Afriche controcorrente – 2 (*)
recensione a «Congo Inc» di In Koli Jean Bofane
«Gli interessi di tutti coincidevano, tranne ovviamente quelli dei congolesi». E quell’ «ovviamente» è un capolavoro di sarcasmo visto che del Congo si sta parlando. La frase è a metà – anzi un po’ oltre – di un romanzo che prima o poi dovete leggere: «Congo Inc» (230 pagine per 17 euri; traduzione di Carlo Mazza Galanti) con il sottotitolo «Il testamento di Bismarck» di In Koli Jean Bofane, pubblicato pochi mesi fa dall’editore 66thand2nd.
Geniale e feroce.
Tristemente e allegramente bellissimo.
Una grande trama ma anche una grande scrittura.
Imprevedibile sempre.
Di certo Isookanga – il giovane protagonista – non lo scorderete. Mi viene in mente adesso che in italiano è uscito (sempre da 66thand2nd ) un altro romanzo di In Koli Jean Bofane cioè «Matematica congolese», altrettanto bello o quasi; ma per motivi “misteriosi” dopo averlo letto… mi sono dimenticato di parlarne qui in “bottega” o meglio non ho trovato il tempo per farlo.
Per quel che qui ci interessa – cioè cercare libri africani “controcorrente” – l’autore sceglie di raccontare il Congo “Inc” (la spiegazione del titolo è a pagg 210-211) attraverso una favola ironica e crudele. Si aggira fra bambini di strada e “stregoni”, videogiochi feroci, “mondialismo”, il supplizio del collare, i «deliziosi sensi di colpa» di una occidentale, la «Chiesa della moltiplicazione divina», un’acqua minerale congolese/svizzera, un cinese che si trova coinvolto oltre ogni assurdità e sullo sfondo – ma a volte in primo piano – i signori della guerra, il coltan, la vergogna degli «operatori umanitari» («nei loro veicoli immacolati» […] distribuivano razioni di biscotti consacrati») e «gli addetti alla risoluzione dei conflitti» («piuttosto che far tacere le armi cercavano di identificare gli acronimi che circolavano nell’Est del Paese») ma anche Clinton e il Ruanda, l’ombra di Lumumba e dei suoi assassini venuti dal Belgio. In due punti il libro è di una violenza agghiacciante; in altre 15-20 occasioni l’ironia è invece la chiave giusta per vedere il mondo sottosopra, per riderne seppure con una punta di impotenza. Se non conoscete un po’ di storia africana – ma purtroppo siete in grande compagnia – forse non capirete del tutto le allusioni al 6 aprile 1994 e alle «scatole nere del Falcon distrutto nei cieli di Kingali»; forse vi verrà voglia di sapere pezzi di verità sulle origini delle “guerre mondiali africane”: qui in “bottega” qualcosa (non è tutto ma non è poco) troverete.
Protagonista di «Congo Inc» è un “pigmeo” o meglio un ekonda ma in molti punti il romanzo è davvero corale: e comunque ci sono una ragazza, cioè Shasha «la Iattanza», e un vecchio più saggio del previsto che rubano la scena a Isookanga.
Chiuso il libro tornate alla dedica: solo allora capirete quanto è feroce scrivere «all’Onu, al Fmi, all’Omc».
(*) Stimandomi un africano “ad honorem” – lo considero un complimento bello quanto immeritato – più volte amici/amiche mi hanno chiesto «Perché sappiamo così poco dell’Africa?». Ho sempre cercato di rispondere (anche qui in “bottega”) che la censura e l’ignoranza sono ben organizzate e datano da tempo – secoli di schiavismo prima, la spartizione dell’Africa a Berlino nel 1885, poi le infamie del colonialismo e i “segreti” del neocolonialismo per continuare il saccheggio – consigliando di leggere da un lato «Atena nera» di Martin Bernal per capire come gli storici europei hanno lavorato a cancellare i contributi africani alla “nostra” civiltà e dall’altro a cercare (in francese perché quasi nulla si trova in italiano) gli scritti di Cheikh Anta Diop, storico, filosofo, antropologo, scienziato e politico senegalese e/o a recuperare in biblioteca (è esaurito) «Storia dell‘Africa nera» di Joseph Ki-Zerbo.
Mi vien voglia di riproporvi un gioco, già uscito in “bottega”: guardate prima qui Un piccolo test di storia rimossa e poi qui Le risposte al test di storia rimossa per indirizzarvi poi su un bel libro – questo per fortuna in italiano c’è – ovvero «Le mie stelle nere» di Lilian Thuram (sì, l’ex calciatore) che non solo d’Africa e delle sie diaspore sa parlare ma che sorprende e incanta dall’inizio alla fine.
Già non dovremmo dire “Africa”: il giornalista Ryszard Kapuscinski aveva ben spiegato che semmai dovremmo parlare di Afriche.
Bugie, stereotipi e rimozioni continuano. Così, in quest’ottica mi è sembrato utile segnalare in “bottega” insieme due libri diversissimi ma entrambi decisamente controcorrente: ieri «Capo di Buona Speranza», cioè gli articoli di Eyoum Nganguè, e oggi il romanzo «Congo Inc» di In Koli Jean Bofane. Ma ci sono altri libri importanti… chi mi aiuta ad allargare il discorso? (db)