scor-data: 7 marzo 1940

nasce Rudi Dutschke, di Francesco Masala (*)

uno così lo vorremmo tutti, tranne i governi tedesco e inglese (che ebbe la vergogna del suicidio di Alan Turing, umiliato dalla stessa legge che aveva mandato in galera Oscar Wilde, nel 1895; Alan Turing  non andò in prigione, accettando di essere castrato chimicamente attraverso un ciclo di estrogeni “per curare l’omosessualità”).

Rudi Dutschke ci manca.

…Dopo l’attentato subito Rudi Dutschke si trasferì con la sua famiglia nel Regno Unito dove fu ammesso all’Università di Cambridge per completare gli studi, ma nel 1971 il governo Tory di Edward Heath lo espulse con la sua famiglia come “persona non gradita” accusandolo di aver intrapreso “attività sovversive” e di essere responsabile di sommovimenti politici a Londra. Si trasferirono, quindi, a Aarhus in Danimarca…

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Alfred Willi Rudi Dutschke (Schönefeld, oggi Nuthe-Urstromtal, 7 marzo 1940 – Århus, 24 dicembre 1979) è stato un sociologo, attivista marxista tedesco. È stato il leader della SDS, il movimento studentesco tedesco a sfondo socialista anarchico-rivoluzionario, e del successivo movimento dei Verdi. I suoi grandi slogan erano: impegno diretto ed attivo per una rivolta contro la società, contro la struttura delle università, contro i partiti ed il loro inserimento nel sistema, contro la civiltà dei consumi e la politica delle grandi potenze.

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Fu Dutschke a dare inizio, con le violente manifestazioni di Berlino, Amburgo e Norimberga (bersaglio l’impero giornalistico di Axel Springer) al primo caldo semestre del 1968, il semestre che in Italia ha visto gli studenti romani manifestare a Valle Giulia; e in Francia, nel celebre maggio, il potere gollista subire una mortale ferita.

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La storia di Rudy il Rosso sembrava concludersi quando tre colpi, sparatigli a bruciapelo da Joseph Bachmann, un esaltato imbianchino forse influenzato dalla massiccia propaganda dei mass media controllati da Axel Springer con titoli come “Fermate Dutschke Adesso!”, l’11 aprile 1968 (una settimana dopo l’assassinio di Martin Luther King e due mesi prima di quello di Robert Kennedy) lo tolse dalla scena tedesca per alcuni anni.

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[youtube=http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=q_r_XahzELY]

TRE PALLOTTOLE A RUDI DUTSCHKE (di Wolf Biermann)

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=HpABjtkCryQ]

Tre pallottole a Rudi Dutschke,
Un attentato sanguinoso!
E lo abbiamo visto bene
Chi è stato a sparare.

Ah, Germania, i tuoi assassini!
E’ sempre la solita storia,
Ancora una volta sangue e lacrime,
E dove vuoi andare con questa gente?
Lo sai bene quel che nasce da te!

La pallottola numero uno è venuta
Dalla foresta di giornali di Springer; [**]
Al killer gli avete pure
Dato i quattrini per farlo!

Ah, Germania, i tuoi assassini! […]

Il secondo colpo è stato tirato
Da casa Schöneberg, [***]
La sua bocca è la canna
Da cui è uscita la pallottola

Ah, Germania, i tuoi assassini! […]

E il nobile cancelliere nazista
Ha sparato la pallottola numero tre;
E alla vedova ha mandato
Pure la lettera di condoglianze!

Ah, Germania, i tuoi assassini! […]

Tre pallottole a Rudi Dutschke,
Non valgono per lui e basta.
E se ora non ci difendiamo,
La prossima tocca a te.

Ah, Germania, i tuoi assassini! […]

E quei due o tre signori
Han fatto tanto di quel casino,
Che invece di schiantare noi,
Ora si schianta il loro potere.

Ah, Germania, i tuoi assassini!
E’ sempre la solita storia,
Ancora una volta sangue e lacrime,
E dove vuoi andare con questa gente?
Lo sai bene quel che nasce da te!

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l’attentato a  Rudi Dutschke si vede nel bel film tedesco “La banda Baader Meinhof” (qui).

(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

  • Bellissima questa nota. Segnalo un refuso: Oscar Wilde finì in galera nel 1895 e non nel 1985. E aggiungo che la macchina disinformativa e fascistoide del gruppo Springer fu persino peggiore di quel che possiamo immaginare (anche facendo il confronto con i nostri media). C’è un libro di Gunter Wallraff, che in Italia ormai si trova solo nelle biblioteche, che tutti dovrebbero leggere per capire come funziona la macchina dei media. In italiano si intitola «Il grande bugiardo» e lo tradusse Feltrinelli nel 1978. Per darvi un’idea, questa la presentazione: «Wallraff si è fatto assumere sotto falso nome dal gruppo Springer, il piú potente monopolio dell’informazione in Europa, per lavorare nella redazione della “Bild” (12 milioni di lettori ogni giorno) e vedere dall’interno come si monta e come funziona la grande macchina della manipolazione. L’esperienza di Gúnter Wallraff all’interno del regno di Springer è durata quattro mesi: da qui è nato questo libro che è senza dubbio uno dei piú importanti risultati del giornalismo democratico dei nostri giorni, immediatamente tradotto in tutto il mondo. È anche il suo colpo da maestro, con il quale questo Robin Hood del giornalismo tedesco ha voluto, scrive Enzo Collotti presentando il libro, gettare uno sguardo al di là della cortina che separa gli anonimi manipolatori dal mondo circostante e scoprire che questi altro non sono che “vittime che creano altre vittime”».

  • Francesco Masala

    corretto, e Gunter Wallraff è da scoprire, per chi non lo conosce ancora, e non se ne pentirà.

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