Abc dei fasciotrumpiani: angoscia, barbari, cultura

di Gianluca Cicinelli

«La cultura cia cia cia, poi ti cura cha cha cha» (*)

E’ interessante notare la composizione sociale dei fasciotrumpiani che hanno assaltato il Congresso perchè ci aiuta a capire anche chi sono i loro emuli italiani. Alcuni giornali ne raccontano le biografie e a rendere il quadro più desolante c’è la constatazione che – oltre agli scappati di casa con le corna incorporate di cui ci piace ridere – troviamo Ceo, professori universitari e broker.

In realtà la nostra sorpresa nel non poter ridurre a macchietta il tutto è un po’ ipocrita, visto che i numeri parlavano chiaro fin da subito: se 75 milioni di statunitensi hanno votato per Trump è chiaro che dentro ci troviamo l’universo mondo. E’ stato calcolato che il 30% degli elettori di Trump ha un titolo universitario. Insomma le componenti principali di quel corpo politico non sono bassa scolarizzazione e labilità psichica, che potremmo combattere con strumenti noti ed efficaci, incrementando l’accesso all’istruzione e lavorando sull’angoscia sociale e individuale.

La mia provocazione è allora la seguente: il problema è il sapere, la scienza e la cultura del nostro tempo. Se il titolo di studio non è vaccino contro l’ignoranza allora il livello di sapere necessario per conseguire il titolo di studio va messo completamente in discussione. Che sia l’epoca del pensiero debole è noto da due decenni, che non esistano più forme di pensiero organico che rendano più civile la convivenza sociale lo sappiamo dalla fine delle ideologie, che la scuola non sia più l’antidoto all’ignoranza lo stiamo invece sperimentando soltanto in questi ultimi anni.

Certo, rifondare il sapere e la sua diffusione significa mettere mano all’intera storia umana ma è tutto il mondo, non solo gli Usa o l’Italia, a dover fare i conti con una scienza che ha mostrato i suoi limiti (nel senso di scoprire che è comunque legata a esigenze politiche anch’essa: già lo sapevamo ma adesso è chiaro a tutti) e una cultura sempre più tecnicista e mai più umanistica.

Che un laureato possa avere le stesse carenze umane e di socializzazione di una persona con bassa istruzione per me non è certo una scoperta; ma siccome si è sviluppata negli anni questa sorta di razzismo al contrario (per cui “pensiamo” che Di Maio sia ignorante perché faceva il bibitaro e non perché privo di una qualsivoglia visione politica che non sia la poltrona) allora è giunto il momento di ridefinirla per intero la partita della cultura. E paradossalmente va ridefinita in una chiave di prospettiva economica, perchè dietro la partita della cultura si gioca quella di una società con prospettive di sviluppo economico o meno: sarà la cultura la chiave della lottà alla povertà nei prossimi anni. Lo so: parole al vento, sprecate, ma che valgono come testimonianza di una resistenza ostinata contro l’autodistruzione della specie a cui siamo chiamati per sopravvivere.

(*) la citazione è degli Skiantos, gruppo rock demenziale formato a Bologna a metà degli anni settanta. Cfr qui √ Diventa demente (la kultura poi ti kura) (Testo) di Skiantos …

In “bottega” abbiamo scritto dei fasciotrumpiani (ma anche dei paradossi Usa) più volte e da vari punti di vista. Vale aggiungere che l’ultimo numero di «Jacobin» – da poco in libreria – è interamente dedicato all’attuale fase sociale e politica degli Stati uniti. Con questa presentazione: «la stretta sovran-populista di Trump ha avuto l’effetto di portare al pettine, ingarbugliandoli ulteriormente, tutti i nodi irrisolti di quarant’anni di egemonia neoliberale. La superpotenza scricchiola, il neoliberismo – specie in tempi di pandemia – non ha dividendi da distribuire, e l’agognato ritorno alla normalità dell’amministrazione Biden rischia di essere illusorio senza un progetto alternativo di società». Articoli e interventi di Lorenzo Zamponi, Andrea Olivieri, Bruno Cartosio, Ida Dominijanni, Daniel Denvir, Mike Davis, Jared Abbott, Sabrina Marchetti, Nexus, Giuliano Santoro,Angelica Pesarini, Camilla Hawthorne, Sara Garbagnoli, Bruno Walter, Renato Toscano, Mattia Diletti, Francesco Massimo, Matt Karp, Cedric Johnson.

 

Redazione
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Un commento

  • Il livello culturale che abbiamo in Italia, anzi al governo, non è affatto dissimile dalla tipologia qui descritta….del trumpiano medio. Basti solo vedere il vergognoso ripetersi del “mercato delle vacche”…che ha imperato e impererà, fino a un minuto prima del voto.

    La connotazione usata per la definizione dei sostenitori di Trump, potrebbe indurre altri a connotazioni ancora più orribili (le assicuro che ci sono) di altri….dalle nostre parti.

    Cordialità

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