Alessandra Daniele Vintage – 05

Nova.JPGLa città dolente

– Adesso! — Ordinò il generale Treacon. Il nucleo del TimeXPand sganciato sopra la città implose, creando una spirale temporale. In tutta l’area coperta dal raggio d’azione del dispositivo il tempo cominciò a espandersi. I roghi accesi dal plasma incendiario che divoravano la città e i suoi abitanti sarebbero durati sessanta volte più a lungo.
– Che spettacolo – mormorò Rivelli, l’inviato embedded de “Il Democratico”, guardando sul megaschermo della centrale operativa le riprese satellitari — Le lingue di fuoco paiono ondeggiare come… cipressi alla brezza marina — disse, compiacendosi della metafora letteraria.
– In effetti è anche molto elegante da vedere — commentò Treacon — ma ciò che conta è che la spirale innescata dal TXP ci consente di causare al nemico danni sessanta volte maggiori con la stessa quantità di plasma incendiario. Il tempo infatti non rallenta, ma si espande: la combustione dura più a lungo perché si ripete.

– La percezione del tempo da parte di chi si trova all’interno del campo di espansione ne risulta alterata?
– Be’, in base ai test effettuati sui… volontari, si può dire che la mente umana percepisca interamente questa moltiplicazione.
“Una tortura terrificante” pensò Rivelli, ma si guardò bene dal dirlo.
– Siamo pronti per il secondo lancio — comunicò il tecnico
– Mi segua — disse il generale, assestando all’embedded una rumorosa pacca sulla spalla — Le consento di assistere all’intero processo. Ecco, guardi sul monitor: prima il nucleo viene caricato portandolo a fine scala.
– Cioè?
– Espansione temporale infinita. Ripetizione eterna dell’attimo dell’implosione. Poi lo si regola sul grado prescelto, lo si installa nella testata al plasma…
– Cos’è quella? — chiese Rivelli, indicando una spia rossa lampeggiante comparsa all’improvviso.
Un attimo dopo l’esplosione lo mandò a sbattere contro la parete opposta. Tra le urla, il crepitio delle fiamme e lo strepito delle sirene, colse soltanto qualche parola. “Sabotaggio”, “sovraccarico”, “fine scala”.
Poi un’onda di fuoco lo inghiottì, straziandolo.
“Inferno” pensò Rivelli.
Lo pensò in eterno.

Luna nuova

Quando riprese conoscenza, Cynthia non poteva vedere né sentire nulla.
Però aveva ascoltato la sentenza, quindi sapeva dov’era.
Il penitenziario lunare Nova in costante espansione garantiva il massimo della sicurezza e, per definizione, dell’extraterritorialità. Ai detenuti era inibita qualsiasi forma di comunicazione, sia reciproca che con l’esterno. La superficie del satellite veniva progressivamente scavata, e trasformata in un alveare di celle singole a deprivazione sensoriale. Cubicoli nei quali i prigionieri galleggiavano nel vuoto e nel buio, nutriti via endovena e cateterizzati, collegati al computer di controllo attraverso una presa corticale che bloccava gli impulsi del cervelletto immobilizzandoli.
Nova era stato originariamente progettato per i sospetti terroristi. La definizione “terrorismo” s’era poi allargata a dismisura, fino a comprendere migliaia di reati, d’opinione, informatici, e contro la proprietà. Così Nova continuava a espandersi di conseguenza.
Come molti altri, Cynthia ci era finita soprattutto per il colore della pelle, e sapeva anche questo.
Ciò che non si aspettava di scoprire era che, in realtà, fra i detenuti di Nova una sorta di comunicazione esistesse.
All’inizio non riuscì a spiegarsi la spaventosa ondata di emozioni, immagini, sensazioni lancinanti e caotiche dalla quale si sentì investita e travolta. Poi, riguadagnata a fatica un minimo di lucidità, capì. Tutti i singoli spinotti corticali ai quali ciascun prigioniero era collegato facevano capo alla memoria del computer centrale. Quella sconcertante marea di pensiero condiviso doveva essere l’imprevisto effetto collaterale del collegamento.
Dopo un momento iniziale di convulsa speranza, Cynthia capì però che utilizzare quel legame per comunicare razionalmente sarebbe stato impossibile. Soltanto impulsi e pensieri primari sembravano in grado di navigarne le acque corrusche.
Cynthia si sentì allora sprofondare nell’abisso della più oscura disperazione.
Fu con quella che navigò.

– Un’altra esplosione nella zona dei lavori! — avvertì il tecnico. — Non capisco — commentò — I processi di trivellazione e sbancamento sono costantemente monitorati dal computer centrale… come sono possibili tutte queste avarie consecutive? Rischiamo alterazioni dell’orbita!
– Ma di cosa si preoccupa? — sogghignò il direttore del penitenziario. — Teme che possiamo perderci nello spazio come in quel vecchio telefilm?
– Macché perderci, direttore, lei non capisce! La gravità lunare interagisce con quella terrestre, basta un’alterazione minima per….
L’ennesima esplosione interruppe la disputa.

– Guarda amore, stanotte la luna sembra più vicina — sospirò la ragazza dalla villa sull’oceano .
Un attimo dopo sentì il rombo dell’ondata di marea in arrivo.

Libero mercato

La teca trasparente scivolava sul nastro trasportatore della passerella. L’uomo all’interno era immobilizzato dalla stasi bioelettrica in una posizione elegante e innaturale.
– Modello “Safari”- annunciò l’armoniosa voce computerizzata — Disponibile in una vasta gamma di colori, dal Black Nigeria, al Beige Calabria. Resistente agli urti, consuma poco, e si riproduce in cattività. I vari organi sono vendibili anche separatamente.
Con un sommesso brusio di interesse, i compratori cominciarono a digitare le ordinazioni sui loro palmari. Il display olografico che galleggiava sulle loro teste segnò il raggiungimento d’una cifra record di vendite, che la voce sottolineò compiaciuta
Il reporter sorrise. “Incoraggianti segnali di ripresa economica — annotò sul palmare — Gli effetti positivi della definitiva riforma del mercato del lavoro continuano a farsi sentire, a dispetto delle retrograde farneticazioni degli estremisti veterocomunisti e filoterroristi che blaterano di nuovo schiavismo
– Modello “Zivago” — disse la voce, mentre un’altra teca prendeva il posto della precedente — Un nuovo stock proveniente dall’Est. Notate i colori chiari e lo sviluppo toracico…
Il reporter alzò gli occhi dal palmare sperando che nella teca ci fosse una femmina, ma una dolorosa puntura sul collo lo distrasse. Poi perse i sensi.
Quando si svegliò era immobilizzato.
Sulla passerella.
– Modello “Megafono”. Reporters addestrati a propagandare le idee dei loro possessori. Il loro condizionamento è così perfetto che neanche si rendono conto di ciò che sono. Questo che vedete nella teca n.3 stava giusto scrivendo un articolo fino a un attimo fa — concluse la voce.
Fra i compratori si diffuse un brusio divertito.

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *