Alfonsi, Carrino, Quadruppani e Tavola

recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio (*)  

Milano. Una settimana di maggio. Sono scomparsi dal San Raffaele tre sorgenti di radio e uno specializzando in fisica medica. Il primario di radioterapia si rivolge al vecchio amico (a suo tempo “tradito”) Leonardo Lorenzi, investigatore privato, alto ateo con dolci occhi verdi, separato, con l’amata legata figlia Giulia in seconda liceo al Berchet, già giocatore di baseball ora tifoso dei Boston Celtics, in bici nera o auto catorcio. Il materiale radioattivo può servire per una bomba sporca, il 27enne Giacomo Fanti è ciellino, sembra in contatto con fondamentalisti islamici, picchiatori fascisti, calabresi della cosca e politici corrotti, forse c’entra con i versetti del Corano e la contrastata costruzione della nuova moschea. Torna il tormentato protagonista del 37enne fisico universitario Federico Tavola («Ucciderai corrotti e infedeli», Mursia 2013, pagg. 226 euro 16), in terza su lui e i suoi colleghi, il bel Max e il redivivo Marco, in capitoli troppo brevi. Utili leggeri dialoghi tecnico-scientifici. La sanità lombarda e CL ne escono male. Simpatica storia parallela fra ottuagenari. Musiche continue, fra piadine, polli e pizze.

 

27 febbraio 2010, Ospedale psichiatrico giudiziario. Una sera di 34 anni fa, la bella madre di Peppino (8 anni) era uscita, doveva fare la spesa (o vedere l’amante?). Lui l’aveva aspettata sul gradino di casa per dieci terribili ore, ascoltando voci contraddittorie, il rientro dell’incazzato papà meccanico, la zia, i nonni, i vicini, ha scordato come. Il 10 agosto 1983, appena compiuti i 16 anni, era stato arrestato, considerato criminale e pazzo, ha scordato perché. Nel luogo divenuto le sue storia e geografia, attraverso il test Rorschach (esercizi del ricordo) rivive quelle due notti: riaffiora tutto “Carosello” e una processione di dieci madri, una per ogni ora di quell’attesa, accompagnate da un diavolo custode. «Se un romanzo non lascia un dubbio, un tarlo … una volta letto lo si scorda facilmente: per quello che piace leggere a me, un libro così non lo leggerei» nota del suo terzo romanzo il bravo napoletano 45enne Luigi Romolo Carrino («Esercizi sulla madre», Perdisa 2012, pagg. 166 euro 15), in prima e doppia e terza sulla personalità disturbata. Vale anche per me, l’ho letto, mi ha addolorato, interessato, turbato nel profondo noir.

Maria Francesca Alfonsi

«Cattiverie obbligatorie»

Pequod Italic

118 pagine, 15 euro

 

Qui e sempre. Buoni e cattivi. I 27 caustici racconti brevi della bella raccolta della giornalista Maria Francesca Alfonsisono una narrazione unitaria: «Cattiverie obbligatorie». Le fanno (facciamo?) i tanti normali umani, prima o poi, anche a persone care, specie nelle dinamiche a due (non solo di coppia), tremendamente sperimentate in famiglie, partiti, redazioni, per nemesi o caso, non per indifferenza o privilegio. Quelle descritte sono spesso estreme ed efficaci vendette, raccontate in prima, l’immaginazione che si ribella, meglio non aggiungere altro. Godibile “lettura”. Presentazione il 18 maggio alla Fiera del Libro di Torino.

 

Toscana, Parigi, Roma. Estate 2009. Il religioso killer Jean Kopa uccide tre donne a casaccio nelle terme di Saturnia: Rita, Frédérique, Maria. Stranamente chiamano a indagare la 57enne (?) Simona Tavianello commissaria capo alla Direzione Antimafia, bella, un poco sovrappeso (anoressica controllata fino ai 35), delicato viso tondo, occhi nocciola, capelli bianchi e notevole esperienza, “baldracca rossa” che già conosciamo. Marco, il marito napoletano ex questore in pensione, cucina beato a casa e lei si butta a corpo morto, ma si stufa. Viene “usata” da servizi e ‘ndrangheta, rivendicazioni fasulle e pentimenti pagati, un intreccio internazionale in cui il capitalismo “subprime” divora i suoi figli. Le muoiono tanti intorno, a ripetizione, finirà per dimettersi. Un Serge Quadruppani che non ti aspetti, in gran forma («Saturno», Einaudi 2013, pagg. 236 euro 17; originale 2010, traduzione di Maruzza Loria), in terza varia, finalmente una militanza leggera e ironica, matura. Riesce a far stare quasi simpatici tutti i poveri diavoli che cercano o escludono verità, giustizia, vendetta. Anche Camilleri a pag. 160. Suonerie varie e coda alla vaccinara.

(*) Le recensioni di Valerio Calzolaio escono in prima battuta sul settimanale «Il salvagente». Qui in blog trovate un paio di racconti di Luigi Romolo Carrino che assai vi consiglio. (db)

 

Redazione
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2 commenti

  • Milano. Una settimana di maggio. Scompaiono dal San Raffaele 244 dipendenti in esubero. Che sia il caso di chiedere a Leonardo Lorenzi ? Ciao da Alexik

  • «Un Serge Quadruppani che non ti aspetti» scrive Calzolaio; «in gran forma» aggiunge, anzi in grandissima forma secondo me.
    «Saturno» non è solo un bellissimo, quasi indimenticabile, noir ma in un paio di punti è anche un lucidissimo pro-memoria politico. A esempio quando Simona Tavianello rassegna le dimissioni, il procuratore obietta: «Non dica stupidaggini. Sa bene che mediaticamente sarebbe catastrofico se lei, responsabile dell’indagine…». Ma la commissaria lo interrompe: «Non so più chi abbia detto, in un’altra epoca, quando esistevano l’Urss e partiti satelliti, che l’avverbio “oggettivamente” aveva fatto molti morti. Lei ha appena pronunciato l’avverbio equivalente dei nostri tempi: “mediaticamente” […] Da troppo tempo ho la sensazione che le indagini che conduco si scontrino con ogni genere di potere occulto… e sono stufa». Mediaticamente come oggettivamente (o come in altri tempi «dio lo vuole»): sì, così siam messi.
    Anche sulle indagini da «incanalare» c’è una “massima” notevole, seguita da un bel ragionare ma… mi fermo qui, altrimenti vi racconto mezzo libro. Come forse qualcuno sa, io consiglio meno possibile i libri dei grandi editori (anche perché hanno vita più facile) ma a volte devo fare delle eccezioni: questa è certamente una.
    Finisco con un dubbio, una malizia, una stupida cattiveria forse o unas geniale intuizione magari, che non riesco a tacere. Dunque: il romanzo di Quadruppani è ambientato alla vigilia del G8 dell’Aquila. Fantasia certamente, l’attualità non conta. Ma… occhio alle date. In apertura del libro vedo che «Saturno» (anzi «Saturne», alla francese) è stato pubblicato nel 2010. Mumble, mumble. Come mai tre anni per editarlo in italiano? Non è che… qualcuno ha preferito aspettare che il signor P2-1816, cioè Silvio Berlusconi – non proprio ben trattato nel libro – si indebolisse? E’ un dubbio tremendo, lo so. Mi piacerebbe che qualcuna/o mi spiegasse che ho torto, che almeno questo non è accaduto (o ancora accaduto). Mi piacerebbe.

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