A proposito dei terroristi di Parigi

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di Francesco Masala

Dalla risposta francese (e di tutti) capiremo se andremo a una guerra mondiale totale o se il senso della misura riuscirà a evitare lutti ancora maggiori (agli Achei e a tutti).
Come diceva (il francese) Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, in questo caso, anziché bombardare il mondo intero, magari bisognerebbe chiedersi da cosa nasce tutto questo e fare autocritica è la prima cosa.
Come per l’Algeria, niente nasce da niente.
Questa gentaglia non saranno gli stessi creati (forse), magari foraggiati e usati contro Assad, e poi traditi?
Se pure è nata (ammesso e non concesso) come una primavera siriana, non è che Usa ed Europa e il nostro mitico alleato Arabia saudita l’hanno fatta diventare inverno e inferno?
Mi viene in mente la Sardegna, alla fine degli anni ’60 qualcuno voleva risolvere il problema del banditismo col napalm, sono bastati bravissimi poliziotti con operazioni mirate e chirurgiche.
Qualcuno dirà, è il momento dell’azione, lasciateci lavorare, siete dei cacadubbi.

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

6 commenti

  • Per quanto mi riguarda, una delle cose più sensate – se non la più sensata – che mi sia capitato di leggere in queste ore sulla stampa mainstream.
    Faccio mie le parole di Alberto, che ringrazio

    Francia: almeno smettiamola con le chiacchiere
    Fulvio Scaglione (Famiglia Cristiana.it)

    15/11/2015 Da anni, ormai, si sa che cosa bisogna fare per fermare l’Isis e i suoi complici. Ma non abbiamo fatto nulla, e sono arrivate, oltre alle stragi in Siria e Iraq, anche quelle dell’aereo russo, del mercato di Beirut e di Parigi. La nostra specialità: pontificare sui giornali.
    E’ inevitabile, ma non per questo meno insopportabile, che dopo tragedie come quella di Parigi si sollevi una nuvola di facili sentenze destinate, in genere, a essere smentite dopo pochi giorni, se non ore, e utili soprattutto a confondere le idee ai lettori. E’ la nebbia di cui approfittano i politicanti da quattro soldi, i loro fiancheggiatori nei giornali, gli sciocchi che intasano i social network. Con i corpi dei morti ancora caldi, tutti sanno già tutto: anche se gli stessi inquirenti francesi ancora non si pronunciano, visto che l’unico dei terroristi finora identificato, Omar Ismail Mostefai, 29 anni, francese, è stato “riconosciuto” dall’impronta presa da un dito, l’unica parte del corpo rimasta intatta dopo l’esplosione della cintura da kamikaze che indossava.

    Ancor meno sopportabile è il balbettamento ideologico sui colpevoli, i provvedimenti da prendere, il dovere di reagire. Non a caso risuscitano in queste ore le pagliacciate ideologiche della Fallaci, grande sostenitrice (come tutti quelli che ora la recuperano) delle guerre di George W. Bush, ormai riconosciute anche dagli americani per quello che in realtà furono: un cumulo di menzogne e di inefficienze che servì da innesco a molti degli attuali orrori del Medio Oriente.

    Mentre gli intellettuali balbettano sui giornali e in Tv, la realtà fa il suo corso. Dell’Isis e delle sue efferatezze sappiamo tutto da anni, non c’è nulla da scoprire. E’ un movimento terroristico che ha sfruttato le repressioni del dittatore siriano Bashar al Assad per presentarsi sulla scena: armato, finanziato e organizzato dalle monarchie del Golfo (prima fra tutte l’Arabia Saudita) con la compiacenza degli Stati Uniti e la colpevole indifferenza dell’Europa.

    Quando l’Isis si è allargato troppo, i suoi mallevadori l’hanno richiamato all’ordine e hanno organizzato la coalizione americo-saudita che, con i bombardamenti, gli ha messo dei paletti: non più in là di tanto in Iraq, mano libera in Siria per far cadere Assad. Il tutto mentre da ogni parte, in Medio Oriente, si levava la richiesta di combatterlo seriamente, di eliminarlo, anche mandando truppe sul terreno. Innumerevoli in questo senso gli appelli dei vescovi e dei patriarchi cristiani, ormai chiamati a confrontarsi con la possibile estinzione delle loro comunità.

    Abbiamo fatto qualcosa di tutto questo? No. La Nato, ovvero l’alleanza militare che rappresenta l’Occidente, si è mossa? Sì, ma al contrario. Ha assistito senza fiatare alle complicità con l’Isis della Turchia di Erdogan, ma si è indignata quando la Russia è intervenuta a bombardare i ribelli islamisti di Al Nusra e delle altre formazioni.

    Nel frattempo l’Isis, grazie a Putin finalmente in difficoltà sul terreno, ha esportato il suo terrore. Ha abbattuto sul Sinai un aereo di turisti russi (224 morti, molti più di quelli di Parigi) ma a noi (che adesso diciamo che quelli di Parigi sono attacchi “conto l’umanità”) è importato poco. Ha rivendicato una strage in un mercato di Beirut, in Libano, e ce n’è importato ancor meno. E poi si è rivolto contro la Francia.

    Abbiamo fatto qualcosa? No. Abbiamo provato a tagliare qualche canale tra l’Isis e i suoi padrini? No. Abbiamo provato a svuotare il Medio Oriente di un po’ di armi? No, al contrario l’abbiamo riempito, con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti ai primi posti nell’importazione di armi, vendute (a loro e ad altri) dai cinque Paei che siedono nel Consiglio di Sicurezza (sicurezza?) dell’Onu: Usa, Francia, Gran Bretagna, Cina e Russia.

    Solo l’altro giorno, il nostro premier Renzi (che come tutti ora parla di attacco all’umanità) era in Arabia Saudita a celebrare gli appalti raccolti presso il regime islamico più integralista, più legato all’Isis e più dedito al sostegno di tutte le forme di estremismo islamico del mondo. E nessuno, degli odierni balbettatori, ha speso una parola per ricordare (a Renzi come a tutti gli altri) che il denaro, a dispetto dei proverbi, qualche volta puzza.

    Perché la verità è questa: se vogliamo eliminare l’Isis, sappiamo benissimo quello che bisogna fare e a chi bisogna rivolgersi. Facciamoci piuttosto la domanda: vogliamo davvero eliminare l’Isis? E’ la nostra priorità? Poi guardiamoci intorno e diamoci una risposta. Ma che sia sincera, per favore. Di chiacchiere e bugie non se ne può più.
    http://www.famigliacristiana.it/…/francia-almeno-smettiamol…

  • Vorrei che la memoria non si perdesse. Vorrei che fosse ricordato che il 2 aprile in Kenia nell’attacco jihadista al campus universitario di Garissa ci furono 147 morti e “studenti morti decapitati”. L’impatto mediatico fu molto inferiore a quello di Parigi. I morti continuano ad avere peso diverso. Ricordali con la bellissima
    IL DOLORE CHE VIVETE E’ IL NOSTRO DOLORE, LA RABBIA CHE SENTITE E’ LA NOSTRA RABBIA, scritta dai compagni del DAF per le vittime di Parigi, mi sembra il minimo.
    Asociación cultural Bruno Alpini

    • Francesco Masala

      così come esistono rapporti ineguali nelle merci, i paesi poveri vendono a basso prezzo le materie prime che, una volta trasformate verranno vendute a prezzo carissimo, esistono pesi specifici diversi per i morti di diverso coloro e diverso patrimonio.
      e dire che un grand’uomo ce l’aveva spiegato bene:
      https://www.youtube.com/watch?v=AZ8mrzSKzQs

  • Devrimci Anarkist Faaliyet – DAF (Azione Rivoluzionaria Anarchica) sono turchi

    comunicato sulla strage di Parigi

    Il dolore che vivete è il nostro dolore, la rabbia che sentite è la nostra rabbia.

    Il 13 novembre, oltre 150 persone hanno perso la vita e ci sono stati decine di feriti in 7 diversi quartieri di Parigi a causa di attacchi ISIS coordinati con bombe e armi da fuoco. L’organizzazione criminale ISIS continua a uccidere al di fuori delle regioni del Medio Oriente e Anatolia. Il massacro che ha avuto luogo a Parigi, mostra chiaramente che il terrore dell’ISIS non conosce limiti. Sentiamo la strage di Parigi profondamente e condividiamo il suo dolore. Abbiamo vissuto e viviamo ancora gli attacchi ISIS sostenuti dallo Stato. Nelle zone di Sengal a Kobane , da Pirsus (Suru ) ad Ankara, abbiamo perso tanti compagni e amici. Siamo consapevoli del fatto che i massacri mirano a creare paura, diffidenza e a renderci isolati. Il nostro dolore è grande e aumenta ogni giorno. In questo periodi, dobbiamo far crescere la solidarietà contro gli assassini che vogliono seppellirci nella paura, nella solitudine e nell’isolamento. Vediamo le mosse simultanee dello Stato francese e di altri Stati allo scopo di manovrare la situazione. Sappiamo che queste stesse strategie sono realizzate nella nostra regione con il nome di “lotta contro il terrore”. In questo contesto di sfiducia, le persone hanno una psicologia di panico che è diretto da organismi dello Stato. Lo stato di oppressione dei rivoluzionari e le restrizioni delle politiche statali che limitano la libertà, sarà legittimata politicamente e la questione razzista e politica aumenterà. Gli Stati utilizzano questi eventi per i loro interessi politici, economici e sociali. Comprendiamo la situazione che i popoli in Francia stanno vivendo e vivranno. Conosciamo la difficoltà di portare avanti, da un lato il dolore di quelli che abbiamo perduto e nello stesso tempo la difficoltà di lottare contro le mobilitazioni fasciste create dallo Stato all’interno della società. Ci teniamo a sottolineare che, anche con questa difficoltà, la lotta dovrebbe essere contro la paura, lo stato e il fascismo.
    Il dolore che vivete è il nostro dolore, la rabbia che sentite è la nostra rabbia, la vostra lotta è la nostra lotta!
    Devrimci Anarkist Faaliyet – DAF (Azione Rivoluzionaria Anarchica)

  • Ciao Francesco, condivido in pieno il tuo commento. Tra l’altro si parla di terroristi islamici (una pena i giornali di oggi, con titoli urlati e truculenti, non solo giornalacci tipo Libero o il Giornale), ma nessuno parla di altri terroristi come Erdogan o Putin, che vengono dipinti oggi come sinceri democratici impegnati a fermare la barbarie di cui sono loro stessi complici. Per non parlare di Obama.
    Mi chiedo a chi giova tutto questo e chi sta dietro il presunto stato islamico.
    Una cosa è certa: a farne le spese, ancora una volta, oltre alle vittime degli attentati, ci saranno i migranti e tutti noi perché le politiche di controllo sociale e repressione cresceranno ancora.

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