30 anni d’amore

Da: presidente@famigliearcobaleno.org
Oggetto: Lettera aperta ai gentili signori dell’
Avvenire e a chi pensa che «questo matrimonio non s’ha da fare»

Oggi è un giorno speciale per me e per la mia compagna. È il 16 maggio 2012 e il 16 maggio 1982 abbiamo finalmente potuto dare un nome a ciò che sentivamo, semplicemente era amore. Niente di più, niente di meno.

Sapevamo che il nostro amore sarebbe stato incompreso, ostacolato, deriso, criticato, mostrato col dito … ma nessuno ha potuto fermarci. Né le nostre madri, né i nostri padri, né gli amici e i colleghi, né i vicini, né l’angoscia del rifiuto.

Perché il nostro amore era più forte di tutte le forze negative che si opponevano e solo per questo merita rispetto.

Il nostro amore era più forte dello stigma sociale, più forte delle difficoltà, più forte della paura di non farcela, persino più forte del dispiacere di non avere figli. Perché nel 1982, una delle prime cose che ci siamo dette fu proprio «peccato però: non avremo figli».

Quello dei figli è uno dei punti sul quale si base l’opposizione dei tanti che credono di avere la chiave per giustificare il diniego: le nostre coppie sono infertili e non meritano dunque di essere tutelate alla pari di altre.

Oggi nel 2012 abbiamo una figlia di 9 anni concepita in Belgio all’ospedale pubblico di Bruxelles dove le coppie infertili (qualsiasi) vengano aiutate a diventare genitori grazie alla procreazione assistita e in particolare ai doni di gameti.

Abbiamo una figlia splendida e un piccolo in arrivo concepito in uno dei tanti centri spagnoli strapieni di coppie eterosessuali italiane infertili. Per via della legge 40, legge paternalistica e sadica, questi nostri concittadini sono costretti a praticare ciò che viene chiamato “turismo procreativo” al pari di coppie e single omosessuali.

In questi 30 anni di vita comune di cui festeggiamo oggi l’anniversario, cari signori, io e la mia compagna ci siamo sposate almeno una decina di volte: ogni volta che abbiamo deciso di superare le difficoltà insieme e ogni volta che abbiamo deciso di impegnarci insieme su progetti importanti, come l’acquisto di una casa, il trasloco in un’altra nazione, il concepimento dei nostri figli, ecc…

Ci siamo sposate decine di volte ma siamo sempre senza tutele e senza diritti e anche senza doveri istituiti dell’una verso l’altra. I nostri figli hanno due genitori dello stesso sesso che ogni giorno si prendono cura di loro e prevedono ogni tipo di supporto compreso ovviamente il mantenimento economico, ma non sono tutelati nei loro affetti né nei loro beni.

Non possono per esempio ereditare dalla madre non legittima e non possono essere assicurati che, in caso di separazione della coppia, possano continuare a mantenere una relazione costante e forte con l’altro genitore.

Siamo clandestini. Coppie clandestine. Genitori clandestini. Figli clandestini.

Ma cittadini regolari lo stesso senza nessuno sconto quando si tratta di pagare le tasse e contribuire allo sforzo sociale collettivo.

Siamo stanchi ma non molleremo mai.

Prometto a tutti voi che mi sposerò di fronte alla legge di questo Paese prima o poi, non tanto perché manca qualcosa alla mia vita che è bella, piena e ricca ma perché non saremo totalmente soddisfatti, noi militanti e persone omosessuali e transessuali, finché ognuno di noi non verrà considerato cittadino a pieno titolo da questo Stato, finché ogni persona omosessuale o transessuale non potrà in Italia scegliere la vita che vuole avere e condividerla con la persona che ha scelto di amare.

Le persone omosessuali non sono sterili. Creano relazioni e progetti di vita che sempre più spesso contemplano la presenza di figli.

Negare la realtà dei fatti procura solo dolore e complicazioni inutili e mostra di nuovo che sono periodi bui quelli in cui l’ideologia pretenda a tutti i costi soffocare la vita.

Giuseppina La Delfa, presidente nazionale Famiglie Arcobaleno – Associazione genitori omosessuali


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