3200 anni fa: piombo, Sardegna, Cipro e Cesarea

di Giorgio Chelidonio


I lingotti di piombo su una nave affondata al largo di Canaan 3.200 anni fa provenivano da molto, molto lontano: il minerale proveniente dalla Sardegna veniva trasformato in lingotti segnati con caratteri cipro-minoici e poi spedito ovunque. [link 1]

Circa 3.200 anni fa, una nave affondò al largo della terra di Canaan: quale che fosse il suo carico di merci organiche, esso includeva quattro lingotti di piombo. Quei lingotti sono stati trovati, alla fine degli anni ’80 – al largo della spiaggia di Cesarea – dal professor Ehud Galili (Università di Haifa).
Tuttavia, solo ora sono stati sottoposti ad analisi e studi isotopici avanzati: questi frammenti di metallo antico avevano una storia speciale da raccontare, perché risalgono all’incirca al XIII o XII secolo prima dell’Era Volgare, cioè a. E. V. come si usa nelle sigle [link 2]

L’analisi isotopica ha rilevato l’origine del loro minerale plumbeo: furono scavati nella Sardegna sud-occidentale, però portano incisi segni in caratteri cipro-minoici.
Il successivo arrivo dei suddetti lingotti nel Levante – o meglio, la loro perdita accidentale al largo delle coste di Cesarea – attestano la vastità delle reti commerciali attive durante la tarda età del Bronzo, affermano la dottoressa Naama Yahalom-Mack (Università Ebraica di Gerusalemme) e i suoi colleghi nel Journal of Archaeological Science: Reports [link 3].
Quindi pare probabile che i sardi di allora possedessero barche e una solida tradizione marinara.
Quel piombo fu spedito a Cipro – più di 2.500 chilometri (1.550 miglia) – il che non implica necessariamente che esistesse un commercio diretto tra i due Paesi, anche se potrebbe. In ogni caso, è chiaro che i ciprioti importavano grandi quantità il piombo, mentre i sardi si avvalevano del rame cipriota.
Inoltre – indipendentemente dal fatto che importassero il minerale o il metallo già fuso – a Cipro il piombo sarebbe stato nuovamente lavorato e contrassegnato (cioè “rinominato”) con segni incisi sul metallo semi-fuso, e lì i lingotti furono poi imbarcati per la spedizione. Dunque, il trasporto di semilavorati di metallo, anche prodotti in altri Paesi, era un’antica occupazione cipriota, come risulta da questo e da numerosi altri resti di naufragi.
Nel caso di questa barca affondata la sua destinazione era qualche porto nel Levante dell’età del Bronzo. I segni sui lingotti di piombo sono costituiti da una sola sillaba, ma possono essere identificati come caratteri cipro-minoici. Esemplari simili erano già stati trovati – in resti da naufragio – al largo delle coste che oggi chiamiamo israeliane, ad esempio ai piedi della catena montuosa del Carmelo, a nord di Cesarea. Nessuno ha mai decifrato la prima scrittura cipro-minoica, che deriva dal “Lineare Egeo” [link 4] ma se ne conoscono diversi esempi rinvenuti a Cipro e databili dal XIII secolo e l’inizio del XII secolo a. E. V. Ciò permette di inquadrare crono-culturalmente i resti del naufragio in questione. Probabilmente quella prima sillaba incisa sui lingotti corrisponde al nome del loro proprietario. Perché gli antichi ciprioti avrebbero sfidato la rischiosità di una così lunga rotta marittima – evidenziata da numerosi relitti – navigando per centinaia o addirittura migliaia di chilometri per importare piombo originario sardo, estratto nell’Iglesiente?
Una passione per il bronzo

Il commercio via terra e via mare risale alla preistoria e il fondale del Mediterraneo è disseminato di relitti, di cui quello di Uluburun [link 5] datato al XIV secolo a. E. V. e trovato al largo della costa turca. Solo lungo la costa settentrionale israeliana, sono stati finora identificati 22 relitti dell’età del Bronzo, caratterizzati da ancore di pietra «a un foro».
Allora come adesso, le comunità importano ciò che non hanno. Anche l’antica Cipro, l’Egitto e Israele erano ricchi di rame. A questo proposito, è interessante evidenziare che le cosiddette “miniere del re Salomone”, a Timna (nel deserto del Negev, in Israele) erano sfruttate da comunità locali per estrarre il rame [link 6].
Cipro non ha e non aveva piombo o stagno ed entrambi erano indispensabili per produrre il bronzo. «Ecco perché crediamo che i ciprioti siano andati in Sardegna, non il contrario» spiega Yahalom-Mack. Confermando così l’ipotesi degli importatori ciprioti rispetto agli esportatori sardi. Se i sardi conoscevano la navigazione non sembra che, nella tarda età del Bronzo, avessero maturato un’identità politica consolidata tale dagestire commerci navali su distanze così lunghe.
Nemmeno Cipro, all’epoca, aveva questo carattere ma possedeva un’economia fiorente e i suoi abitanti coltivavano una gran passione per manufatti di bronzo di elevata fattura, al punto che avrebbero navigato lontano pur di ottenere questi beni culturali preziosi: per la loro produzione avrebbero dovuto importare stagno anche da molto lontano, forse dalla Spagna o persino dalla Cornovaglia. Ad ulteriore sostegno della tesi secondo cui i ciprioti gestissero l’importazione via mare del piombo, piuttosto che acquistarlo da commercianti eterogenei che solcavano il Mediterraneo, diversi studi passati hanno mostrato la presenza di grandi quantità di piombo sardo a Cipro, sia in siti della tarda età del Bronzo che in coevi relitti di navi cipriote.
Gli antichi abitanti di Cipro non solo importavano i metalli: li rivendevano in tutta la regione, compreso nell’attuale territorio israeliano. Solo per lo stagno, che importavano da altri e più distanti mercati, non abbiamo prove che i marinai di Creta ne spedissero nel Levante, ma resta un’ipotesi plausibile.
I ciprioti vendevano piombo e forse, in misura marginale, anche stagno agli antichi egizi: finora ne è stato trovato un solo esempio, a Pi-Ramses, la capitale di Ramesse III [link 7] nel delta del Nilo.
Nel frattempo, la Sardegna importava lingotti di rame ciprioti, che sono stati trovati in dozzine di siti in tutta l’isola. Inoltre uno stile specifico di ceramiche da tavola sarde – datato al XIII secolo a. E. V. – è stato trovato a Cipro in un sito chiamato Hala Sultan Tekke. Dunque, non c’è dubbio che quei commerci andassero in entrambe le direzioni.

Quando i re cadono

Le reti distributive di manufatti e di materie prime erano attive da millenni: a esempio una lama di ossidiana proveniente dall’Anatolia è stata trovata in un villaggio neolitico nell’Israele centrale risalente a 9.000 anni fa. Ma i segni di un vero e proprio commercio risalgono agli albori delle civiltà proto-storiche.
Tuttavia, l’intenso commercio dell’età del Bronzo intorno al Mediterraneo iniziò apparentemente fra i primi centri urbani, come quelli babilonesi o degli Ittiti, o anche di Tiro e di altre città-Stato come Hazor [link 8] fondata alla metà del III millennio avanti Cristo.
Sono ben testimoniati archeologicamente non solo gli scambi e i naufragi ma anche (grazie a documenti scritti) accordi commerciali e doni fra i governanti di allora. Un commercio imprenditoriale si sviluppò fra semplici naviganti che utilizzavano barche, non grandi natanti di proprietà statale: crebbe e fiorì durante la tarda età del Bronzo.
Intorno all’anno 1117 a. E. V. si manifestò la cosiddetta «crisi del XII secolo» cioè quel crollo della tarda età del Bronzo che il professor Eric Cline (George Washington University) ha attribuito a una “tempesta perfetta” di fattori negativi.
Ma anche allora quel commercio informale gestito con piccole navi, con molti carichi di metallo e rottami metallici, proseguì: il Levante continuò a importare hacksilber cioè argento ridotto in piccoli frammenti [link 9]. Quei naviganti erano coevi dei mercenari Sherden, storicamente documentati come uno dei gruppi che fu parte dei cosiddetti «Popoli del Mare»: approfittando del “repentino” crollo di grandi imperi peri-mediterranei, essi “navigarono” in quel “vuoto di potere” e ne trassero notorietà con gandi ricchezze. Gli Sherden – o Sherdana – menzionati come pirati negli antichi testi egizi e ugaritici, che servirono persino come guardie del corpo per Ramesse II, potrebbero essere stati… sardi? Tuttora il loro legame con la Sardegna non è chiaro, però la comparsa dei sistemi commerciali sardi nel XIII e all’inizio del XII secolo a. E. V. (cioè quando gli Sherden apparvero nei documenti egizi) potrebbe essere solo una coincidenza.
In ogni caso, sembra che il relitto rinvenuto sulla costa di Cesarea risalga a prima degli eventi che innescarono «il crollo dell’età del Bronzo» ma il commercio continuò o, forse, fu successivo all’implosione delle precedenti reti di scambi tra il Levante e Cipro.

LINKS

  1. Rielaborato da https://www.haaretz.com/archaeology/lead-ingots-on-sunken-ship-by-ancient-canaan-came-from-far-far-away-1.10625287
  2. oppure B. C. E. (Before Common Era), sigle equivalenti a B. C. (Before Christ) cioè a. C. (avanti Cristo).
  3. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S2352409X21005332?via
  4. Il «Lineare Egeo» sarebbe identificabile con una versione cipriota-minoica del cosiddetto «Lineare A» (https://it.wikipedia.org/wiki/Lineare_A ).
  5. https://it.wikipedia.org/wiki/Relitto_di_Uluburun
  6. https://en.wikipedia.org/wiki/Timna_Valley
  7. https://www.treccani.it/enciclopedia/ramses-iii_%28Dizionario-di-Storia > regnò dal 1184 al 1153 a. C.
  8. https://it.wikipedia.org/wiki/Hazor > città della Galilea settentrionale, sviluppatasi fra XIII-XIII secolo a. C.

https://wikiait.icu/wiki/hacksilver#:~:text=Hacksilver%20

 

Giorgio Chelidonio

5 commenti

  • c’entrano nulla i Fenici?

  • Chelidonio Giorgio

    Dopo la cosiddetta “crisi del XII secolo a.C.” (in qualche misura quasi coeva con gli avvenimenti troiani “romanzati” da Omero) il ruolo marittimo dei Micenei andò in crisi.
    Questo pare abbia favorito l’emergere marittimo dei Fenici che, se ricordo bene” entro il X Secolo stabiliscono colonie costiere verso Ovest (da Cartagine a Gades, oltre Gibilterra- cito a memoria). Questa attribuzione di piombo sardo trovato in un relitto davanti alla costa della Palestina pare sia una anticipazione di queste dinamiche. Ci rifletterò più a fondo.

  • Se i sardi conoscevano la navigazione non sembra che, nella tarda età del Bronzo, avessero maturato un’identità politica consolidata tale da gestire commerci navali su distanze così lunghe.
    Mi sono chiesto, ma lei, come può giustificare questa affermazione? Il fatto stesso che lei scriva che sono state trovate ceramiche sarde a Cipro, dovrebbe fare pensare. Forse lei non conosce le ultime scoperte archeologiche, in Israele, che dimostrano l’esistenza di almeno un villaggio nuragico nelle altre del Golan e diverse tracce nuragiche in altri siti. Altra cosa, sarei curioso di vedere i sigilli di piombo con i loro segni. In Altri ritrovamenti è stato affermato che si trattava di segni Fenici, punici, cretesi, per poi rivelarsi semplicemente sardi.

    • Chelidonio Giorgio

      Nel linguaggio archeologico corrente, diffondendo recensioni, si “cita”, e non si “giustifica” il contenuto e le affermazioni pubblicate su articoli divulgativi apparsi su riviste internazionali, come quelle di cui troverà il link in calce alla mia recensione. Ringrazio comunque per aver segnalato questa notizia riportata dall’ambasciatore israeliano in Italia. Sono già “sulla pista” di altri articoli riguardanti il sito di El-Ahwat (“la muraglia”, in Alta Galilea) e ho già contattato in proposito il prof. P.J. Emanuel (Università di Harvard), specialista in archeo-tracce marittime della diffusione “fenicia”) per chiedergli maggiori dettagli (da una prima lettura di una sua recensione del 2013, pare che l’ipotesi “simil-nuragica” sia inconsistente). Non appena avrò risposte in proposito, tornerò sul tema.

    • Marco Massimo Mossa

      Per quanto riguarda la Civiltà nuragica nel mediterraneo consiglio, al fine di incrociare i dati, di visionare i lavori della prof. dell’università di Cagliari Fulvia lo schiavo che ha segnalato tantissimi insediamenti nuragici lungo le rotte a nord e sud della Sicilia di rotta verso Cipro.
      Inoltre, tenendo conto che Erodoto descriveva le 2 principali etnie della Sardegna come keltoi e knossi( da cui successivamente iknoss) questi ultimi potrebbero essere realmente imparentati con i minoici. Alcune tesi di laurea degli ultimi anni si rivolgono proprio verso tale ipotesi, e tramite ritrovamenti di ceramica e seguendo la toponomastica si ipotizza che almeno un terzo di Cipro fosse un esclusiva delle genti nuragiche.

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