Alessandra Daniele Vintage – 13

TEMPO DI GUERRA

di Alessandra Daniele (da Carmilla on line)

*
Sara terminò faticosamente di suturare la ferita del ragazzo. L’emorragia s’era arrestata, e le ustioni circostanti sembravano curabili.
Un attimo dopo la ferita si riaprì, e cominciò ad allargarsi come slabbrata da una lama invisibile. Le ustioni peggiorarono di colpo, e cominciarono a diffondersi per tutto il corpo del giovane, che si ricoprì di larghe chiazze sanguinolente.– No! Di nuovo! – disse Sara con un lamento strozzato. Tentò convulsamente di intervenire, ma non c’era niente da fare: il ragazzo morì in pochi minuti.
– Glielo avevo detto, dottoressa – commentò serafico il colonnello Weaver. – La vostra presenza quaggiù è inutile. Per questo siamo venuti a sgomberare il vostro ospedale.
Sara lo spinse indietro col guanto insanguinato. Weaver continuò senza scomporsi:
– Le ferite provocate o contaminate dal nostro nuovo cronoplasma incendiario non sono curabili perché si trovano in stato di fluttuazione temporale. Quindi a volte possono momentaneamente regredire, ma alla fine… – con un gesto circolare indicò la disordinata serie di letti da campo che li circondava. Una cerchia di cadaveri scorticati. Fra essi, qualche morente biascicava rantoli che avevano ormai poco di umano. Il colonnello estrasse un fazzolettino immacolato dalla tasca, e cominciò a smacchiarsi la divisa dalle impronte del guanto di Sara. – Dottoressa, come ha potuto constatare il suo talento medico è sprecato quaggiù. Per quante ferite lei possa rimarginare, il suo lavoro risulterà comunque inutile. Le ferite da cronoplasma non restano rimarginate.
– Cronoplasma sperimentato sui civili! – ruggì Sara, e afferrò il colonnello per la divisa, sbattendolo violentemente contro la porta metallica dell’obitorio. I due attendenti intervennero, uno la immobilizzò con una presa di collo, l’altro le puntò una pistola alla testa.
Il colonnello si risistemò la divisa.
– Dottoressa – riprese, col suo solito tono incolore – noi siamo venuti per evacuare lei e i suoi volontari, ma se preferisce restare, e provare di persona gli effetti del prossimo bombardamento di quest’area…
Una serie di colpi scosse la porta dell’obitorio dall’interno. Weaver sobbalzò, perdendo improvvisamente la sua consueta aria imperturbabile. L’attendente che puntava la pistola alla testa di Sara si voltò di scatto. Il ragazzo morto poco prima era ora in piedi alle sue spalle.
L’attendente gli sparò un paio di colpi al petto. Il ragazzo oscillò per l’impatto dei proiettili. Poi si avventò sulla mano armata del soldato e gliela staccò a morsi.
Sara ne approfittò per sferrare una gomitata all’altro attendente, divincolandosi dalla presa di collo. Un secondo cadavere dietro di loro si sollevò sulla branda, e afferrò l’altro soldato azzannandolo alla gola. Il colonnello emise un urlo gracchiante. La porta dell’obitorio alle sue spalle si spalancò.
Sara capì.
– Fluttuazione temporale – disse, con uno strano sorriso. – I morti di cronoplasma non restano morti.
Una ventina di braccia scorticate e putrescenti abbrancò il colonnello Weaver, e lo trascinò nell’obitorio, dove sparì tra rumore di mascelle.

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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