Addio a Ben Bova e a Vittorio Catani

di Fabrizio Melodia

Ogni epoca ha le sue catastrofi. L’umanità vecchia lascia il posto al nuovo. Mai come in tempi di pandemie la Nera Signora visita ogni ambito della nostra realtà, ricordandoci quanto – nonostante la nostra tecnologia, la conquista dello spazio, l’economia (che si vorrebbe splendente ed è solo soffocante) – siamo sempre un corpo fragile, polvere di stelle sbattuta dal vento solare che si perderà nel vuoto spinto.
Con una notizia twittata dalla nipote Katryn Brusco, attivista e scrittrice lei stessa, veniamo a conoscenza che Ben Bova, scrittore di fantascienza, ha intrapreso la via delle stelle il 1 dicembre: «Mio zio acquisito Ben, icona della fantascienza, autore, amante dell’avventura, contastorie, futurista e omonimo di mio figlio, Ben Bova, è scomparso questa mattina a causa di una polmonite e di un ictus causato da Covid-19. Inutile dire che mancherà terribilmente a noi e al mondo intero».
Ho letto poco di Ben Bova, soprattutto grazie a vecchi Urania. Quando scavavo tra gli scaffali dell’usato qualcosa di Bova saltava sempre fuori. Leggerlo era una emozione strana, come se le relazioni fra le parole e le mani possano costituire il tempo di una narrazione infinita, che sopravvive alle pagine e alle strutture linguistiche.
Bova era nato a Philadelphia 88 anni addietro. Autore assai versatile scrisse sia per la televisione che per il cinema. Nel 1971 divenne curatore della rivista di fantascienza «Analog» (diretta fino al 1978) e successivamente della rivista «OMNI»: fino al 1981 quando decise di fare lo scrittore a tempo pieno.
Come curatore di antologie vinse il premio Hugo dal 1973 al 1977 e poi nel 1979. Era presidente della Science Fiction Writers of America e presidente emerito della National Space Society.
Di lui ricordo soprattuto il romanzo «Duellomacchina» (Urania 558, del 1969): con tematiche in anticipo sul cyberpunk di William Gibson, appartiene al ciclo degli Watchmen, con due precedenti romanzi «Conquistatori di stelle» (1959) e «Star Watchmen» (1964).
Scherzando – o forse no – Bova disse che l’idea di «Duellomacchina» gli era venuta litigando per un parcheggio: ipotizzò una macchina in grado di far battagliare due avversari. Come recita la quarta di copertina: «una preziosa invenzione terapeutica; un congegno psico-elettronico mediante il quale si può combattere fino alla morte, ma senza morire; uno strumento di civiltà, di progresso, di pace, che permette lo sfogo regolato degli istinti aggressivi dell’uomo. Questo è la duellomacchina, nelle intenzioni del suo ideatore. Ogni interferenza, manomissione o sabotaggio è impossibile. Tutto è stato previsto perchè i duellanti non possano in alcun modo danneggiarsi, quali che siano le armi che hanno scelto, l’odio che li anima. Eppure, a un certo punto, dalle cabine della duellomacchina cominciano a uscire veri cadaveri». 

Bova ebbe modo di affermare: «Le storie di fantascienza sono quelle in cui un qualche aspetto di scienza futura o di alta tecnologia è così integrale alla storia che se togli la scienza o la tecnologia la storia collassa».

Ci mancherà.
E molto ci mancherà anche lo scrittore Vittorio Catani. Fu il primo ad aggiudicarsi il “Premio Urania” nel 1989, fu vincitore inoltre per ben 17 volte del “Premio Italia” per la fantascienza.
Nato a Lecce nel 1940, Catani si è spento lo scorso 23 novembre per cause non rese pubbliche. Storico importatore della fantascienza in Italia, era conosciuto e apprezzato anche all’estero – Francia, Germania, Svizzera, Ungheria, Repubblica Ceca, Finlandia, Giappone, Brasile ecc – dove si tradussero le sue opere più famose, a partire da «
Breve eternità felice di Vikkor Thalimon» a «Il quinto principio» (*).

Sul blog di Urania lo ricorda Enzo Verrengia: «Nato a Lecce ma da sempre radicato a Bari, una capitale del meridione differente dalle altre. Avvantaggiata dal trovarsi sulle rotte verso e dal Levante, felice commistione di terziario, commercio e sviluppo. Non a caso, nei suoi dintorni sorge Tecnopolis, la città dell’informatica. Dal suo ufficio di direttore di banca in viale Unità d’Italia, Catani conciliava l’impegno professionale con la vocazione creativa. Per il suo appartamento nel quartiere di Poggiofranco transitò, fra gli altri, John Brunner. Era l’epoca del fandom. Catani fondò proprio a Bari la rivista amatoriale THX1138, che pubblicò autori poi affermatisi. E c’erano le convention, dove era possibile fare incontri mirabolanti, come quello che lo scomparso raccontava essere avvenuto una volta a Rimini con Robert Silverberg, che cercava disperatamente un bagno. Senza dimenticare una performance a Montepulciano nel 1986, allorché alla premiazione di un concorso per racconti fantastici, Alberto Moravia redarguì Luce D’Eramo per avere affrontato con il romanzo Partiranno un argomento fantascientifico: alieni sulla Terra. Catani guidò la pattuglia indignata che abbandonò la sala».
In “bottega” se ne è scritto spesso (**) ma bisognerà riparlarne ancora perchè il suo contributo alla fantascienza è stato di primissimo piano.

Che le stelle accolgano Ben Bova e Vittorio Catani negli universi paralleli, si spera migliori di questo nostro mondo chiuso e cupo.

(*) in “bottega” lo abbiamo recensito addirittura tre volte: La termodinamica rielaborata da Vittorio Catani (db), «Codice rosso: evitare che si parli di questo libro» (Johnny Sheetmetal) e Un romanzo imprescindibile di Vittorio Catani (Mauro Antonio Miglieruolo).

(**) oltre alle recensioni dei suoi libri in “bottega” è apparso anche Urge fermare Vittorio C (con il blog-vudù), un sarcastico invito a bloccare le sue distopie. Ma trovate anche 2 suoi brevi saggi (L’uomo riprogrammato e Universi o multiverso?) e 8 suoi racconti: Vittorio Catani: «Deserto azzurro», Grandi eventi al G277, «Forestieri»: un racconto di Vittorio Catani, Elogio della guerra, Vittorio Catani – Appuntamento nell’Ex-Mondo, Nella Nostra famiglia, Tempo di FastTime e Vittorio catani: 24 ore nella teratochimica.

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

Un commento

  • Un momento di lettura toccante, ricordi che splendono come stelle sul mantello nero del cielo, è il destino dei sognatori, quello di cercare oltre la notte i sogni, gli scrittori di fantascienza hanno i piedi a terra, ma con le braccia alzate, le mani protese cercano l’infinito… E oggi quel tuo romanzo che ha segnato la storia, Moravia delle incertezze e dei sentimenti incrinati, Moravia dei divorzi e dei tradimenti, che pubblicasti tu, mi è indifferente, invecchiato male, mentre lo straordinario, il meraviglioso, il domani è sempre lì a darmi gioia, sperimentazione, scoperta… Viva la SF… Mi alzo e esco… Viva Catani.

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