Vietato curare gli “eretici”, meglio il rogo

La costituzione “Super Gregem Dominucum” dell’8 marzo 1566 e i suoi tragici, duraturi effetti: una tragica vicenda bolognese

di Roberto Derossi (*)

All’inizio del 1566 fu eletto Papa, con il nome di Pio V, uno dei più risoluti e intolleranti inquisitori che “abbia mai prodotto la Chiesa Cattolica. Si trattava del Cardinale domenicano Antonio Michele Ghislieri, un personaggio da anni ossessionato nemico degli “eretici” e convinto partigiano della linea dura e intransigente da adottarsi nei confronti di qualsiasi dissidente (l’eretico!) sia che fosse all’interno della Chiesa Cattolica sia che l’avesse abbandonata.
Pio V si considerava la suprema ed infallibile espressione di una stituzione che doveva essere difesa e salvaguardata con ogni mezzo, al di sopra di ogni cosa, persona o ragione.
La politica repressiva e intollerante espressa da questo Papa si sarebbe attuata attraverso la Congregazione della Santa Romana ed Universale Inquisizione, da lui personalmente diretta, nei confronti di qualsiasi dissenziente e senza alcun rispetto umano: Cardinali, Vescovi o Principi e Re, compresi (1).
Tutto ciò senza remore o alcun senso di colpa derivante dalla mitezza richiesta ai discepoli di Gesù e, tanto più, al suo preteso Vicario in terra.

LA COSTITUZIONE SUPER GREGEM DOMINICUM DELL’8 MARZO 1566 (2)

Non deve quindi considerarsi un errore di percorso, ma piena e cosciente consapevolezza ispirata alla condanna del di verso l’emanazione, avvenuta poco dopo la sua ascesa al soglio pontificio, della Costituzione Apostolica Super gregem dominicum che regolamentava, con un rigore inaudito e con un totale disprezzo per la vita umana, la cura e l’assistenza dei malati.
Questa Bolla inaspriva sensibilmente e generalizzava una precedente normativa del 1543 stabilita da Papa Paolo III, anche su sollecitazione di Ignazio di Lojola e per la sola città di Roma, che inibiva ai medici di prestare qualsiasi cura e assistenza a quel malato che, dopo la prima visita, non si fosse confessato nei tre giorni successivi.
I malati che non obbedivano all’obbligo della confessione dovevano essere abbandonati al loro drammatico destino e considerati come eretici impenitenti od ostinati, meritevoli di condanna a morte (3). I medici che non si fossero scrupolosamente attenuti a queste disposizioni della Chiesa, incorrevano nella scomunica riservata al Papa e radiati dall’Ordine, con l’ulteriore pericolo di essere considerati dall’Inquisizione come fautori (favoreggiatori) d’eretici (4).
La Costituzione Apostolica di Pio V, vergognosamente e incredibilmente reiterata da vari pontefici sino alla vigilia del XIX secolo (5), è talmente indegna, crudele e disumana che pone un’altra indelebile macchia su una Chiesa che vorrebbe apparire paladina nella difesa della vita.

52 ANNI DOPO: ASUERO BISPINCH

Nonostante fossero trascorsi ben cinquantadue anni dalla sua promulgazione, uno sfortunato giovane dovrà sperimentare gli orrendi effetti della Costituzione di Pio V.
Non sappiamo perchè Asuero Bispinch , questo è il nome della vittima protagonista, sia giunto a Bologna. Forse per studio, forse per turismo, forse solamente di passaggio.
È certo però che egli si ammala e, non potendo contare sull’ospitalità di una qualche famiglia patrizia, viene trasportato al pubblico Spedale della Morte.
Asuero Bispinch (6) è un giovane ventisettenne di nazionalità tedesca e di famiglia definita Luterana (7). Al suo ingresso in Ospedale, di fronte alla richiesta di confessarsi, il nostro protagonista declina l’invito affermando di non essere cattolico.
Nello Stato della Chiesa, dove non è ammessa libertà religiosa, il malato non solo non può essere curato, in base alla Costituzione di Pio V ma, come eretico nato, deve essere consegnato all’Inquisizione che lo trasferisce nelle proprie carceri.
Qui Asuero Bispinch subisce il consueto, e da secoli ben sperimentato, trattamento inquisitoriale: interrogatori, pressioni psicologiche, torture fisiche, ossessionanti tentativi di conversione, minacce, false promesse, annullamento della personalità, senza ovviamente alcuna pietà per il suo stato d’infermità.

La sua permanenza nelle carceri durerà per ben tre anni condizionata dalla difficoltà, per l’Inquisizione, di poter ottenere la conversione, almeno formale, della vittima (8).
Si tenga presente che, per il Sant’Officio, sono da evitare le esecuzioni degl’impenitenti in quanto esprimono un evidente affronto per la Chiesa ed un serio problema di credibilità per l’autorità del Santo Tribunale.
Alla fine, su ordine di Roma, viene emessa, quale ulteriore strumento di pressione, la sentenza che condanna il coraggioso Asuero ad essere arso vivo come eretico impenitente.
Ovviamente l’esecuzione sarà, di proposito, rimandata per quasi un anno, al fine di consentire un ulteriore indebolimento psicologico della vittima, già in uno stato fisico menomato, ed ottenere così la desiderata abiura con continui, assillanti ed impietosi tentativi di conversione.
Il giovane Asuero Bispinch verrà strangolato (9), oltretutto malamente, e arso sulla piazza del Mercato di Bologna il 5 novembre 1618, davanti ad una grande folla delirante ed impietosa, dopo esservi stato trasportato legato sopra una sedia a causa delle sue condizioni di malato grave, rimasto senza cure.

Asuero morì certamente da martire, senza una vera abiura.
Per le norme inquisitorie la pena di morte era obbligatoria per:
– i relapsi, ossia per coloro che già pentiti e condannati dall’Inquisizione ricadevano di nuovo in errore,
– i dommatizzanti, ossia fondatori o animatori di movimenti in dissenso con le  verità affermate dalle autorità ecclesiastiche,
– i pertinaci, coloro che non volevano piegarsi all’Inquisizione e ritrattare, pentendosi dei pretesi errori.

Escluso che la nostra vittima fosse un relapso, era nato eretico, o un dommatizzante, non era accusato di propaganda eterodossa, la condanna non poteva che riferirsi alla sua ostinazione e al rifiuto di convertirsi.
Una pretesa abiura in extremis, dopo aver eroicamente resistito a ogni tipo di sofferenza per ben tre anni, non è credibile.
Inoltre se questa ci fosse stata realmente, la condanna al rogo avrebbe dovuto essere sospesa e commutata in altra pena.
Pertanto l’abiura fu strumentalmente estorta per essere propagandata dall’Inquisizione onde evitare il rischio che i fedeli considerassero il condannato come un martire e si ponessero pericolose domande .
D’altra parte le descritte condizioni fisiche e psicologiche del nostro coraggioso Asuero non erano più tali da potergli consentire scelte consapevoli…

(*) Tratto da Un Auto-da-fè in Bologna il 5 novembre 1618, che si scarica in pdf da Liber Liber.

PS di Alexik: Pio V fu fatto santo.

NOTE

(1) Andrea Del Col, L’Inquisizione in Italia, Mondadori, 2006, pp. 424‐ 436.

(2) Costituzione in Bull. Rom. Tom. II, pag. 177.

(3) Giovanni Romeo, Ricerche  su confessione dei peccati e Inquisizione nell’Italia del cinquecento. La Città del Sole, 1997, pp. 107 ‐ 114.

(4) Si tenga presente che gli scomunicati, se non ottenevano la revoca della scomunica entro un anno, erano considerati eretici e, come tali, perseguiti dal Tribunale dell’Inquisizione.

(5) Gaetano Moroni (aiutante di Camera diS.S. Pio IX), Dizionario di erudizione Storico Ecclesiastica, vol. XLIV, Venezia 1847, pag. 110. L’interdizione  ai medici di visitare e curare i malati che non si fossero confessati entro il terzo giorno, fu successivamente confermata da  Gregorio XIII il 30 marzo 1581, poi da Innocenzo XI, quindi rinnovata da Benedetto XIII nel Concilio Romano del 1725 e infine da Pio VI, che l’accrebbe di ulteriori pene nei confronti dei medici che mostravano reticenze nell’applicazione di questa norma pontificia.

(6) Il nome di famiglia è riportato come risulta nell’ abiura predisposta dall’Inquisitore, altrove è indicato come Busbrach o Busbiach o Bisbiach.

(7) All’epoca gl’Inquisitori, spesso solo superficialmente istruiti sulle realtà e le dottrine della Riforma, erano portati ad attribuire a ogni suo aderente il nome di Luterano. Se dobbiamo, però, prestar fede e analizzare le dottrine espresse nell’ Abiura predisposta dall’Inquisitore, la nostra vittima non è certamente né luterana né calvinista, appare invece come un cristiano anabattista.

(8) Ne  è esempio la preoccupazione di voler attribuire al condannato una Comunione mai avvenuta.

(9) Gli eretici condannati ad essere arsi vivi, potevano ottenere la “grazia” di essere precedentemente  strangolati se, in extremis, avessero fatto atto di sottomissione alla Chiesa cattolica…!

 

alexik

Un commento

  • Sono arrivata fin qui perché mi ero messa sulle tracce di fra Dolcino. Vorrei solo dire, a onor del dato storico , che i fatti trattati in questa sede sono più il frutto di un periodo storico turbolento, che di una malvagità insita nel Papa o negli inquisitori. Ciò non vuole pregiudicare una certa obiettività sui fatti, ma, invece, sostenerla. È fuor di dubbio che determinati avvenimenti, esecuzioni e prese di posizione da parte della Chiesa, siano stati controversi e abbiano creato ostilità e mal animo nella società, la quale dimostra essere mai del tutto succube, ma attenta ai soprusi, caldeggiando particolari movimenti o leader religioso-politici. Dobbiamo però tener presente il periodo storico che stiamo esaminando, entro il quale si sono svolti questi fatti e cercare di capire come pensava la mente di un uomo, soprattutto di chiesa, del XVI secolo. Infatti, leggere certe azioni con gli occhi di una modernità che dá per scontati( spesso non del tutto) diritti umani inalienabili, frutto del più recente Illuminismo, è fuorviante e anacronistico. A me interessa poco, da un punto di vista storico, giudicare moralmente alcuni fatti del passato, bensì mi interessa studiarli e trattarli per poter capire meglio cosa muoveva certi uomini ad agire in un certo modo e le categorie mentali di uomini che sono vissuti in una data epoca. Noi oggi pensiamo che siamo tutti uguali, che gli uomini sono sempre uomini, ma vi posso assicurare, soprattutto alla luce di ciò che gli uomini erano disposti a fare o non fare nel passato, che non è affatto così: gli illuministi ci hanno insegnato che tutti gli uomini sono uguali perché tutti sono dotati di ragione. Una lezione a noi cara, che ha permesso l’ abolizione della schiavitù e la lunga e lenta marcia verso il riconoscimento dei diritti umani e diversità umane. Non ancora conclusosi.Ma allora non era così, la società si basava su una netta disuguaglianza perché essa era funzionale alla vita della società e si pensava che tale disuguaglianza fosse determinata da uno stato di diritto: non tutti sono chiamati a comandare, a pensare o lavorare. Determinati uomini, erano chiamati a lavorare perché avevano il know how per farlo, altri erano chiamati a pensare per tutti perché avevano dedicato la vita allo studio, altri invece a comandare perché erano stati educati a farlo fin dalla tenera età. Ovviamente tutto ciò era un diritto per nascita e non c’era meritocrazia. Ma la società, nel corso dei secoli, non è mai stata immobile ed immutabile, chi subìva dai potenti, era abituato a ribellarsi e in tutto il Medioevo non c’era giorno in cui non ci fosse una rivolta. Sedata poi con le armi, certamente, ma questo dimostra che nessun re o signore ebbe mai un potere assoluto. Solo Luigi XIV si fece chiamare re sole e costruì una monarchia assoluta. La Chiesa era un’istituzione che deteneva, da secoli, quasi un potere assoluto, sia spirituale che religioso. E nel corso della storia del Cristianesimo e dell’Occidente, quanti scismi ci sono stati? Tanti. Quanti movimenti hanno cercato, liberamente, di autodeterminarsi? Tanti. Il problema qui è questo: come oggi lo Stato ti persegue se non paghi le tasse o costruisci una casa abusivamente senza i dovuti permessi, così all’epoca dei fatti e per secoli, non potevi dire o fare ciò che volevi, soprattutto se ciò era contrario a come la Chiesa gestiva gli affari religiosi e politici. Ovviamente la Chiesa era ed è un’istituzione conservatrice e la sua mission è tramandare imperiture verità di fede, sempre uguali nel tempo. Il problema di fondo sta nel fatto che la Chiesa, nel tempo, per prosperare e avere un’autonomia che giovava alla verità di fede che voleva testimoniare ed espandere, si è invischiata sempre di più in affari di potere e in questioni politiche che ne hanno accresciuto il potere. E di conseguenza il peso politico. Ma per secoli, vinceva il più forte e se non fosse stato così, magari il Cristianesimo sarebbe morto o avrebbe dovuto avere l’appoggio politico di qualche regnante di turno, avvallandone le prerogative per rimanere a galla. La Chiesa con le ricchezze e il potere si è assicurata una certa libertà e autonomia ma poi, tutto questo potere, ha corrotto la sua vera mission e l’ha allontanata dalla fede. Infatti i movimenti pauperistici sono nati per rispondere a un’esigenza che la Chiesa di Roma non soddisfaceva più. La Chiesa di Roma pensava e pensa tuttora di avere tutti i diritti, le prerogative e l’autoritá per disciplinare ciò che è giusto o sbagliato, ma soprattutto ciò che è dannoso per la fede, di cui lei si sente la depositaria principale e, di conseguenza, ciò che mina o meno il proprio potere. I fatti di questo blog devono sicuramente far riflettere, ma anche rimandare a un’epoca, la Controriforma, nella quale la Chiesa si sentiva debole, minata e minaccia da nemici esterni . Questo pensava di se stessa la Chiesa, senza moralismi o giudizi personali. Per cui, giusto o no non ci interessa, è successo che durante la Controriforma la Chiesa di Roma, come un animale attaccato da più fronti e ferito, ha iniziato ad inasprire i toni, i controlli e i comportamenti verso l’eterodossia, fino ad arrivare a compiere atti, dei quali, oggi si duole( forse). Era ossessionata dall’eresia,che percepiva come una malattia da estirpare. Non voglio giustificare questi atti, voglio solo contestualizzarli per meglio dare una chiave di lettura, non certo di redenzione. Voglio solo dire che chi è abituato ad avere un grande potere, per secoli, poi non è disposto a perderlo o a porgere l’altra guancia: dobbiamo aspettarci che si lotti fino allo sfinimento per non perdere tale potere. Anche noi godiamo di diritti ma anche i privilegi di una vita comoda e lussuosa e la viviamo ai danni di interi popoli che vivono povertà e condizioni di vita al limite. Quanto siamo disposti a perdere questi privilegi? La risposta la possiamo trovare nel razzismo e ostilità, dilagante in Europa, nei confronti dei tanti disperati che sbarcano sulle nostre coste. Siamo nel 2020: siamo molto meglio, nel difendere i diritti inalienabili di tutti, rispetto al XVI secolo? Siamo sicuri di essere tanto più civili? Ai posteri l’ardua sentenza.

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