29 aprile, Milano contro gli zombies

«Partigiani per scelta, partigiani per sempre»

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I neofascisti ci provano di nuovo. Come al solito, le istituzioni si girano dall’altra parte (Costituzione? Legge Mancino? “che roba è?”). Ma la buona notizia c’è: i giovani antifascisti e i vecchi partigiani si ritrovano insieme.

Le provocazioni fasciste a Milano erano iniziate domenica 24 aprile al cimitero Maggiore con il ritrovo di Unione nazionale combattenti Rsi, Associazione nazionale arditi d’Italia, Associazione Decima Mas. Il 25, sempre in veste cimiteriale, si è fatta vedere “Lealtà e azione”. Come annota l’Osservatorio democratico sulle nuove destre: «Sembrerebbe che la performance dei neofascisti di Lealtà azione sia destinata a ripetersi, nell’assoluto silenzio delle autorità, dell’amministrazione comunale e dell’assessore competente, Franco D’Alfonso, nipote di Franco Maria Servello (il federale missino ai tempi di San Babila) e primo sponsor dell’iscrizione del suo nome al Famedio. Grazie a lui ormai i cimiteri a Milano sono divenuti fra i luoghi privilegiati delle manifestazioni apologetiche del fascismo. Da parte nostra documenteremo tutto quanto accadrà riservandoci di inoltrare con esposti all’autorità giudiziaria gli estremi riguardo le violazioni di legge».

Arriviamo al 29. Domani sera manifestano – è noto il loro repertorio di croci celtiche, svastiche, «w il duce», saluti romani – ancora le varie sigle delle carogne nere. Il pretesto sono tre “camerati” morti il 29 aprile: Carlo Borsani, gerarca fascista fucilato dai partigiani nel 1945; Sergio Ramelli, ucciso nel 1975; Enrico Pedenovi, dirigente Msi, ammazzato l’anno dopo da Prima Linea.

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Il sindaco Pisapia dichiarava di essere turbato non per la manifestazione in sé ma per «la strumentalizzazione» dei neofascisti. Invece il questore era talmente preoccupato … per la mobilitazione degli antifascisti che ha vietato il loro corteo. E’ il mondo alla rovescia? Però-peron-pompero-peron la questura di Milano (un colpo al cerchio e uno alla botte) ha vietato «le bandiere con le croci celtiche e la marcia a rullo di tamburi». Abituati – specie nella Lombardia dei giorni nostri – alle coccole, i fascisti si sono risentiti e Forza Nuova ha scritto: «Nessuno potrà toglierci l’Onore di sfilare in loro memoria, inquadrati ed ordinati, al ritmo dei tamburi, dietro le nostre bandiere, per arrivare a volgere l’unico saluto degno a chi è caduto per l’Idea! Il comitato organizzatore del Corteo Unitario per Sergio, Enrico e Carlo, dichiara che non consegnerà al futuro la memoria di un corteo privato dell’identità che da sempre ispira e muove gli animi dei suoi partecipanti ed il ricordo dei caduti che vi si commemorano». Ufficialmente non lo dicono ma è chiaro che per i nuovi camerati il primo «caduto per l’Idea» è quello che fu appeso per i piedi il 28 aprile 1945 a piazzale Loreto, cioè Benito Mussolini, il capo delle canaglie.

Contro i fascisti vecchi e nuovi lo slogan resta quello: ora e/è sempre Resistenza.

Nelle immagini trovate:
– il manifesto dei neonazifascisti con la Leben Rune, simbolo della vita e della fertilità sotto il Terzo Reich;
– la locandina antifascista con presidio in piazza Dateo.
Qui sotto lo spot antifascista (con il programma della giornata) messo in rete e trasmesso da Radio Popolare.

 

 

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