Adam Zagajewski: una poesia, anzi due

Inizia oggi «La cicala del sabato» ma non si offendano le formiche: c’è post(o) anche per loro

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Ma forse facevamo soltanto finta di non sapere niente.
Forse così era più facile, di fronte all’enormità
dell’esperienza,
di fronte alle sofferenze (sofferenze altrui, in generale).
Forse c’era in questo addirittura un po’ di pigrizia
e un briciolo di indifferenza ostentata. Forse pensavamo:
meglio essere un tardo epigono di Socrate
piuttosto che riconoscere che qualcosa tuttavia sappiamo.
Forse nelle lunghe passeggiate, quando ci si disvelavano
la terra e gli alberi, quando cominciavamo a capire
qualcosa,
avevamo paura del nostro coraggio.
Forse il nostro sapere è amaro, troppo amaro,
come le grigie fredde onde del Mare del Nord,
che ha risucchiato già così tante navi,
ma continua ad essere affamato.

Questa è la poesia scelta dalla “cicala” per il suo primo sabato ufficiale in bottega. Se non vi basta… ecco altri versi di Adam Zagajewski, amati dalla medesima “cicala”

A Ryszard Krynicki

Quand’era a Stoccolma
Nelly Sachs lavorava
di notte a luce spenta
per non svegliare la madre malata

Scriveva al buio.
La disperazione le dettava parole
pesanti come la scia di una cometa.

Scriveva al buio,
in un silenzio rotto soltanto
dai sospiri del pendolo.

Persino le lettere erano assonnate,
la loro testa ricadeva sul foglio.

E il buio scriveva
reggendo in mano quella donna
attempata come una penna stilografica.

La notte poi si impietosiva,
sulla città cresceva la grigia prigione dell’alba,
l’aurora dalle dita rosate.

Quando si addormentava,
si svegliavano i merli
e non vi erano pause
nella tristezza e nel canto.

Dalla vita degli oggetti»)

(*) Come annunciato in “bottega” sabato scorso, la CICALA si prende un suo spazio fisso. Libraia militante e molto altro, codesta cicala da tempo manda ad amiche/amici per 3-4 giorni alla settimana i versi che le piacciono: immaginate che gioia svegliarsi al mattino e trovare una nuova poesia. Le ho proposto più volte di prendersi il sabato per riproporre un po’ di versi in bottega ma la cicala… si schernisce, obiettando: “la formica sei tu” (è preparatissima in letteratura ma ignorante in zoologia: io sono notoriamente un ornitorinco con vaghe parentele fra bonobo, draghi e delfini). Comunque alla fine abbiamo raggiunto uno storico accordo: lei sceglie ogni settimana fra le ultime poesie che ha inviato quella da regalare alla “bottega” e io posto, come si gerga oggi. Va bene? Se non vi basta… scrivete e protestate. Chissà. La colonna sonora consigliata non poteva che essere “COMO LA CIGARRA” cantata da Mercedes Sosa; è qui: https://www.youtube.com/watch?v=wv_-kUkP998 Ci rivediamo sabato prossimo. (db)

 

Redazione
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