Abusi sessuali nella Chiesa: «ora una Spotlight italiana»

Parte la campagna #ItalyChurchToo: «non può essere la Cei a indagare»

di Francesco Antonio Grana (*)

A seguire l’iniziativa del settimanale «Left»

Diverse realtà hanno deciso di costituirsi nel «Coordinamento delle associazioni contro gli abusi nella Chiesa cattolica in Italia» e hanno lanciato la campagna #ItalyChurchToo. Un’iniziativa che ha come riferimento quanto avvenuto nel 2002 nell’arcidiocesi di Boston dove, grazie a un’inchiesta rigorosa e dettagliata del quotidiano The Boston Globe, furono smascherati centinaia di casi di pedofilia del clero insabbiati per decenni

«È ora di una Spotlight italiana». A chiederlo sono i rappresentanti di varie associazioni e realtà del mondo cattolico oltre che vittime di abusi, tra cui l’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne, Donne per la Chiesa, Voices of faith, Rete l’abuso, Adista, Comité de la jupe, Comitato vittime e famiglie e Noi siamo Chiesa. Realtà che hanno deciso di costituirsi nel Coordinamento delle associazioni contro gli abusi nella Chiesa cattolica in Italia e che hanno lanciato la campagna #ItalyChurchToo. Un’iniziativa che ha come riferimento quanto avvenuto nel 2002 nell’arcidiocesi di Boston dove, grazie a un’inchiesta rigorosa e dettagliata del quotidiano The Boston Globe, furono smascherati centinaia di casi di pedofilia del clero insabbiati per decenni. Un’indagine che portò al trasferimento a Roma del cardinale arcivescovo di Boston, Bernard Francis Law, che, però, non fu mai processato né penalmente né canonicamente. L’inchiesta del Boston Globe vinse il Pulitzer nel 2003 e fu poi oggetto del film Il caso Spotlight vincitore del Premio Oscar nel 2016.

Da quell’indagine, realizzata dal quotidiano più diffuso nella città americana, si è passati a quelle di commissioni indipendenti, in Francia e nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, che hanno portato alla luce numeri mostruosi di abusi del clero insabbiati per decenni dalle gerarchie ecclesiastiche. Da qui, la necessità di fare anche in Italia un’inchiesta del genere che sveli la situazione del Paese di cui il Papa è primate in quanto vescovo di Roma. Recentemente la Cei ha aperto a questa possibilità che sarà discussa e molto probabilmente approvata nell’assemblea generale che si terrà a fine maggio a Roma, durante la quale sarà anche scelto il nuovo presidente dei vescovi italiani. Una proposta fatta durante l’ultima assemblea generale straordinaria della Cei, nel novembre 2021, da monsignor Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia, che è anche presidente del Servizio nazionale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nella Chiesa.

«Una indagine del genere – ha spiegato Paola Lazzarini, presidente di Donne per la Chiesa – non può essere condotta in prima persona dalla Cei. La proposta che il suo presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha reso nota si basa sui centri di ascolto diocesani che per noi non vanno bene perché non si basano su criteri di terzietà. Inoltre, sembrava anche voler in qualche modo sminuire il fenomeno parlando di abusi in generale. No, è importante in questo momento non annacquare e concentrarsi all’interno della Chiesa cattolica che innanzitutto deve guardare in casa propria. Per noi la proposta di Bassetti è irricevibile e in questo senso speriamo anche nel prossimo cambiamento ai vertici della Cei».

Sui numeri del fenomeno in Italia, ancora molto incerti, ha provato a fare qualche stima Francesco Zanardi, presidente della Rete L’abuso: «L’Italia è un’anomalia nel panorama mondiale. Dopo che sono emersi, grazie a un’indagine indipendente, i dati della Francia, ci saremmo aspettati che questi spaventassero la magistratura e il governo visto che Oltralpe sono venute fuori 216mila vittime e il coinvolgimento di 3mila sacerdoti. L’Italia ha 30mila sacerdoti in più. Invece continuano le grosse reticenze da parte delle istituzioni e della stessa magistratura». La Rete L’abuso svolge anche un’azione di mappatura del fenomeno consultabile sul suo sito che, precisa Zanardi, «ci ha portato a contare 360 casi negli ultimi 15 anni».

«Sappiamo – ha sottolineato Marzia Benazzi dell’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne – quanto sarà forte il muro del silenzio, ma è per questo che ci siamo uniti. È stata anche la nostra sensibilità di donne da sempre impegnate al fianco di chi ha subito violenze, anche delle suore, che ci ha spinto a muoverci. C’è chi crede che ci possa ancora essere una trasformazione della Chiesa, c’è chi ha visioni diverse, ma ci accomuna la determinazione a far sì che nulla resti intentato. È una questione di giustizia, non possiamo più accettare che tutto questo sia obnubilato, negato».

Sull’insabbiamento degli abusi, Ludovica Eugenio, editorialista di Adista, ha spiegato che «è proprio guardando all’anomalia dell’Italia che si possono comprendere le difficoltà che si incontrano, la cultura cattolica è pervasiva in ogni ambito, questo spiega anche la difficoltà dell’opinione pubblica di accettare che la Chiesa possa essere messa sotto accusa. A questo si unisce certamente un percorso non fatto di laicità, c’è questa sorta di commistione tra potere religioso e potere civile a livello di ossequio, di rispetto, di non messa in discussione che ha inquinato un po’ le acque. C’è tutto un clima culturale che impedisce di vedere la Chiesa sul banco degli imputati».

(*) ripreso da qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/16/abusi-sessuali-nella-chiesa-ora-una-spotlight-italiana-la-campagna-delle-organizzazioni-cattoliche-ma-non-puo-essere-la-cei-a-indagare/6495146/

Nasce l’archivio online di Left per far luce sui crimini pedofili in Italia (**).

Documentiamo un sistema fondato sull’omertà: più di 300 sacerdoti coinvolti in 20 anni, casi insabbiati e i vescovi che non denunciano all’autorità giudiziaria. Le vittime che abbiamo individuato sono centinaia ma lo Stato da sempre fa finta di nulla. Chiediamo verità, giustizia e prevenzione. Subito una commissione parlamentare d’inchiesta come quella sul femminicidio

Chi è il pedofilo? Cos’è la pedofilia? Cosa contraddistingue quella di matrice ecclesiastica? Quali sono le conseguenze per una vittima? Quanti sono i preti pedofili in Italia? Quante sono le loro vittime? Cosa fare quando si viene a conoscenza di una violenza subita da un bambino? A chi rivolgersi e a chi non rivolgersi per denunciare?

Sin da quando è nato Left – il 17 febbraio 2022 sono esattamente 16 anni – dare una risposta a queste domande è stato uno dei nostri impegni prioritari. E lo abbiamo fatto con inchieste giornalistiche, dando voce alle vittime inascoltate e ignorate dalle istituzioni, oltre che con articoli divulgativi avvalendoci della competenza di esperti in varie discipline – avvocati, psichiatri, psicoterapeuti, storici, magistrati, psicologi. Siamo infatti convinti che uno degli errori più grandi del giornalismo in Italia consista nel raccontare il fenomeno criminale della pedofilia di matrice clericale come fosse una “semplice” somma di vicende di cronaca isolate, che accadono per caso all’interno delle parrocchie.

L’home page del database di Left

 

Una delle conseguenze è che, soprattutto dai grandi media e dalla tv, viene restituita all’opinione pubblica un’immagine falsata, parcellizzata di un crimine violentissimo che invece purtroppo è diffuso ovunque ed è malamente affrontato sia dalle istituzioni ecclesiastiche che da quelle laiche. Come se non ci fosse nulla da fare. Come se fosse inevitabile. La pedofilia è divenuta ormai un fenomeno endemico alla Chiesa cattolica. È stato accertato dalle inchieste realizzate negli ultimi 15 anni in Paesi come gli Stati Uniti, Olanda, Belgio, Irlanda, Germania, Francia, Australia. Ma è falso che non ci sia nulla da fare. Le stesse inchieste hanno dimostrato che solo affrontando la pedofilia clericale senza tare ideologiche, con l’obiettivo di mettere definitivamente la parola fine e avendo chiaramente presente cosa comporti per un bambino essere stuprato da un adulto di cui è stato indotto a fidarsi, solo così, dicevamo, si può iniziare a pensare di poter sradicare questo crimine da un ambiente culturale che per decenni, o meglio per secoli, ha sempre pensato a preservare l’istituzione religiosa da scandali che difficilmente avrebbe saputo giustificare, e mai si è preoccupato di tutelare i bambini dalla violenza. Una violenza omicida.

Chi legge Left sa che per noi questo è un punto cardine. Sulle nostre pagine più volte la violenza di un adulto su un bambino è stata definita da psichiatri e psicoterapeuti «un omicidio psichico». Tanto basterebbe, a nostro avviso, per mettere in allarme le autorità laiche preposte alla prevenzione e alla repressione di questi reati. Tanto dovrebbe bastare per non tollerare nemmeno una violenza in più e fare di tutto per impedirla. Invece nulla di tutto ciò. E questa intollerabile indifferenza è una delle concause che hanno reso endemica la pedofilia negli ambienti ecclesiastici.

Ormai l’Italia è rimasto l’unico Paese in cui la Chiesa e lo Stato non hanno mai voluto realizzare un’indagine su scala nazionale. Come leggerete nell’articolo di Marina Turi persino la “cattolicissima Spagna” si sta attivando per realizzare un’inchiesta indipendente. Una svolta storica resa possibile dall’eccellente lavoro d’inchiesta del quotidiano El Pais che nel 2018 ha preso le mosse dalla realizzazione di un database pubblicato sul proprio sito.

Da tempo noi di Left chiediamo che sia istituita una commissione parlamentare d’inchiesta sulla pedofilia nella Chiesa italiana come quella importantissima, già attiva, sul femminicidio. Ma il nostro appello fino a oggi è rimasto incredibilmente senza riscontro. Vogliamo pertanto sopperire a questa grave mancanza di informazioni con un nostro archivio online, il primo in Italia realizzato da una testata giornalistica. Una mancanza che è anche una inaccettabile disattenzione da parte della politica e delle istituzioni nei confronti della sicurezza e della salute psicofisica dei bambini.

Realizzato in collaborazione con l’associazione di vittime Rete L’Abuso che da anni gestisce un proprio archivio, lavorando su fonti originali, su fonti d’agenzia e giornalistiche, il database indica, laddove è possibile renderlo noto, il nome del sacerdote condannato o sotto inchiesta, il tipo di reato contestato, il numero conosciuto delle vittime, l’anno in cui è stato compiuto il reato, la data in cui il caso è divenuto noto, la diocesi di appartenenza. Un numeratore terrà aggiornato il conteggio dei sacerdoti coinvolti e delle loro vittime, mentre una parte del sito sarà dedicata all’archiviazione delle fonti giornalistiche e dei documenti. L’archivio è online dal 18 febbraio 2022 mostrando i primi 60 casi censiti e accertati (chiesaepedofilia.left.it). Sarà aggiornato costantemente e vi anticipiamo sin da ora che sono almeno 300 le “situazioni” documentate negli ultimi 20 anni, con centinaia e centinaia di vittime; sarà inoltre implementato da inchieste originali, interviste, analisi e riflessioni di esperti per dare un’interpretazione dei risultati ottenuti, con linguaggio chiaro e divulgativo.

L’obiettivo è fornire all’opinione pubblica un quadro d’insieme della situazione italiana per fare pressione sulla politica e le istituzioni affinché pongano in essere tutte le misure necessarie per prevenire ulteriori violenze – la pedofilia è notoriamente un crimine seriale – e per garantire tutta la necessaria assistenza psicologica alle vittime. Ci pare il minimo sindacale in un Paese civile

Se sei a conoscenza di un caso che non è stato segnalato o vuoi aggiungere nuove informazioni a quelle già pubblicate, puoi scriverci all’indirizzo email chiesaepedofilia@left.it

(**) questo è l’editoriale del numero di LEFT, in edicola dal 18 febbraio 2022 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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