7 dicembre 1941, l’attacco era atteso?

Pearl Harbour: più che una “scor-data” l’attacco giapponese agli Usa è oggi diventata l’oggetto di infinite bufale: infatti secondo i complottisti FDR sapeva tutto…

di Claudio Giusti 

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Ricapitoliamo. 

Siamo nel dicembre del 1941 e il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt vuole fare la guerra alla Germania e quindi si fa attaccare di sorpresa dal… Giappone. Con la complicità di una enorme quantità di persone consente che la flotta giapponese arrivi al largo di Pearl Harbour per avere un disastro militare che faccia entrare gli Usa in guerra con… la Germania. Sia ben chiaro che era la Germania nazista a essere una minaccia strategica per gli Usa e non certo il Giappone.

Già questa storia del complotto è piuttosto folle ma cosa sarebbe successo se il Giappone avesse occupato le Hawaii e la sua flotta invece di andarsene fosse rimasta lì facendo uso delle scorte americane? Cosa sarebbe successo se la Germania non avesse dichiarato guerra agli Usa (Ribbentrop tentò disperatamente di evitarlo) come del resto non aveva fatto il Giappone nei confronti della Russia sovietica? (Gli aiuti americani arrivarono regolarmente per tutta la guerra a Vladivostok). Un disastro militare si sarebbe trasformato in una immensa catastrofe strategica.  

I domingueros (storici della domenica) dicono che FDR aveva fatto salpare le portaerei per salvarle dal previsto attacco giapponese ma costoro nemmeno immaginano che le portaerei sono importanti per noi che sappiamo come si sono svolte le successive battaglie navali, mentre per statunitensi e giapponesi le capital ships erano ancora le grandi navi da battaglia. In America arrivarono a varare dieci corazzate della classe Iowa, ultima l’inutile Missouri nel ‘44, mentre i giapponesi ponevano illimitata fiducia nelle loro “inaffondabili” supercorazzate della classe Yamato. Ogni corazzata statunitense costò 100 milioni di dollari dell’epoca con i quali si sarebbero potuti costruire due incrociatori o una portaerei e mezza. Nessuna di queste poderose navi da battaglia svolse un ruolo di qualche importanza nel Pacifico e la Yamato a malapena sparò qualche colpo, anche se tutti gli ammiragli accarezzarono a lungo l’idea di una battaglia finale decisa dai grandi cannoni navali.

In effetti all’inizio del conflitto le corazzate inglesi e tedesche si erano gloriosamente cannoneggiate su e giù per l’Atlantico (Graf Spee, Tirpitz, Bismarck, Scharnhorst) e le navi da battaglia inglesi Prince of Wales e Repulse non vennero scortate dalla portaerei Indomitable nel loro lungo viaggio verso il Pacifico dove furono prontamente affondate dagli aerei giapponesi il 10 dicembre 1941. Da notare che gli aerei giapponesi si accanirono contro le vetuste corazzate e non colpirono i vitali bacini di carenaggio e i depositi di carburante.  

Ma poi perché FDR si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione di far scoprire la flotta giapponese schierata in ordine di battaglia al largo delle Hawaii? Perché non avrebbe nemmeno tentato di affondare un po’ di portaerei con una dozzina di sommergibili in agguato? Alcuni domingueros si spingono ad asserire che la mancata segnalazione del radar che aveva avvistato gli aerei giapponesi abbia fatto parte del complotto di FDR.

Occorre avere presente l’estrema impreparazione degli Usa che nei mesi successivi all’attacco di Pearl Harbour non furono presi a calci solo nel Pacifico ma anche in Atlantico dove per mesi i sommergibili tedeschi scorrazzarono sotto costa affondando impunemente centinaia di preziose navi mercantili (operation drumbeat) e la narrazione che ne fanno i superstiti è a dir poco incredibile. L’imbranataggine e l’impreparazione raggiunsero il culmine poche ore prima dell’attacco giapponese, quando un sommergibile fu attaccato all’imboccatura del porto e la notizia arrivò al comando solo mentre cadevano le prime bombe.

Ricordo che solo sei mesi prima i sovietici erano stati presi completamente di sorpresa dalle armate naziste che non avevano dovuto fare 6.000 chilometri di mare aperto e che i russi avevano combattuto quattro o cinque guerre fra il 1938 e il 1941. Del resto i giapponesi furono presi di sorpresa dal Doolittle raid, i tedeschi dalla sbarco in Normandia, noi italiani la notte di Taranto e gli angloamericani dall’ultimo raid della Luftwaffe il primo gennaio del 1945.

Ricordo che la flotta giapponese fece, nel più assoluto silenzio radio, 6.000 kilometri di mare aperto in una zona desolata dove non passa nessuno, che gli atlanti geografici non si degnano di mostrare e che, ironia della storia, fu proprio la rotta usata dalle portaerei del Doolittle raid per arrivare sotto costa e bombardare di sorpresa Tokio il 12 aprile 1942.

Il Giappone, errori strategici a parte, non aveva la potenza economica per reggere una guerra del genere: durante il conflitto costruì 16 portaerei grandi e piccole mentre Usa e Inghilterra ne vararono 160, di cui 30 erano grandi portaerei d’attacco.

Più che al mondo del complottismo questa faccenda di Pearl Harbour sembra appartenere a quello dell’occultismo.

Admiral Hara Tadaichi summed up the Japanese result by saying, “We won a great tactical victory at Pearl Harbor and thereby lost the war.”

L’IMMAGINE è ripresa da Wikipedia: una cartolina italiana del 1941 dedicata all’attacco giapponese alla flotta americana a Pearl Harbor. Era il periodo in cui alcuni bambini italiani furono battezzati Roberto non per via di qualche nonno ma per celebrare l’asse Roma-BERlino-TOkio. (db)

 

COSA SONO LE “SCOR-DATE” – NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche motivo il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente tantissimi i temi, come potete vedere in “bottega” guardando un giorno… a casaccio. Assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Ovviamente non sempre siamo state/i soddisfatti a pieno del nostro lavoro. Se non si vuole scopiazzare Wikipedia – e noi lo abbiamo evitato 99 volte su 100 – c’è un lavoro (duro pur se piacevole) da fare e talora ci sono mancate le competenze, le fantasie o le ore necessarie. Si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allarga.

Avevamo pensato (nel nostro 2015 “sabbatico”) di fare un libro, cartaceo e/o e-book con una selezione delle «scor-date» già apparse in “blottega”. E’ rimasta una vaga idea ma chissà che prima o poi…

Il 12 gennaio 2016 si è concluso il nostro “servizio” di linkare le due – o più – «scor-date» del giorno, riproponendo quelle già apparse in blog/bottega nei 2 anni precedenti; e ogni tanto aggiungendone di nuove. Dal 12 gennaio abbiamo interrotto, salvo rare eccezioni come oggi. C’erano 2 ipotesi per il futuro prossimo. Si poteva ripartire con nuove «scor-date» ogni giorno, dunque programmandole qui in redazione: insomma il volontariato (diciamo stakanovismo?) della nostra piccola redazione e/o di qualche esterna/o. Qui in “bottega” ci sarebbe piaciuto mooooooolto di più ripartire CHIAMANDOVI IN CAUSA, cioè ri-allargando la redazione. Come ripartenza c’eravamo dati il 21 marzo, una simbolica primavera… però il nostro “collettivo” non ha avuto gli auspicati rinforzi. Così vedrete le «scor-date» solamente ogni tanto, anziché ogni giorno come ci piacerebbe. Grazie a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazioneabbastanza “ballerina” e sempre più mutevole nel tempo, per inevitabili altri impegni – è all’incirca questa: (in ordine alfabetico) Alessandro, “Alexik”, Andrea, Clelia, Daniela, Daniele, David, Donata, Energu, Fabio 1 e Fabio 2, Fabrizio, Francesco, Franco, Gianluca, Giorgio, Giulia, Ignazio, Karim, Luca, Marco, Mariuccia, Massimo, Mauro Antonio, “Pabuda”, Remo, Riccardo, “Rom Vunner”, Santa e Valentina. Ma spesso nelle «scor-date» ci hanno aiutato altre/i oppure abbiamo “rubato” (citando le fonti) qua e là.

Redazione
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