29 dicembre 1925: muore a Milano Anna Kuliscioff

Lella Di Marco ricorda la rivoluzionaria e riflette sull’oggi

Ha cercato di cambiare il mondo rivendicando giustizia, libertà e autonomia per le donne. Conoscere e studiare la vita e l’operato della militante nata in Crimea (e, dopo diverse vicissitudini, naturalizzata italiana) ci aiuterebbe a capire non solo le nostre origini ma anche perché siamo a questo punto.

Fuggita dalla repressione zarista, Anna Kulišëva (in russo Анна Кулишёва, pseudonimo di Anna Moiseevna Rozenštejn) italianizzò il suo cognome in Kuliscioff, che in Russia potevano avere solo le famiglie di schiavi, manovali, braccianti.

Viene ricordata come giornalista e rivoluzionaria ma più spesso per la sua vita burrascosa e per la sua insofferenza al predominio maschile (anche nella vita sentimentale) spesso ignorandone cultura e intelligenza, spirito di abnegazione e la decisione di abbracciare prima il  movimento anarchico e poi quello socialista. Dimenticando persino che lei fu anche «la dottora dei poveri». Infatti dopo il carcere si laureò in medicina, specializzandosi poi in ginecologia e con le sue ricerche approfondì l’origine batterica della febbre puerperale (già studiata dall’ungherese Ignaz Philipp Semmelweis) contribuendo all’idea che era possibile salvare le donne dopo il parto. E a Milano fu medico, nei quartieri più miseri della città, offrendo assistenza ginecologica gratuita alle più povere.

All’epoca la sua presenza nell’immaginario popolare era fortissima: Carlo Collodi confessò che per il personaggio della fatina dai capelli turchini si era ispirato alla forza magnetica di Anna Kuliscioff, vista da giovane durante un processo.

Il suo funerale in piena epoca fascista avvenne tra una folla immensa di proletari e proletarie: fu oggetto di scontri, arresti, rappresaglie perchè Anna Kuliscioff era una delle donne più odiate dal nuovo regime.

Che impatto ha avuto e può avere oggi fra le donne, anche della mia generazione, la sua storia?

Molte di noi hanno scoperto come vivere nel mondo durante un’epoca di rivolta collettiva. Durante le occupazioni o nelle piazze non ci staccavamo dai bambini attaccati al seno ma contemporaneamente inventavamo asili familiari e amicali, gestiti a turno in una logica di aiuto reciproco e di sorellanza. Avevamo capito che il rapporto di supremazia anche nella coppia non si risolve nel duale che è qualcosa di più profondo del semplice patriarcato: rimanendo invariati i rapporti di produzione  nulla poteva cambiare in termini sociali nè in termini di genere.

C’era molta ambizione quando si discuteva di «mettere al mondo il mondo» però avevamo ben capito che le segreterie di partito sono oppressive come le parrocchie e che nessuna forza istituzionale ha davvero a cuore liberazione, emancipazione, autonomia delle donne.

Quelle della  mia generazione hanno prodotto un pensiero che diffondevamo come semi da germogliare.

Mentre penso a cosa mi lega ad Anna Kuliscioff come per miracolo dalla mia disordinatissima libreria mi salta agli occhi il numero 48 (febbraio 2000) di «Via Dogana – rivista di pratica politica» che è estremamente attuale, aperta a tematiche di cui si torna a discutere nella difficile fase storica che stiamo vivendo: il rapporto con la divinità e l’educazione religiosa da cui tutte proveniamo. Rileggo le riflessioni di Chiara Zamboni, Luisa Muraro e della “corrispondente da Berlino” Katarina Rutschky che con pungente ironia attacca il perbenismo delle “femministe di Stato” e delle loro rivendicazioni.

Mi piace concludere il presente flusso di pensieri con «un pensiero di carta» (così lo chiama Mario Savonardo nell’omonimo libro appena scivolato dalla mia libreria) … per me è come un potente abbraccio collettivo .

IL VENTO SOFFIARE

Come si può

Guardare il mare

E non vederlo?

Come si può

Ascoltare la musica

E non sentirla?

Come può il vento

Soffiare sul viso della città

senza scuotere gli uomini

che restano lì

immobili

come se nulla si muovesse?

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • Meeting women with her charisma and devotion to the wellbeing of others, in particular to poor people, has become rare and unusual in our current time. Anna Kuliscioff’s social mission represents that civic responsibility of acting that does not belong to us anymore because we miserably get caught up in our individual life with its issues. Therefore, I find it significant to look back at our history and rediscover women and men who have dedicated their entire lives to fighting against social injustice with facts.

  • antonella selva

    E’ bello ricordare queste grandi donne che a cavallo tra ottocento e novecento hanno accompagnato l’epopea del movimento operaio.
    Grazie Anna e grazie Lella per averla ricordata!

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