Abituarsi
di Pabuda
uno ci si abitua.
eppure, uno non s’abitua mai:
è vero: col tempo non ci fai più caso,
ma è vero pure il contrario:
appena te ne ricordi,
soprattutto in un certo orario,
ti salta la mosca al naso.
uno crede, col passar degli anni,
d’averci fatto il callo.
eppure, se te n’accorgi,
proprio sul più bello…
(non so se mi spiego)
ti girano all’unisono tutti e due quei cosi
predisposti, tra l’altro, per girare
in caso d’improvvisa perdita
del buonumore.
ci può essere il tipo piagnucolante
che producendo lacrime e moccio
in eccedenza molesta,
il proprio ecosistema circostante appesta.
qualcun altro,
con più spirito o proprio spiritato,
può giocar tutta la vita,
sfoggiando un fluente boemo,
a interpretare il Visconte Dimezzato.
son sicuro che c’è anche qualcuno in grado
di drammatizzare la faccenda all’impazzata
immaginandosi d’esser stato
con saracco dentato
da vivo crudelmente in due segato.
insomma, la vita – come sempre –
offre una caterva d’interessanti alternative!
oltretutto, in questo caso, se ne può scegliere una,
combinarne due o mescolarle… tutte quante,
giorno per giorno od ora per ora, alternandole.
impossibile, cazzarola, chieder di meglio!
ma tutto ‘sto discorso vale solo se sei dotato
d’una speciale proprietà:
il famoso, strambo e magico, movimento a metà.