Da Nord a Sud: no a inceneritori vecchi e nuovi

Un comunicato di ISDE Italia (Associazione Medici per l’Ambiente) su inceneritori nel Sud Italia in risposta alle dichiarazioni del Ministro Salvini, una riflessione sugli inceneritori del Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus e un aggiornamento sulla chiusura dell’inceneritore di Busto Arsizio.

“No a nuovi inceneritori nel Sud Italia: Salute e Ambiente non sono negoziabili.” 

di ISDE Italia (Associazione Medici per l’Ambiente)
Anche l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente intende esprimere la propria posizione in seguito alle dichiarazioni del Ministro Salvini.
Il Parlamento Europeo, infatti, ha recentemente approvato il pacchetto legislativo sull’economia circolare e sostenere di chiudere il ciclo dei rifiuti solidi urbani con l’incenerimento degli stessi è una posizione anacronistica e oltremodo sbagliata che contrasta con quanto è stato recentemente deciso a Bruxelles.
Occorre, infatti, parlare di recupero di materia, prima ancora che di recupero di energia attraverso la termovalorizzazione e per questo più che di nuovi impianti per l’incenerimento dei rifiuti dobbiamo mettere in atto azioni per lo sviluppo del recupero e riuso del rifiuto oltre che per l’implementazione della raccolta differenziata.Dal punto di vista dei rischi ambientali e sanitari inoltre, sebbene gli impianti di ultima generazione siano più evoluti, ciò non significa che siano esenti da impatti sia sulle aree su cui insistono sia come contributo alle emissioni di gas serra, che dobbiamo drasticamente ridurre se non vogliamo assistere a eventi catastrofici nell’arco di pochi decenni, come sostenuto dalla quasi totalità degli scienziati competenti in materia.

Infine c’è una questione secondaria, ma assolutamente dirimente: per costruire un nuovo impianto per l’incenerimento dei rifiuti occorrono molti anni e quindi sarebbe totalmente inefficace per risolvere i problemi di oggi.

Arezzo, 19 Novembre 2018
CONTATTI: Francesco Romizi – cell: 3491919426

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Gli inceneritori non sono la soluzione per la gestione dei rifiuti

a cura del Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus

Mentre l’Unione europea, da anni, spinge per il superamento delle politiche di incenerimento dei rifiuti fin dalla relazione “sulla revisione del sesto programma d’azione in materia di ambiente e la definizione delle priorità per il settimo programma” (2012), nei vari Stati europei i rifiuti bruciano spesso e volentieri.

Da tempo è, infatti, noto l’effetto negativo delle emissioni degli impianti di incenerimento dei rifiuti sulla salute (vds. per esempio Incenerimento dei rifiuti ed effetti sulla salute, IV Rapporto della Società Britannica di Medicina ecologica, 2008).

Gli inceneritori di rifiuti emettono particolato (PM2,5; PM10), metalli pesanti, ceneri, diossine.

In particolare, l’emissione di diossine comporta tumori di vario tipo (sarcoma dei tessuti molli, linfoma di Hodgkin, tumore al polmone, tumore alla laringe, tumore al fegato); tumori infantili; malformazioni congenite; disturbi e malattie respiratorie; alterazioni del rapporto di mascolinità alla nascita.

Insomma, per capirci, gli inceneritori che emettono solo vapore acqueo non esistono.

E’ bene averlo molto chiaro quando si decidono e si attuano le politiche di gestione dei rifiuti.

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A un passo dal risultato: chiudere l’inceneritore di Busto Arsizio

a cura di Medicina democratica

Non è semplice il processo per chiudere un inceneritore nel quale i comuni continuano a mettere sempre più soldi (con sempre meno rifiuti da conferire) nonostante la pregressa decisione di cessare l’attività fissata al 31.12.2021, due anni fa.
Infatti quella decisione viene messa in discussione da alcuni comuni della zona (in prima fila Busto Arsizio), il comunicato che segue fa il punto della situazione e richiama i soci (i comuni tra altomilanese e basso varesotto) alla coerenza sulla decisione presa in precedenza.
A un passo dal risultato le difficoltà e le resistenze sono più forti.

Quale futuro per ACCAM ? Il punto di vista delle associazioni e dei comitati

L’assemblea dei soci di ACCAM Spa è chiamata il 21.11.2018 a decidere se confermare i meno le decisioni assunte il 27.10.2016 ovvero la chiusura dell’impianto di incenerimento di Busto Arsizio entro il 31.12.2021 rivedendo di conseguenza la attività di ACCAM nel campo della gestione dei rifiuti.
Questo indirizzo è nel solco dell’impostazione europea della “economia circolare”, un fondamentale cambio di paradigma (dalla “economia lineare” attuale) che ha implicazioni importanti nel campo della gestione dei rifiuti : la questione viene posta e si cerca di risolverla alla radice, ovvero dalla produzione delle merci e non solo quando diventano rifiuti.
La decisione del CdA di ACCAM Spa del 8.08.2018 di “approfondire una alternativa alla liquidazione della società al 2021” ha prodotto, da parte del “tavolo tecnico”, la predisposizione di cinque scenari comprendenti il proseguo della attività fino al 2027 (anno di scadenza della autorizzazione all’incenerimento vigente) con o senza interventi di potenziamento della capacità come pure la chiusura dell’inceneritore cessando ogni attività nonché l’ipotesi, sostenuta da anni dalle associazioni, di un “impianto di trattamento a freddo”.
Quest’ultimo scenario, che include l’investimento per la realizzazione dell’impianto, determinerebbe una tariffa di equilibrio a 105 euro/tonn (senza considerare i ricavi dalla vendita dei materiali recuperati).
Ci saremmo aspettati delle obiezioni a questo scenario relativamente agli aspetti tecnici della soluzione (rendimento dell’impianto a freddo in termini di recupero ovvero sua capacità di sostituire in toto l’inceneritore massimizzando il recupero dei materiali contenuti nei rifiuti residui senza alcuna combustione).
Ma nel documento citato non si sollevano obiezioni sulla fattibilità dell’impianto a freddo, smentendo in partenza ogni “scenario napoletano” di abbandono rifiuti per le strade richiamato recentemente dal Sindaco di Busto Arsizio.
Il CdA ha deciso invece di approfondire solo lo scenario di proseguo della attività fino al 2027 presentando i risultati nella assemblea dei soci del 28.09.2018 sia in termini tecnici (studio società ESTRO Ingegneria Srl) sia in termini economici.
Questa proposta è stata fortemente criticata proprio dal punto di vista del conto economico da parte dell’ufficio Controllo di gestione del Comune di Busto Arsizio.
E’ inoltre emerso durante la commissione del 6 novembre scorso a Busto Arsizio che le tariffa di conferimento del rifiuto urbano per i comuni soci è prevista di 110 euro/tonn, e quindi non vi sarebbe nemmeno un vantaggio economico.
Lo scenario implica anche l’incremento dei rifiuti da avviare a incenerimento (in particolare rifiuti sanitari e fanghi), l’ampliamento del bacino di conferimento, la produzione di energia elettrica per autotrazione e la cessione di calore a una rete di teleriscaldamento (inesistente oggi).
Sempre confrontando le tariffe va comunque segnalato che con il “trattamento a freddo” il costo unitario (di 105 euro/tonn) verrebbe ampiamente compensato dalla drastica riduzione dei rifiuti residui e dagli introiti (non considerati) della vendita di frazioni riciclabili. Una valutazione che non tenga conto solo dei costi di conferimento all’impianto ma dei costi complessivi dei servizi di igiene ambientale svolti dai comuni determinerebbe dei sicuri risparmi rispetto ad un impianto, come l’inceneritore, che necessita di quantitativi minimi di rifiuti per poter funzionare (e produrre ricavi).
La discussione appare oggi centrata sulla sola ipotesi di proseguo dell’incenerimento fino 2027 (e anche oltre), confrontandola esclusivamente con lo scenario della cessazione totale delle attività di ACCAM Spa ove il dato economico (ripianamento dei debiti e costo di conferimento “accettabile”) risultano essere gli unici parametri su cui si pone l’attenzione.
Noi riteniamo che l’obiettivo di cessazione della attività di incenerimento al 31.12.2021 debba essere mantenuto e attuato, preparandosi da subito per il passaggio ad un trattamento a freddo dei rifiuti residui (che implica comunque una revisione della gestione dei rifiuti, compreso un incremento quantitativo e qualitativo della raccolta differenziata come iniziative per la riduzione e prevenzione dei rifiuti).
Questa scelta implica l’azzeramento del principale impatto ambientale (le emissioni) dell’impianto attuale e nello stesso tempo, per usare le stesse parole del tavolo tecnico la “totale coerenza con la strategia dell’economia circolare” e il “possibile consenso territoriale”.
Quindi: riduzione degli impatti ambientali, visione coerente, innovativa, verso un futuro che l’Europa sta costruendo, consenso delle popolazioni.
Quando parliamo di riduzione dell’impatto ambientale non parliamo solo dell’inquinamento “a norma” (nel rispetto dei limiti fissati dalla autorizzazione) ma anche di quello “non a norma” come nel caso dell’episodio (citiamo solo quello più recente) di elevata emissioni di polveri per un guasto verificatosi il 15.03.2018. In quella occasione per circa un’ora (ma anche dopo, nella fase di spegnimento della linea 2 quando sono stati bypassati i sistemi di abbattimento) si è verificata una elevata emissione di polveri (e di altri contaminanti che “normalmente” vi sono inglobati) che la stessa Arpa ha definito come allarmante. Per usare le parole di Arpa “Già in passato sulle due linee d’incenerimento, sono occorsi guasti/anomalie che hanno comportato emissioni anomale di polveri. Nelle relazioni predisposte in occasione di tali eventi questa Agenzia aveva sottolineato che, al di là dell’analisi di quanto avvenuto e dalle soluzioni poste in atto, le scelte presentate non davano garanzie rispetto ad eventuali incidenti di maggiore entità sia in termini di durata che d’impatto” (parole per certi versi anomale visto che Arpa e la Regione Lombardia in precedenza avevano validato la tesi aziendale sull’allineamento tecnologico e gestionale dell’impianto alle migliori tecnologie disponibili – BAT).
Di questo evento, come di quelli precedenti, “ovviamente” non si trova nulla sul sito web di Accam.
La nostra richiesta ai rappresentanti dei Comuni chiamati all’assemblea del 21.11.2018 è semplicemente di considerare anche tali aspetti e non solo i termini economici degli scenari, lo devono ai loro cittadini considerato che i Sindaci sono le massime autorità sanitarie a livello locale, quindi di confermare la data del 31.12.2021 per la cessazione delle attività di incenerimento e concentrare l’attenzione sulle alternative e sulla necessaria fase transitoria dall’incenerimento al trattamento a freddo.

Redazione
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