99 anni e non sentirli

di Alfredo Facchini (*)

Mi ha colpito molto la storia di Giuseppe Paternò, 99 anni di Palermo.

Classe 1923, due figli, quattro nipoti, il signor Giuseppe si è laureato in Filosofia, pure con 110 e lode.

Dopo la triennale ha completato anche la magistrale con tutti 30 e lode. La tesi: «Locke, Kierkegaard, Heidegger e le loro visioni sul cristianesimo».

Giuseppe Paternò, viene da una famiglia povera di 7 fratelli. Racconta: «Quando mia madre mi dava i soldi per la colazione andavo ai Quattro Canti per comprare i libri; “I tre moschettieri”, “Il maestro e Margherita” e tantissimi altri».

Pochi anni di scuola e poi subito a lavorare, nonostante la passionaccia per gli studi.

Ma non si arrende. A 30 anni, da esterno, prende il diploma da geometra alla scuola serale.
Poi nel 1984, una volta in pensione, non ha più smesso di studiare.

In questi tempi di passioni tristi l’esempio del signor Giuseppe è ossigeno e cibo per la mente.

Studiare, leggere è vivere più vite.
Faccio mie queste parole di Leo Buscaglia: «Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, noi stessi diventiamo qualcosa di nuovo».

I libri non servono per sapere ma per pensare con la propria “capoccia”, per smarcarsi dal conformismo della folla. Per non sottomettersi.

Ma non si scappa: «Per pensare ci vogliono le parole. Tu puoi pensare limitatamente alle parole che conosci». [Umberto Galimberti]

Se conosci a malapena 300 parole, come si può costruire un pensiero o un’idea se ti mancano i mattoni che sono le parole?

«Quanti ragazzi poveri ti invidiano, loro che avrebbero voglia di studiare, ma a cui Dio non ha dato il necessario, non solo per studiare, ma molte volte, neanche per sfamarsi. […] Torna agli studi caro Giovanni, e vi troverai tutti i beni possibili»: questo è l’estratto di un tema scritto in quinta elementare da Antonio Gramsci, il cui titolo era «Se un tuo compagno benestante e molto intelligente ti avesse espresso il proposito di abbandonare gli studi, che cosa gli risponderesti».

Vivendo nell’età della tecnica, dove contano solo efficienza e prestazioni, dove siamo solo produttori e consumatori, c’è bisogno come l’aria di scoprire, imparare e coltivare i sentimenti. Per non smettere di chiedersi il perché di ogni cosa. Per cercare ispirazione e bellezza.

Senza sentimenti come potresti scrivere questo: «Uno studioso al microscopio vede molto più di noi. Ma c’è un momento, un punto, in cui anch’egli deve fermarsi. Ebbene, è a quel punto che per me comincia la poesia». [René Magritte]

La storia del signor Giuseppe ci insegna che se non puoi fare grandi cose, puoi fare piccole cose in modo grande.

«Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l’accende, vado in un’altra stanza a leggere un libro». [Groucho Marx]

Vado.

(*) ripreso da diogeneonline.info

 

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