A chi dà lavoro la Chiesa?
di Bozidar Stanisic
Domenica, 3 giugno 2012, ascolto il GR1. Alle ore 08.07 un giornalista
intervista uno dei partecipanti alla grande veglia nel Parco Nord a
Milano, con il papa Benedetto. L’uomo, alla fine delle sue lodi
alla Chiesa e alla fede, dice che è stato aiutato dalla Chiesa a trovare
un lavoro. Nessun commento del giornalista (il suo compito, si sa, è precisi:
basta scegliere le cose “giuste”). Chi è ancora ammalato dell’attenzione
sociale riesce a chiedersi se ciò che ha sentito è:
a) inverosimile
b) un lapsus linguae
c) un fatto.
La risposta esatta è…? Credo non ci sia bisogno di sottolinearla. Le altre due
inesatte, Dio ci salvi, restano agli ingenui, ai sordi alla realtà oppure
a qualcuno che si chiede perché non dovrebbe essere giusto che la Chiesa
aiuti uno dei credenti.
Forse sarebbe giusto se quell’uomo (padre, marito, quindi una persona
giusta di una famiglia giusta perché fondata sui valori cristiani, quindi giusti –
se non lo fosse, non sarebbe presente al Parco Nord) avesse trovato un
lavoro, a esempio, come cuoco in una mensa della Caritas, come impiegato in
un’agenzia di viaggi religiosi oppure in una delle banche vaticane. Dico “forse”
perché per tutti i lavori, in realtà, servono persone competenti.
Un ascoltatore ancora ammalato dall’attenzione sociale si può chiedere
se colui che ha pronunciato quelle parole sull’«aiuto» della Chiesa, si è
chiesto almeno un po’, almeno sulla superficie dell’animo, come se la cavano
gli altri che non sono vicini alla Chiesa.
Non credo che lo saprà, forse nessuno lo sa, però resta un sapore amaro che
anche questi fatti appartengono al dizionario del degrado etico e culturale
a cui partecipa anche cittadino comune, quello che sceglie la strada facile,
conforme al momento.