Abruzzese, Boltanski, Centenari/Leopardi, Francis, Loguercio più 7 “natalizi”

6 recensioni di Valerio Calzolaio

Sandro Abruzzese

«Mezzogiorno padano»

Manifestolibri

128 pagine, 14 euri

Italia, dal Sud al Nord. Negli ultimi anni. L’insegnante Sandro Abruzzese (1978) è nato in Irpinia e vive a Ferrara. Da qualche anno gestisce il bel blog “racconti viandanti” e nel volume «Mezzogiorno padano» (prefazione di Vito Teti) narra, con pulito acume, storie di donne e uomini dell’Italia meridionale andati o restati. Sono fili d’erba, lettere alla Terra, percorsi intrecciati (Maria e Marta, Marianna e Ignazio, Vittorio e Carmelina, e così via): fughe e necessità, scelte e occasioni, solitudini e relazioni a seconda dei protagonisti, personaggi reali. Fanno intuire sia il diritto di restare che la libertà di migrare, offrendo un poetico ritratto del nostro Paese intero, per episodi, flash, biografie, in cui ogni “origine” ne ha una precedente, un circuito senza dialettiche bipolari.

 

Aa. Vv.

«Storie di Natale»

traduzione di Maria Nicola per Giménez-Bartlett

Sellerio

302 pagine, 24 euro

La vigilia di Natale, o giù di lì. Da più parti. Quel 24 dicembre a Bologna c’era maltempo. Il volo GX5566 delle 18.35 per Palermo fu prima annunciato in ritardo, poi cancellato. Sembravano assenti le condizioni sia per atterrare (l’aeromobile era quello del volo da Madeira) che per decollare (però altri apparecchi arrivavano e partivano); un folto gruppo di viaggiatori, circa centoquaranta persone (verso la Sicilia per i più svariati motivi) restavano in tesa attesa di assistenza, fra notizie e voci di tutti i tipi, ognuno cercando più volte di aggiornare chi attendeva a Palermo. La compagnia stava affannosamente cercando soluzioni alternative. Non la faccio lunga, a molti lettori in movimento sono accaduti episodi analoghi in qualche aeroporto una qualche volta, soli o accompagnati, per turismo o lavoro, andata o ritorno, misti anche per età e nazionalità. Dopo qualche ora furono approntati per la maggior parte dei passeggeri (quelli che preferivano tentare comunque di arrivare in serata) due pullman per Firenze-Peretola, dove l’aeromobile era riuscito ad atterrare. Stava ormai per farsi mezzanotte, iniziò a nevicare. Un autista avvisò chi era a bordo della difficoltà di muoversi; insulti e minacce lo indussero ad avviarsi comunque in autostrada (mentre l’altro pullman andava in un albergo vicino Bologna). Sul tratto appenninico proseguire fu impossibile, la stessa autostrada venne chiusa. Molto tempo dopo seguirono l’arrembaggio in un autogrill spento e altre vicende inenarrabili, tutte da leggere, questa è una storia di natale che è accaduta veramente. O no?

Alla fine del 2016 l’editore Sellerio ha chiesto a sette grandi autori della “scuderia” (perlopiù celeberrimi “giallisti”) di narrare a proprio modo il sacro 25 dicembre. Francesco Recami (Firenze, 1956) esce dalla milanese casa di ringhiera e ambienta il mitico pranzo natalizio in un autogrill circondato dalla neve, isolato da tutto e tutti. È il racconto più comico e divertente (e anche più lungo) di una raccolta interamente godibile, comunque siano andate le feste trascorse. Andrea Camilleri ci racconta del bravissimo pescatore Tridicino Sghembari (nato a Vigàta il 15 maggio 1810) e delle scoperte avvenute in quattro dei suoi natali: il primo incontro con la violenza delle dragunare, la grande conchiglia per la moglie incinta, le due anfore d’archeologia, l’altra conchiglia per la vita. L’esistenza “è come la risacca: un jorno porta a riva un filo d’alga e il jorno appresso se lo ripiglia”. Giosuè Calaciura dei due fratelli Santo e Santino, il primo, più grande, quattordicenne, è un ragazzo speciale. Antonio Manzini interseca a Roma le vicende della comparsa Enzo De Dominicis, precario figurante di film e fiction, 43enne basso e brutto, e dell’ambiziosa collega Monia (o Giada) Breccoli, 25enne bellissima, capelli lunghi e neri, occhi verdi, che lo ha appena lasciato, puntando in alto. Fabio Stassi ci consegna una traversata tempestosa e struggente da Palermo a Ustica, forse quella stessa del vaporetto con a bordo Antonio Gramsci nel dicembre 1926: un musicista in catene (suonava il piano nei cinema durante i film muti) parla al presente e in prima persona (gli altri racconti sono tutti in terza), incarcerato dal fascismo, lui coinvolto per amore nell’attacchinaggio di due manifesti, pensa alla madre, a Lisa, soprattutto a Giuseppe e Maria: “la libertà è un’allucinazione, quando non è un privilegio”. Francesco M. Cataluccio parte da Milano e dall’ufficio di Felice Settembrini presso la casa editrice Pompazzi Barbieri per imbattersi poi in un laboratorio “letterario” di un ristorante greco. Infine, Alicia Giménez-Bartlett illustra nel racconto più breve il curioso incontro a Barcellona fra un padre, pittore separato, dispiaciuto per il mancato arrivo della figlia da Madrid (dove vive con la mamma, sua ex moglie) e una giovane testimone di Geova, magra e incinta.

 

Christophe Boltanski

«Il nascondiglio»

traduzione di Marina Di Leo

Sellerio

282 pagine, 16 euro

Parigi, rue de Grenelle (settimo). Il giornalista (anche corrispondente di guerra) Christophe Boltanski (1962) racconta in prima persona la storia della famiglia ebrea Boltanski, un bel romanzo d’esordio, misto di ricordi interviste inventari ricostruzioni, vincitore nel 2015 del Prix Fémina, lo storico premio letterario assegnato ogni anno da una giuria esclusivamente al femminile. In Francia arrivò il bisnonno da Odessa nel 1895, divenne operaio, sposò un’infermiera, unico figlio Etienne, medico, che durante la Seconda guerra mondiale per due anni sfuggì alla deportazione nascondendosi in un minuscolo incastro fra le mura della piccola casa, protagonista della narrazione: il cortile con la Cinquecento, la cucina, l’ufficio, il bagno, le camere, ecco “il nascondiglio”, contesto di eccentriche creative personalità intellettuali.

 

Richard C. Francis

«Addomesticati. L’insolita evoluzione degli animali che vivono accanto all’uomo»

traduzione di Francesca Pe’

Bollati Boringhieri

496 pagine, 25 euro

Milioni di anni, 200.000 e 12.000 anni fa, ora e poi. Qui, sul pianeta. Senza animali domestici e piante coltivate, la civiltà umana come la conosciamo non esisterebbe. Quelle famiglie e quei generi di esseri viventi esistevano prima che apparisse il genere Homo, la loro evoluzione è cambiata quando hanno cominciato a convivere pacificamente (loro) negli ecosistemi umani e, ancor più, dopo la cosiddetta rivoluzione neolitica, quando la popolazione umana ha cominciato a crescere vertiginosamente, da circa 10 milioni agli oltre 7 miliardi attuali (come anche la popolazione di alcune specie di quei generi e famiglie), distribuendosi sempre più in ogni angolo del pianeta. Nessuna specie addomesticata si è mai estinta. Però tutte si sono dovute “sottomettere”, adattando una quasi assoluta mansuetudine verso Homo sapiens, che si è sostituito alla natura assumendo l’ampio controllo del loro destino evolutivo. Il primo auto-ammansimento avvenne perlopiù mediante selezione naturale; la selezione artificiale intervenne più tardi, in qualche caso in tempi molto recenti. Gli esseri umani sono divenuti via via una componente decisiva (ma solo parzialmente consapevole) del regime di selezione. Prendiamo i cani: nel giro di 30.000 – 15.000 anni la selezione imposta dall’associazione con l’uomo ha causato alterazioni evolutive mai subite dalla famiglia dei canidi nei 40 milioni di anni precedenti. Colore del pelo, struttura dello scheletro, cranio, comportamenti sono variati tantissimo e con dinamiche accelerate, con conseguenze sempre imprevedibili, effetti collaterali imprevisti, a conferma della natura conservativa dell’evoluzione, anche quando alcuni processi sono rapidi.

Richard C. Francis è un saggista scientifico americano indipendente che, dopo il dottorato di ricerca in neurobiologia presso un’università di New York, ha pubblicato numerose ricerche specialistiche in neurobiologia evoluzionistica e sviluppo sessuale, lavorando presso l’università della California a Berkeley e la Stanford University ancora a New York. Nel 2015 ha pubblicato l’ultimo interessante saggio: “Domesticated. Evolution in a Man-made World”. Francis esamina la storia evolutiva e il processo di domesticazione (compreso l’avvento dello specialismo selettivo professionale meno di due secoli fa) di volpi, cani, gatti, puzzole, furetti, procioni, visoni, suini, bovini, pecore, capre, mufloni, renne, dromedari, cammelli, cavalli, topi, cavie nello loro complesse varianti. Non si tratta di capitoli separati, i fili scientifico e narrativo sono unitari, con intermezzi interdisciplinari. Prima della domesticazione si usano soprattutto biologia evoluzionistica e archeozoologia, poi genomica, evo-devo ed etologia, con una ricchissima bibliografia, esperienze personali, parallelismi e comparazioni, figure sulle ramificazioni sistematiche classificatorie, disamina di genotipi e fenotipi e delle razze antiche e moderne, varie appendici di approfondimento. Le specie convivono comunque: prede e predatori, dominanti e parassiti, antenati retaggi ibridazioni isolamenti omologie. E nei secoli recenti si approfondiscono le ragioni diverse della domesticazione: l’alimentazione, il ruolo nell’ecosistema, l’utilità per lavori e movimenti, la compagnia, l’utilità delle varie parti del corpo, la sperimentazione. Continui sono i riferimenti alla mobilità e alle barriere, utilizzando congruamente il “migrare” senza purtuttavia una tematizzazione specifica: loro che migrano e noi che li seguiamo, noi che migriamo e loro che ci seguono, noi che antropizziamo ecosistemi nuovi adattandoli e adattandoci, loro che si co-adattano, tutto vero, ma anche il migrare è in sé un fattore evolutivo.

 

Giacomo Leopardi

«Inno a Nettuno, Odae adespotae»

a cura di Margherita Centenari

Marsilio

286 pagine, 26 euro

Recanati. 1816-1817. Giacomo Leopardi cominciò a “narrare” con un inno e un’ode, misti di imitazione, traduzione e scrittura poetica originale. Non aveva ancora nemmeno vent’anni, aveva studiato già troppo, realizzato favole o liriche e già pubblicato trattati orazioni saggi. A partire dalla primavera 1816 compose in casa alcuni testi, poi stampati a Milano l’anno dopo, presentati da una rivista letteraria come inni greci ritrovati in un fantomatico codice di un’ignota biblioteca romana. Era il suo modo di reinterpretare e rivitalizzare (già da filologo classico) il mondo antico nella modernità, con molteplici risvolti teorici e poetici, già sperimentando una propria scrittura lirica, pensieri e passioni. La ricercatrice Margherita Centenari (Parma, 1986) ha discusso in materia la tesi del proprio dottorato nel marzo 2015. Ci ha lavorato ancora e presenta ora gli scritti leopardiani “Inno a Nettuno, Odae adespotae” con una ricca introduzione critica, note e appendici colte.

 

Canio Loguercio e Alessandro D’Alessandro

«Canti, ballate e ipocondrie d’amore»

Squilibri

testi, cd, dvd per 18 euro

Canzone napoletana. Da decenni, in vario modo, con varie collaborazioni, il lucano-romano Canio Loguercio riflette e sperimenta un’originale reinterpretazione del cantare napoletano. Lui è la voce. L’indispensabile organetto è suonato da Alessandro D’Alessandro in tredici nuovi colti appassionanti “Canti, ballate e ipocondrie d’amore”, cui non mancano altri strumenti e incroci, rinomati compagni di strada. Potete finalmente leggerli e ascoltarli in un prezioso cofanetto che contiene anche il video dello storico sodale Antonello Matarazzo, eredità drammaturgica di centinaia di concerti e incontri in case, locali, scenari di mezz’Italia. Musicisti veri, storie coinvolgenti, ironia colta, amicizie profonde, empatie di paesaggi.

 

Redazione
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