Alba Dorata e i neofascisti italiani

di Saverio Ferrari (*)

LA SENTENZA DI ATENE CONTRO ALBA DORATA: UN INCENTIVO A SCIOGLIERE IN ITALIA I GRUPPI NEOFASCISTI

STORIA DEI RAPPORTI DEI NEONAZISTI GRECI CON FORZA NUOVA E CASA POUND

Alba Dorata non è un partito politico ma un’organizzazione criminale. Questa la sentenza pronunciata il 7 ottobre scorso dalla Corte d’Appello di Atene nei confronti di ben 68 esponenti dell’organizzazione, praticamente l’intero gruppo dirigente, giunta al termine di un lunghissimo processo durato cinque anni e mezzo. Alla sbarra erano finiti Nikos Michaloliacos, fondatore e leader del gruppo, accusato insieme ad altri 17 dirigenti (tra loro nove ex parlamentari), di essere il mandante dell’assassinio del rapper antifascista Pavlov Fyssas, 34 anni, assassinato il 18 settembre 2013 in un quartiere del Pireo da Yorgos Roupakias, un attivista dell’organizzazione reo confesso, nonché di altri due tentati omicidi sempre al Pireo: contro alcuni pescatori egiziani e un gruppo di attacchini comunisti. Il resto dei 68 imputati doveva rispondere delle responsabilità materiali di queste e di altre aggressioni a migranti, sindacalisti e antifascisti, a partire dal 2012.

Quando è stata letta la sentenza un gigantesco boato di approvazione si è levato dalle oltre 15 mila persone che si erano radunate davanti all’edificio, convocate da partiti, movimenti di sinistra e gruppi antifascisti. Un esito tutt’altro che scontato con il pubblico ministero praticamente allineato sulle posizioni della difesa a sostenere l’innocenza del capo del partito, dei membri del Consiglio nazionale e del vecchio gruppo parlamentare. L’unico da condannare, secondo la procuratrice della Repubblica, era l’assassino Roupakias.

Ora secondo il sistema penale greco l’ammontare delle pene verrà comunicato in seguito. Il killer di Pavlov Fyssas rischia l’ergastolo, mentre per Michaloliacos e gli altri dirigenti le pene dovrebbero oscillare tra i 5 e i 15 anni.

LA PARABOLA DI ALBA DORATA

Alba Dorata, Chrisì Avgì in greco moderno, era stata fondata attorno alla metà degli anni Ottanta da Nikos Michaloliacos, 62 anni, nostalgico del regime dei colonnelli (da giovanissimo aveva militato nel Movimento 4 Agosto di Kostantinos Plevris) oltre che convinto negazionista dell’Olocausto, allontanato dall’esercito greco per possesso illegale di armi da fuoco. Ufficialmente come partito politico Alba Dorata verrà però registrata solo nel 1993. Il suo simbolo, apparentemente un innocente meandro su sfondo rosso, richiama in realtà una svastica. Non a caso. «È un partito nazista, che ha assunto in toto l’ideologia hitleriana», così il giornalista greco Dimitri Deliolanes, studioso del fenomeno a cui ha dedicato un libro dal titolo indicativo Alba Dorata. La Grecia nazista minaccia l’Europa, ha descritto questa organizzazione.

Alba Dorata rimane ai margini della vita politica fino alle elezioni politiche del 2012, quando nel pieno della crisi economica e del riversarsi anche in Grecia di ondate migratorie, entra per la prima volta in parlamento con il 6,97% conquistando 21 seggi su 300. Nelle precedenti elezioni politiche del 1996 aveva raccolto solo lo 0,07%. Un balzo spettacolare. I deputati all’apertura della prima seduta entreranno in aula inquadrati a passo militare. Già comunque nelle amministrative del 2010 Alba Dorata aveva raggiunto il 5,3%, con un seggio al consiglio comunale di Atene assegnato allo stesso Nikos Michaloliacos.

Il suo massimo risultato lo conseguirà successivamente nelle elezioni europee del 2014 divenendo il terzo partito del Paese con il 9,4%, e ben centomila voto in più rispetto al 2012, eleggendo tre europarlamentari. Un successo ottenuto quando già, a fine settembre 2013, Michaloliacos e altri 36 esponenti del partito erano stati arrestati con l’accusa di aver costituito un’associazione criminale mandante dell’assassinio del rapper Pavlos Fyssas. Si parlò nell’occasione dei timori di un possibile colpo di Stato. Anche la stampa internazionale dette ampio spazio a questo allarme. Alba Dorata aveva certamente dato vita a strutture paramilitari e organizzato campi di addestramento grazie anche alle complicità di cui godeva nella polizia e nelle forze armate. Indicativo il fatto che immediatamente dopo gli arresti siano arrivati improvvisi cambi ai vertici della sicurezza nazionale.

Il suo declino arriverà però solo nel 2019 quando alle elezioni nazionali non riuscì a superare la soglia di sbarramento del 3%, rimanendo esclusa dal parlamento.

UN MODELLO ANCHE PER I FASCISTI ITALIANI

Negli anni dei successi elettorali Alba Dorata, al pari di Jobbik in Ungheria, che nelle elezioni parlamentari del 2014 aveva toccato il 20,22%, divenne un modello per tutte le estreme destre. La sua affermazione in così poco tempo nel cuore dell’Europa induceva a considerare la possibilità di crescita per la galassia neofascista anche in altri Paesi in sofferenza a loro volta per la crisi economica. Dal canto suo, a livello internazionale, Alba Dorata guardava con interesse alla Russia di Putin. Nella sua visione c’era l’uscita della Grecia dal Patto Atlantico e dall’euro.

Nel febbraio 2015 entrò a far parte del partito paneuropeo di Alleanza per la pace e la libertà (una denominazione quanto mai impropria) con Forza Nuova, l’Npd tedeca, Great Britain e altre piccole formazioni neofasciste e ultranazionaliste spagnole, romene, belghe e slovacche. Una sorta di piccola Internazionale nera, colma di fascisti e di antisemiti, presieduta da Roberto Fiore, il leader di Forza Nuova, con cui Alba Dorata intrecciò una solida collaborazione. Tant’è che dopo i primi arresti nel settembre 2013 fu proprio Forza Nuova per prima in Italia a organizzare piccole manifestazioni di solidarietà.

Più volte i dirigenti e i militanti di Forza Nuova parteciparono ai raduni di Alda Dorata in Grecia, tra gli altri il 2 febbraio 2013 ad Atene per «liberare l’Europa dallo strapotere della finanza apolide e incontrollabile». Ricambiati, come il 24 gennaio 2016, quando a Milano Alba Dorata intervenne a un’iniziativa promossa da Forza Nuova. La vicinanza fu consacrata anche con l’allestimento per alcuni anni, sempre a Milano, nella giornata del 2 novembre, di una cerimonia con tanto di fiaccole e sfilate marziali in onore dei due militanti del partito greco, Giorgos Fountoulis e Manolis Kapelonis, assassinati in circostanze mai chiarite ad Atene, davanti alla sede del partito, il 1° novembre del 2013.

Ma non fu solo Forza Nuova in Italia a corteggiare la formazione greca, anche Casa Pound si mise in gioco. Scontato il copione con scambi di delegazioni e partecipazioni pubbliche a eventi. Uno di questi dal titolo «Alba Dorata, le ragioni del popolo greco» si tenne a Roma, il 29 novembre 2013, nella sede centrale del movimento in via Napoleone III, dove era stata esposta un’enorme bandiera greca, con la partecipazione di Apostolos Gletsos, un parlamentare di Alba Dorata (ora tra i processati ad Atene), più conosciuto in realtà come chitarrista degli Hellenik Stompers. Tra i pezzi di culto della sua band nazi-rock da segnalare Ellinikà SS e White Europe.

Ma ancora nel 2016 Casa Pound portò nel suo circolo di Ostia un altro esponente del partito greco, Kostantinos Boviatsos.

Ciò che attirava “i fascisti del Terzo millennio” erano alcune modalità dell’intervento sociale di Alba Dorata, in particolare le campagne di “aiuti” alimentari alla popolazione indigente rigorosamente di sangue greco. Da qui anche la «spedizione» ad Atene nei primi giorni del settembre 2015 in «soccorso dei camerati greci» con una delegazione guidata dal leader Gianluca Iannone «per consegnare alla popolazione strozzata dalle banche e dalla crisi, gli aiuti umanitari raccolti con la campagna “Per la Grecia, con la Grecia”». Nel comunicato, non casualmente si parlò di «un’iniziativa su cui da anni entrambi i movimenti sono in prima linea».

ASSOCIAZIONI A DELINQUERE

La sentenza nei confronti di Alba Dorata ha suscitato diverse reazioni in Italia, tra le altre di esponenti di sinistra e dell’Anpi volte a chiedere anche qui da noi lo scioglimenti dei gruppi neofascisti. Per altro, non solo in Grecia ma anche in Finlandia è stato recentemente messa fuori legge un’altra organizzazione neonazista (il Movimento di resistenza nordica) che aveva intrattenuto rapporti con Casa Pound, proprio in questi giorni a processo a Bari con 28 suoi esponenti per «riorganizzazione del disciolto partito fascista».

Le leggi per contrastare la ripresa dei fenomeni neofascisti in Italia esisterebbero da tempo. Si pensi alla legge Scelba del 1952, ma soprattutto alla legge del 1993, che prese il nome dell’allora Ministro dell’Interno (il democristiano Nicola Mancino), contro la «discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Ma sembra non trovino in Italia puntuale e adeguata applicazione. Assistiamo a una sorta di loro sospensione. Nell’aprile 2019 con un’interrogazione all’allora Ministro dell’Interno Salvini il senatore del Pd Bruno Astorre, con altri 27 colleghi, aveva chiesto «provvedimenti» di «scioglimento» nei confronti di Forza Nuova e Casa Pound. Ancor prima anche Luca Pastorino, deputato genovese di Liberi e Uguali, aveva depositato in tal senso una proposte di legge. Nella primavera del 2016 un ampio arco di forze in Lombardia e nel Veneto, composto da diverse sezioni dell’Anpi, dalla Fiom e dall’Arci di Milano, da diverse reti antifasciste e dall’Osservatorio democratico sulle nuove destre, promosse una petizione popolare on-line Per la messa fuori legge di tutte le organizzazioni neofasciste e neonaziste, rivolta al Presidente della Repubblica e ai presidenti di Camera e Senato. Raccolse oltre 70 mila firme. Una seconda campagna dal titolo «Mai più fascismi», promossa dall’Anpi nazionale nel 2018 arrivò a superare le 75 mila sottoscrizioni poi consegnate al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Lo scioglimento dei gruppi neofascisti e neonazisti che istigano all’odio e al razzismo rimane un obiettivo da raggiungere. Ne va del livello di civiltà e di tenuta democratica del nostro Paese. Forse bisognerà imparare dalla Grecia dove si è proceduto contro queste organizzazioni sulla base delle leggi che puniscono le associazioni a delinquere. Oltre che fasciste poi tali sono.

(*) ripreso dal numero di «Left» in edicola: nel dossier contro i nuovi fascisti articoli di Simona Maggiorelli, Eleonora Fiorenza, Gabriele Bartolini e Vittorio Renato Cirodario

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