Alessandra Daniele Vintage – 03

Rituali

racconto di Santascienza (da Futuro Breve (Carmilla On Line)

– Torno adesso dal pianeta Zrak, ho assistito alla Pioggia del Grande Nummo – disse lo sferoide, fluttuando attraverso l’elegante spazioporto di Alpha Draconis Primo.
– Oh, e com’è?- chiese il lafadiano, sfregando le 16 antennne in segno di saluto.
– Una cerimonia davvero suggestiva! Su Zrak, chi ricopre la carica di Grande Nummo è considerato il tramite fra le acque del cielo e quelle della terra. Così, quando muore, il suo enorme corpo polpiforme viene bollito per tre rivoluzioni planetarie, e tutto il vapore che ne risulta viene condensato, e sparato nell’atmosfera. La prima pioggia successiva è perciò ritenuta sacra, e tutti accorrono a infradiciarsi sentendosi benedetti.
– Affascinante! – Il lafadiano sgranò gli occhi prismatici. Poi aggiunse: – Sai, anch’io ho assistito a qualcosa del genere, su Terra. Un Ricambio Vaticano.
– Davvero? E’morto un altro di quei loro faraoni bianchi… come lo chiamano? Il Pupo?
– Il Papa. Sì, è morto, e milioni di loro si sono precipitati attorno alla sua salma.
– Per mangiarla?
– No, per fotografarla. Anche a costo di aspettare trenta ore pigiati tra la folla, evacuando i liquidi nelle stesse bottiglie da cui li avevano bevuti, e sempre continuando a fotografarsi anche a vicenda.
Il glabide sferoide oscillò pensoso.
– Gli occhi sono molto importanti per i terrestri. E dire che ne hanno solo due.
Il lafadiano annuì curvando le antenne, e riprese: – Poi c’è stato il funerale. Ho usato l’antigravità per seguirlo dall’alto. Hai presente quella loro piazza circondata dal colonnato a forma di tenaglia?
– Quella che sembra una pista d’atterraggio per i Dischi Xorg?
– Già. Era strapiena di terrestri, tutti rigidamente divisi per caste ben riconoscibili anche dal colore delle livree. Ed anche lì tutti si fotografavano a vicenda.
– E il Klatvin?
Il lafadiano ronzò ironico.
– Ma no, il Klatvin è l’evirazione rituale dei principi di Wrana!
Intendevi il Conclave? Be’, era l’unico posto dove non si poteva fotografare. Infatti ci sono rimasti pochissimo. Nella scelta della successione papale si sono limitati a seguire la linea dinastica: hanno nominato la vedova, Ra’hazzt-qualcosa, che s’è subito precipitata alla finestra per farsi fotografare.
Il glabide ondeggiò perplesso – Ma questi loro Pupi non dovrebbero essere tutti maschi?…
Il lafadiano si strinse nel diafano esoscheletro – Questo non mi è tanto chiaro… comunque non ci si può sbagliare di molto, i terrestri hanno solo due sessi.
– Ciascuno?
– A volte.
Passata l’ora di punta, lo spazioporto s’andava svuotando. Accompagnato dal lafadiano dalle otto propaggini cariche di bagagli, il glabide fluttuava pigramente verso l’uscita riflettendo ancora sui terrestri.
– E i loro rituali d’autodistruzione come procedono?…
Il lafadiano sospirò, con uno schiocco della laringe chitinosa.
– La vedova s’è subito unita agli altri principali Necrofori del pianeta. Ma credo che il suo influsso sui terrestri sia inferiore a quello del marito suo predecessore.
– E perché? – chiese il glabide fermandosi davanti all’uscita
– Non è fotogenica. – rispose il lafadiano, mentre usciva nel tramonto rossastro di Alpha Draconis.
Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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