AAA ASSO DECONTAMINAZONI INTERPLANETARIE

Di Mauro Antonio Miglieruolo

Non ho mai particolarmente amato Sheckley come scrittore sebbene, non appaia una contraddizione, abbia invece amato visceralmente alcuni suoi racconti.

29genn-Millemondi65AAA-ASSOridHo raccomandato di non pensare a una contraddizione, sebbene l’affermazione contenga un che di paradossale, per il seguente irragionevole motivo: delle tante (o poche) cose che si sono dette di me, la più singolare, subito dopo l’uscita di Oniricon (NOVA SPECIAL n. 1 – Libra Editrice; poi in “La bottega dell’Inquietudine”, La botte Piccola, Edizioni della Vigna), è stata che io scrivevo ciò che Sheckley avrebbe voluto scrivere (cito a memoria. In premio, a chi troverà la frase originale, 15 gg gratuiti di lieta vacanza nella mia casetta in Calabria). Si fosse trattato di un paragone con Van Vogt, Sturgeon, Brackett, o anche solo Heinlein, non sarei riuscito a sopravvivere all’emozione. Nel caso specifico, tanto poco consideravo Sheckley, che mi sono limitato a mettermi le penne del pavone e a passare ad altro. Senza neppure preoccuparmi di registrare fonte e spazio editoriale dell’evento.

Errore mio, mio limite umano e intellettuale. Uno dei tanti dei quali trovo il coraggio di proclamarmi vergognosamente responsabile (degli altri, di quelli non vergognosi, non vale la pena parlare). Ignoro se la frase possa essere considerata una diminuzione di Sheckley, è certo che lo escludeva dal novero degli dei, confermandomi nella non eccelsa considerazione in cui lo tenevo.

Mi autodenuncio per questa fraintendimento e per un secondo, altrettanto grave: la sottovalutazione di Dick, della quale sto cominciando, ogni volta che mi capita, a fare ammenda. Un errore che nasce non dalla incapacità a vedere, come è successo con Sheckley, ma (per quanto attiene a Dick) dalla indisponibilità a vedere.

Nel caso di Sheckley il limite dell’incapacità è durato fino all’uscita del volume di racconti che qui presento, il Millemondi Urania n. 65 (AAA ASSO DECONTAMINAZIONI INTERPLANETARIE – euro 7,50), volume purtroppo ormai non più nelle edicole, ma che ritengo possa e debba essere richiesto all’editore.

29gennSheckleybook0037Un volume che, avendo il pregio di porre in relazione tra loro molta parte degli scritti dell’autore, mi ha permesso di effettuare una valutazione complessiva, non, come nel passato, racconto per racconto, scartando quelli cattivi come se non gli appartenessero e includendo quelli buoni, come se si trattasse di eccezioni a una aurea regola di mediocrità.

Ho scoperto (o meglio, coscientizzato meglio) il filo fantascientifico di particolare robustezza che tiene insieme l’antologia, in quanto tiene insieme l’autore; un filo che in parte appartiene a Sheckley, gli è specifico, in parte è proprio della fantascienza: della grande fantascienza.

La natura di questo filo è presto detta: la capacità di sovvertire gli ordini dei discorsi attraverso il loro spostamento temporale (nel passato o nel futuro), la collocazione in luoghi alieni o attribuendoli a dimensioni diverse dalla nostra. Ordini del discorso che non si limitano a stuzzicare l’uomo su problematiche più o meno importanti, ma che vanno aldilà di ogni riflessione sulle idee in voga, ma che tende a trattare questioni di amplissimo respiro, questioni epocali (riassumo con: umane ambizioni e umane debolezze; gli impulsi animali alla sopraffazione e alla rapina; il senso stesso dell’espansione umana nello spazio, nonché la sua affannosa rincorsa del benessere materiale). Di tali questioni pone in evidenza l’incongruità e spesso l’assurdità. Non lo fa però procedendo come fustigatore dei costumi (accade anche questo nella fantascienza), ma osservando con occhio preoccupato e benevolo. Invitandoci a ridere e sorridere (invece che piangere) degli enormi limiti della contemporaneità, che viaggia a mezzo tra il tragico e il ridicolo, senza mai risolversi nell’uno o nell’altro.

Ma qui siamo già a un secondo punto, quello specifico che pochi altri (con intento però più accentuatamente critico satirico: vedi Tenn) hanno saputo far rivivere nelle proprie scritture. Siamo cioè alla cifra umoristica, alla visione più scanzonata che crucciata, al ghignetto che trapela in molte sue opere. Un ghignetto benevolo che, io credo, non consiste in altro che questo: l’invito a non prendersi troppo sul serio altrimenti non se ne esce. Un invito prezioso, stante la tendenza (alla seriosità) presente in molta fantascienza. La seriosità uccide e la fantascienza non abbisogna di caricarsi di ulteriori pesi, oltre quelli che già è costretta a trascinarsi dietro.

29genn-sheckleyLIBRIVOXTheHourOfBattle500Non resta che segnalare alcuni racconti che più mi piace mantenere nel ricordo e dei quali suggerisco un riesame:

L’armatura di flanella grigia (raccolta FANTASMA CINQUE)

Fantasma Cinque (insieme agli altri racconti della serie AAA ASSO)

Giardiniere d’Uomini (raccolta GIARDINIERE D’UOMINI)

Finisco con “La Chiave Manchina” che cito per riparare il fraintendimento iniziale, che mi aveva indotto a credere si trattasse di puro esercizio mentale (e invece parla delle umane impotenze; di cieca avidità, della mortificante presunzione degli uomini e dell’irresponsabilità che caratterizzare il e tende a prevalere nel presente).

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