personaggi di ben altra levatura rispetto al sottoscritto. Quindi taglio la testa al toro e propongo un elenco di 25 brutali assiomi senza alcuna argomentazione che – furbescamente – affido a una minuscola lista di piccoli e semplici libretti che chi vorrà potrà procurarsi e leggere per approfondire le mie affermazioni.

 

1) Non esiste alcun “Impero” mondiale: ci sono invece Stati con una coerente connotazione storica-ideologica-politica che hanno precisi interessi e li perseguono con ogni mezzo, inclusa la guerra, a scapito di altri Stati.

2) La crisi economica globale ha come unica risposta in Occidente il famigerato “rigore” o austerity: essa non è una “cura inevitabile senza alternative” ma una lucida politica di Destra.

3) La crisi economica globale non è globale, infatti tocca soprattutto l’Occidente e i suoi vassalli.

4) In questa attuale fase storica le nazioni non-occidentali con una forte, o crescente, presenza dello Stato nell’economia non hanno patito la crisi o addirittura hanno aumentato il proprio benessere.

5) La sovranità della forma-Stato in Europa si è retratta (ma non smantellata) in subordine a un altro Stato (gli Usa) tutt’altro che retratto: esiste un collegamento fra crisi economica e arretramento dello Stato.

6) Non esiste più in Italia (e in Europa) un partito importante che in maniera chiara e decisa propugni l’intervento dello Stato in economia, la nazionalizzazione dei settori strategici (banche, energia, trasporti, comunicazioni) e il ritorno della Banca Centrale sotto il controllo del Tesoro.

7) L’intervento consistente dello Stato nell’economia, per lo sviluppo e la redistribuzione della ricchezza, è una politica realmente di Sinistra. La Banca Centrale sotto il controllo del Tesoro significa, in potenza, la supremazia dello Stato sul Mercato.

8) Furono il Trattato di Maastricht e i governi di centrosinistra (Ciampi, Prodi, D’Alema, Amato) a separare la Banca Centrale dal Tesoro e a privatizzare tutto, non fu Berlusconi. Monti è la continuità dei governi di centrosinistra più che di quelli di centrodestra.

9) Lo Stato, per la nostra Costituzione, si basa sul ruolo attivo dei partiti i quali devono essere espressione di una partecipazione popolare dal basso. Chi controlla i partiti controlla lo Stato. I partiti sono un mezzo.

10) In Italia i partiti non sono più realtà partecipate, ma lobby (lobbies per i pignoli) di oligarchi: il vero nemico sono le lobby, non il mezzo.

11) La morte dei partiti storici non può essere responsabilità dei soli gruppi dirigenti più o meno disonesti e corrotti, ma è anche e soprattutto della massa che si è disinteressata a causa di un attacco concentrico dai movimenti e dal consumismo di natura televisiva.

12) Molta della gente che si definisce “di Sinistra” con il tempo ha ridotto al semplice atto del voto (elezioni e primarie) la propria partecipazione politica, rinunciando a una formazione permanente, oppure ha iniziato a militare in una miriade di collettivi, associazioni, centri sociali, forum, reti che non hanno fatto altro che delegittimare sempre più i partiti e i sindacati novecenteschi svuotandoli di partecipazione, di valore politico-culturale, e con essi lo Stato.

13) Collettivi, associazioni, centri sociali, forum, reti hanno fallito, il modello “rete” ha fallito: da un lato hanno monopolizzato l’opposizione al neoliberismo, propugnando un moralismo anti-partitico, dall’altro in nome di una presunta orizzontalità e presunta unanimità hanno reso impossibile la costruzione di nuove realtà di massa organizzate su un unico programma chiaro, finendo per confondere la coscienza politica.

14) Collettivi, associazioni, centri sociali, forum, reti, anti-questo, anti-quello hanno fallito: non c’è una sola lotta condotta da questi negli ultimi (almeno) 15 anni che abbia prodotto uno straccio di risultato concreto, a volte (come per immigrazione e lavoro) sì è persino arretrati. Non mi si citi il referendum sull’acqua poiché finora, a distanza di un anno, non ha prodotto nessun risultato tangibile. L’esaltazione dell’individuo-militante e la parcellizzazione dei temi e delle lotte non sono un bene, lo dicono i fatti.

15) Una delle responsabilità principali (da Sinistra) sul disastro attuale è da ricercarsi nei movimenti del ’68 e del ’77: il “vietato vietare” non è libertà, ma è parente del berlusconismo, è amico del laissez-faire neoliberista. Adriano Sofri e i suoi compari Paolo Mieli e Gad Lerner ne sanno qualcosa, come anche i Radicali di Pannella e Bonino. Altra grande responsabilità è da imputare ai cosiddetti “miglioristi” (Napolitano) e ai “milazzisti” (Macaluso). Non si cerchi “milazzismo” su wikipedia perché ci sono scritte stronzate.

16) La coscienza politica così annebbiata, con il tempo ha portato a farsi turlupinare dal cosiddetto “Effetto Cnn”: si urla al massacro creando sgomento con immagini e notizie spesso costruite ad arte, si sostiene la famigerata No Fly Zone, si tollera l’intervento Nato (Libia ultima vittima, Siria ci è vicina, Iran la prossima) mentre tutto tace sulle macellerie filo-occidentali (Barhein, Yemen, Qatar, Arabia Saudita, Honduras, Messico, ecc.).

17) La svolta a Destra dei movimenti odierni, culturalmente figli del ’68 e del ’77, è un processo che continua ancora oggi: quanti di quelli che a suo tempo hanno manifestato contro la guerra in Iraq, oggi si sono assurdamente fatti promotori della No Fly Zone in Libia?

18) No all’imperialismo dei diritti umani.

19) Questa confusione ideologica e politica è foraggiata dal cosiddetto “Postmodernismo”: l’idea balorda che finito il Novecento siano venuti meno gli agenti in lotta del suo tempo è la piaga della Sinistra odierna.

20) Il “Postmodernismo” non esiste. Un po’ di maquillage e qualche accattivante touchscreen, non devono far perdere di vista la dicotomia centrale del nostro tempo che è assolutamente ancora “Moderno”: Capitale e Lavoro. Il Capitale, oggi come ieri, per sua natura fotte il Lavoro.

21) Tutti i venturi progetti politici sinistrorsi che hanno per obiettivo il “bene comune” ma non lo intendono esplicitamente come “bene pubblico” (e quindi dello Stato che agisce, non succube dell’austerity) sono destinati a fallire e a prestare ancora una volta il fianco al neoliberismo.

22) Poiché in realtà siamo in epoca “Moderna” e non “Postmoderna”, la lotta non si fa con strumenti “postmodernisti” (forum, reti, ecc.) ma con strumenti “modernisti”: un partito, anzi, il Partito (come si sta da tempo facendo in America Latina).

23) Naturalmente il nuovo Partito non può essere uguale a ciò che è già stato, o a qualcosa che c’è già, necessita di maquillage e qualche accattivante touchscreen: nessun problema ad abbandonare nomi, simboli e qualche metodologia, ma non la sostanza. Il “partito leggero” lasciamolo a Veltroni, i manganelli contro i No-Tav sono tutt’altro che “leggeri” o “liquidi”.

24) Il nuovo Partito pianifica dall’alto l’insieme delle istanze dal basso.

25) Cuba, Venezuela, Cina e altri Paesi “non allineati” hanno le loro contraddizioni, ma non per questo bisogna unirsi alla propaganda Occidentale, bisogna anzitutto studiare le dinamiche e le prospettive: no alla puzza sotto il naso davanti alle uniformi di Fidel Castro e Chavez.

 

Pochi libri:

Eric Hobsbawm, La fine dello Stato, Rizzoli, 2007

Luigi Cavallaro, Tra due destre: l’Italia al tempo di Veltrusconi, Cattedrale editore, 2008

Emiliano Brancaccio, L’austerità è di Destra e sta distruggendo l’Europa, Il Saggiatore, 2012

 

 

Luca

9 commenti

  • Ringrazio molto Luca per l’idea e per la fatica (essere sintetici è uno dei lavori intellettuali più duri). Ho alcuni punti di forte accordo e altri di forte disaccordo. Ho in programma di rispondere stasera (db)

  • Mi pare la sagra dei luoghi comuni di un social confuso. Una serie di cazzate -diciamo pane al pane e vino al vino. Riassumibili in un solo concetto : non esiste limperialismo e tutto sommato la colpa è anche delle masse che vogliono il consumismo e altre scemenze ben 25 condite di qualunquismo da bar dello sport. Non so se ridere o piangere. Ma grullo hai fatto 20 anni di “militanza” per arrivare a “cara signora oggi anche loperaio vuole il figlio dottore”? 20 anni a parlare coinvolto in centinaia di riunioni e di ONG (che campano pappandosi su 100 d’aiuti almeno il 70 per la propria esistenza) e ne esci più crudo e qualunquista di quanto ci sei entrato. Non ti volevo lasciare senza dirti quanto ti disprezzo. Te e la gente come te.

  • PS: mi ero dimenticato una piccola perla -da rotolarsi per terra dal ridere :”la cris non è globale ma riguarda solo l’occidente…”Infatti è evidente a tutti che tocca si gli Usa ma non il Malawi che non essendo in occidente sta benissimo invece. Ma cè di più ” Lo Stato che si basa sul ruolo attivo dei partiti…” mica è strumento di precise forze economiche. Nooo.Che si possano dire ogi simili cialtronate senza essere presi a boccatoni su muso beh per me è inspiegabile. Ed anche ingiusto.

  • Considerando gli eccessi verbali e concettuali di un Cesare simpatico ma non prudente, come vorrebbe il cognome, mi vedo obbligato a intervenire a sostegno di Luca, che lo merita in sé ma anche per ciò che qui è scritto. La sommarietà impedisce di vederlo, ma in sintesi ci viene esposto gran parte del programma sul quale necessariamente dovrà basarsi qualsiasi movimento di opposizione. Per altro qualche scivolone concettuale proprio ai discorsi elaborati a livello individuale, con l’aggravante di un ecco di sinteticità oltre che fretta, più che comprensibile deve essere considerato scontato. LA non è mica Marx, che qualche scivolone se lo è intestato pure, da essere in grado di elaborare il programma politico del prossimo futuro senza commettere errori.
    Tra questi ne segnalo due. Il primo è piú grave essere rimasto ancorato allo statalismo, nonostante i danni evidenti prodotti da quest’ultimo (appoggiandomi sulla compagna Rossana prefigurarerei il seguente schema: la proprietà statale, il controllo sociale. Lo stato possiede stabilisce gli obiettivi, elabora le regole; i comitati, le ong, i cittadini interessati direttamente, amministrano, nominano e controllano l’amministrazione. A coloro che hanno occupato cariche pubbliche nei 10 anni precedenti è inibita la presenza nelle amministrazioni) Difficile da realizzare, non però piú di un semplice ritorno alle nazionalizzazione.
    Secondo, il partito. Sbagliato iniziare il discorso dal ruolo dei partiti e necessità della loro presenza. Bisogna prima chiarire il ruolo del militante e specificare cosa gli si richiede. Insieme a questo imbastire un discorso serio sulla democrazia, a partire dalla democrazia borghese e finire con il confronto tra democrazia borghese e democrazia proletaria.
    In merito io mi dichiaro pronto e disponibile a iniziare il confronto sui temi proposti. Lo spazio lo abbiamo. Abbiamo anche la volontà di concretizzarsi?

  • Grazie a Miglieruolo per il commento. Naturalmente tutto il mio discorso ha delle importanti lacune di preparazione e competenze specifiche. Tuttavia mantengo come caposaldo del discorso sullo Stato e sul ruolo dei partiti non ritenendolo un errore, ma una scelta precisa, senza naturalmente volere idealizzare il ruolo dell’istituzione stato e/o partito. Non fosse altro perchè è questa la situazione da cui partiamo, la maggior parte degli stati occidentali sono repubbliche parlamentari e a meno che non si teorizzi la rivoluzione, ovvero il cambiamento violento della forma attuale, ritengo di dover partire da quello che c’è. Non c’è dubbio in ogni caso che svuotati i partiti novecenteschi di contenuti, sono venute meno (e continuano a venir meno) tutte quelle prerogative sociali dello Stato. Questo è un dato storico. Sulla lunga distanza le nazioni affini potranno anche accorparsi e, in una lontana utopia, potrebbero anche dissolversi o “allegerirsi” ma già il processo che immagino, ammesso che cominci a breve e non credo, non potrà compirsi in meno di una ventina d’anni. I nostri movimenti sono troppo abituati a buttare merda sulla forma partito prima che si rendano conto di essersi dati da soli la zappa sui piedi, abbiamo creato un grave danno con queste forme distorte di orizzontalità in cui la parola ignorante vale tanto quanto una parola competente: l’individualismo (=supremazia individuo-militante), il protagonismo eccessivo, il mercato dei collettivi e associazioni/ong e la frantumazione dei temi di lotta, sono responsabilità secondo me reali dell’ultimo ventennio militante di cui il berlusconismo (ora renzismo) è l’altra faccia della medaglia.

    • Su un punto ti invito a riflettere, quello in cui fai riferimento alla orizzontalità, ponendo il confronto tra parola competente e la parola incompetente. Approccio fuorviante per svariate ragioni. Ne cito uno. Competenza, parola sinistra che richiama le serenate borghesi sulla professionalità. Quel che a noi dovrebbe importare penso sia invece ciò che esprime il soggetto, i suoi valori, la sua linea. La “competenza” viene dopo.

  • Comprendo il tuo punto di vista sulla parola “competente”. Non deve spaventare, non stiamo parlando di gestione manageriale, di un cda di banche, stiamo parlando di conoscenza, approfondimento, studio, pensiero critico genuino, sana umiltà dell’apprendere insieme, se c’è quantomeno questa tendenza allora i valori che esprime il soggetto militante sono credibili. La parola “competere” tra l’altro ha un’origine semantica più bella di quella a cui il Capitale ha imposto un significato opposto. Per noi oggi “competere” è simile a “gareggiare”, ma in realtà il composto latino signifa tutt’altro: “cum-petere” ovvero “chiedere insieme”, andare insieme in una stessa direzione. Questo è a mio avviso un valore fondante di qualsiasi movimento di “liberazione”. L’orizzontalità a cui tu sembri riferirti, esaltata anche dal sottoscritto in 20 anni di pratiche movimentistiche, reti, centri sociali (ho passato 7 anni in un centro sociale), è oggi una parola vuota. L’amico Barbieri sa che in questi casi mi piace citare un fatto accaduto nel 1998 a Franca Rame, a Torino, un fatto emblematico. Durante le prove dello spettacolo “Marino libero Marino è innocente” ci fu un battibecco con alcuni giovani militanti che ad un certo punto apostrofarono Franca Rame: “Sei una fascista”. Certamente poi i compagni dell’autrice dell’insulto andarono a scusarsi con gli artisti, ma il fatto è secondo me emblematico di quello che è accaduto e accade oggi un po’ ovunque: siamo ignoranti, non studiamo la storia, non conosciamo gli eventi, pensiamo siano sufficienti 140 caratteri su twitter per conoscere un fatto. Non esiste più il valore dell’accrescimento (culturale) individuale. Non esiste più l’idea che dobbiamo formarci, che nn si finisce mai di formarci. Se non cambia questo atteggiamento non ce ne faremo nulla di valori dichiarati ma non supportati da nessun contenuto, questi evaporeranno in poco tempo. Nell’800 e nel ‘900 gli operai dopo 12 ore di fabbrica si mettevano a studiare insieme, consapevoli di dovere acquisire delle competenze, di dover imparare qualcosa d’importante insieme. L’ignoranza esiste ed è di destra anche dentro le sinistre.

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