Alan D. Altieri e «Il cavaliere dell’Apocalisse»

di Pierluigi Pedretti

«La laurea in ingegneria meccanica, inoltre, gli ha sempre permesso di muoversi tra scienza, tecnologia e armi, antiche e moderne, con estrema disinvoltura e competenza, contribuendo così a definire uno stile narrativo che non esiterei a definire salgarianesimo tecnologico, in cui le conoscenze tecniche dirette gli hanno sempre permesso di arricchire di dettagli puntigliosi le sua cavalcate da una parte all’altra dello spazio geografico e del tempo storico. Proprio per tutti questi motivi, forse, a dominare la scena dei suoi romanzi e racconti più significativi è quasi sempre la guerra (…) Da questo punto di vista la trilogia di Magdeburg, che descrive con rigore storico e violenza probabilmente mai vista prima in un romanzo storico la guerra dei Trent’anni, può forse rappresentare il punto di arrivo definitivo della sua opera narrativa». Come non essere d’accordo con Sandro Moiso che il 13 giugno 2019 ricordava così su Carmillaonline Alan D. Altieri a soli due anni dalla morte? Sergio Altieri (Milano 1952) – questo era il suo vero nome – è stato non solo uno dei più prolifici scrittori italiani di genere, impegnato nel thriller, nella fantascienza, nel romanzo storico, nel poliziesco ma anche traduttore (fra gli autori tradotti: George R. Martin, Raymond Chandler, Dashiell Hammett, Howard P. Lovecraft) nonchè direttore editoriale di collane da edicola, sceneggiatore e story editor per il cinema. Insomma, un personaggio poliedrico che vorremmo ricordare a quindici anni di distanza da uno dei suoi libri più intriganti, «L’eretico» (Corbaccio, 398 pagine.

«Emerse dalle tenebre. Memento e incubo. Un uomo in un mantello color delle ombre, su un cavallo da guerra color dell’acciaio. Un viandante. Nient’altro che un viandante in nero» E’ l’incipit del primo romanzo della trilogia di Magdeburg La Furia» e «Il Demone» gli altri due libri). Vivete ancora del pregiudizio che gli italiani non sappiano narrare storie forti e avvincenti? Credete ancora che i nostri scrittori non conoscano gli artifici per tenervi legati alla lettura dalla prima all’ultima pagina? Pensate che la nostra letteratura di genere non sia all’altezza di quella francese o angloamericana? Sarete smentiti da Altieri – non è il solo ovviamente – che qui ci accompagna tremebondi nella ferale Guerra dei Trent’anni. Eserciti di professione, truppe cittadine e sbandati di ogni sorta vagano da una terra tedesca all’altra spingendo migliaia di inermi sudditi di questo o quel signore verso la morte. Non c’è speranza, non c’è salvezza. Uomini e donne, bambini e anziani vedono inferti sui loro corpi sangue e disperazione. Nascosti dietro gli scudi della fede, paravento di ben altre ambizioni, i nobili cattolici e quelli protestanti di ogni parte d’Europa si scontrano nella Germania del 1630, divenuta un immenso campo di battaglia. Magdeburg, laboriosa città luterana sulle rive dell’Elba, è il simbolo della resistenza al potere imperiale. La violenza non conosce però giustizia. Nessuno è innocente, non si può che essere spietati in quell’immensa macelleria che è divenuta la terra tedesca. Almeno finché in un livido giorno invernale non appare sulle strade macchiate di sangue uno sconosciuto cavaliere, vestito di nero, che porta strane armi, che si muove silenzioso come una belva. Il suo destino si incrocia ben presto con quello di Reinhardt von Dekken, uno dei nobili più potenti del Sacro Romano Impero, che ha fatto della difesa del cattolicesimo l’arma oscura per la propria contorta e violenta personalità. Costruito secondo i canoni dei migliori thriller, dosando abilmente storia (anni di meticolose ricerche sul periodo da parte dell’autore) e suspense, L’eretico – che giungeva dopo dodici romanzi – consacra in quel 2005 il definitivo valore di narratore dell’italianissimo Altieri. Peccato non ci sia un regista che abbia saputo coglierne le potenzialità cinematografiche. Che dice Matteo Rovere? Sorretto da un linguaggio secco e scorrevole e influenzato non solo dal romanzo storico, ma anche da tanto cinema (Il cavaliere della valle solitaria con Alan Ladd, Il cavaliere pallido con Clint Eastwood, oppure L’ultima valle con Omar Shariff, ambientato anche questo durante la Guerra dei Trent’anni) il romanzo è costruito come una perfetta macchina narrativa dove il bene e il male si avviluppano inestricabilmente mostrando la forza e la debolezza dei sentimenti umani. Altieri va riscoperto e letto assolutamente da tutti coloro che amano l’avventura. Perché non leggerlo a partire proprio da L’eretico?

 

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