Accanimenti in Trenitalia

Cosa ha combinato una giovane “controllora” (o capotreno) sul treno Thello da Milano a Marsiglia del 12 settembre

di Angelo Maddalena (*)

Partiamo dalla giovane capotreno (capelli lunghi e scuri) che ho avuto la (s)fortuna di incontrare sul treno Thello che ho preso a Genova alle ore 12 e 55, più o meno: veniva da Milano e andava a Marsiglia. E’ lo stesso treno (presunto ad Alta Velocità) credo in partnership tra Trenitalia e SNCF – società ferrovie francesi – che non più di due mesi fa si è fermato per un paio d’ore sotto il sole di luglio in aperta campagna per guasto e i passeggeri sono stati soccorsi con acqua d’emergenza, perché rischiavano malori e insolazione. E’ sempre lo stesso treno che, per esempio il 12 settembre, aveva un bagno intasato cioè l’acqua di un cesso non scendeva giù e rischiava di traboccare; poi una porta non si apriva o quelque chose comme ça.

Veniamo ai fatti importanti. C’erano due ragazzi senza biglietto, la “controllora”giovane (non so se era il capotreno) li invita a scendere a Savona. Fino a qui ci siamo. La cosa scorretta e illegale – oltre che superflua e ridicola – è che dopo aver accompagnato i ragazzi nel corridoio nell’attesa di arrivare a Savona (mancavano almeno venti minuti) è chiudere la porta comunicante fra una carrozza e un’altra, cioè “sequestrarli” così bloccando anche quelli che per diversi motivi vogliono passare da un vagone a un altro. Un controllore o una controllora di esperienza non lo avrebbe mai fatto ma nel nostro mondo alla rovescia ci sono – o forse ci sono sempre stati – i “giovani zelnati” ovvero più rigidi e fanatici dei meno giovani. E qui a me vengono in mente certi pentastellati, giovani e agguerriti, per non dire aggressivi e fanaticoidi.

La giovane controllora zelante compie un atto così ridicolo e illegale che le sue risposte a uno dei due ragazzi senza biglietto sono ancora più inchiodanti. Uno dei ragazzi si accorge subito dell’illecito e lo dice alla controllora che intanto si è avviata a controllare i biglietti nel vagone allontanandosi dalla porta comunicante. La normativa non permette un gesto del genere, tranne che il capotreno o controllore non rimanga a “presenziare” la porta comunicante per aprirla all’occorrenza. La nostra ferroviera invece fa il contrario, e richiamata da uno dei due non torna prontamente indietro, neppure quando le viene detto che c’è gente che vuole passare. Torna dopo un po’ ma uno dei due che aspetta di scendere a Savona (l’altro è un ragazzo della Guinea che non parla l’italiano!) le dice “lei non può chiudere le porte”. Lei per tutta risposta dice “Vuoi chiamare in causa me, tu che sei senza biglietto?”. Viene da prenderla a simbolici schiaffi… Perché non si risponde alla infrazione (è prevista una multa per chi non ha il biglietto o altri provvedimenti tipo scendere dal treno ma essere privi di biglietto non è un reato!) con una illegalità o un eccesso di zelo gratuito e inutile; o con un “abuso di ufficio” (sto giocando a esagerare… anche se mi vien voglia di informarmi). Per essere chiari: la prassi di un controllore che invita a scendere un viaggiatore senza biglietto è aspettare la fermata successiva controllando che scenda e se non accade può “accanirsi”, tipo chiamare la Polfer.

Quando il ragazzo le ha chiesto di aprire perché aveva dimenticato qualcosa al suo posto, la controllora ha fatto finta di niente. Dopo reiterate richieste è arrivata, anche per aprire ad altri viaggiatori che nel frattempo si erano assiepati e aspettavano da alcuni minuti di passare da un vagone all’altro.

Sapete come ha risposto la controllora alla “minaccia” del viaggiatore non in regola di denunciarla? Con queste parole: “Voglio vedere come fai a dimostrare di essere su questo treno se non avevi il biglietto”. Come dire: lo so che sto sbagliando e non potrei fare quello che faccio ma mi “appoggio” alla tua “clandestinità” per non riconoscere né assumermi la mia responsabilità. Abbastanza penoso.

Un ferroviere più anziano che ho incontrato nel treno regionale successivo mi diceva: “Ai neoassunti fanno un lavaggio di cervello terribile, mentre a noi che veniamo dai tempi in cui la ferrovia era meno privatizzata e più unificata non possono farci niente”. Quindi: i giovani lavoratori delle ferrovie vengono sottoposti a un “martellamento” repressivo e loro – anziché ribellarsi o pensare di curare le condizioni sindacali o altre cose importanti dell’Azienda che meriterebbero lotta e resistenza (non ultimo la rovina dei treni regionali e “universali” dovuta al potenziamento dell’Alta Velocità truffaldina) – si accaniscono sui viaggiatori sino a fare gaffes come questa. Per fortuna ce ne sono pure che si ribellano, come quel “giovane ferroviere” di Pisa che un anno fa – mi pare – si ribellò a certi diktat e venne licenziato ma siccome aveva ragione (se la memoria non mi inganna) riassunto dopo qualche mese. Oppure come altri ferrovieri che negli ultimi anni hanno dimostrato dignità e resistenza. Ricordo una giovane capotreno in Veneto, ormai circa dieci anni fa, che mi disse queste parole riferite al terrore che le dirigenze di Trenitalia cercano di incutere ai macchinisti e ai capitreno di ogni età. “Ci tagliano la gola” disse. Una metafora, certo: ma se andiamo a vedere le centinaia di ferrovieri licenziati negli ultimi anni, spesso per motivi insulsi ci rendiamo conto che oltre alla gola – in senso metaforico – tagliano la dignità, la serenità di intere famiglie ecc. Per non parlare degli incidenti che hanno “bruciato” la gola di decine di persone, “a partire” da Viareggio nel giugno 2009… con il processo andato avanti sino a pochi mesi fa, con molti ex e attuali dirigenti condannati al carcere; fra loro l’ex AD di Trenitalia Mauro Moretti (7 anni per le responsabilità sulla mancanza di sicurezza).

(*) Angelo Maddalena è un attento “osservatore critico” di treni e dintorni; cfr a esempio qui I treni… e chi “paga”

LA FOTO – SCELTA DALLA BOTTEGA – FORSE SI RIFERISCE A UN TRENO DI NON ALTA VELOCITA’  (che sia del 1820, del 1924 o del 2017 però non sappiamo; ma se viaggiate spesso in ferrovia capirete che ogni dubbio è legittimo).

 

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