ALFONSO GATTO .. così lirico .. così comunista …

di Sandro Sardella

.. La melma è chiassosa, la polpa ardente .. .. “ (A. Gatto)

Alfonso Gatto .. negli anni dei movimenti del secolo scorso ..

una sua antologia poetica OscarMondadori mi stava tra vari

libri di saggistica antagonista .. ..

Alfonso Gatto .. l’apostolo Andrea nel Vangelo di Matteo di

P.P.Pasolini .. il suo sguardo liquido pensoso .. ..

Alfonso Gatto .. all’Erta Canina a Firenze in casa dello scrittore

Piero Santi .. un quadro ad olio arricchito da note di vita .. ..

Alfonso Gatto .. di Salerno come il poeta Giuseppe Grattacaso

della cerchia d’amici attorno al Santi .. ..

Alfonso Gatto .. critico d’arte e me ne parlava il pittore Sergio

Vacchi nel Castello di Grotti .. ..

Alfonso Gatto .. tradotto da Jack Hirschman per la “Caza de Poesia”

in Los Angeles .. in collaborazione con la “Casa della Poesia” di

Baronissi/Salerno e il Centro Studi Fondazione Alfonso Gatto di

Salerno .. nel centenario della nascita (1909-2009) .. e Jack che dice

che in USA Montale Ungaretti Quasimodo furono tradotti .. Pasolini

tradotto da Ferlinghetti per City Light .. e pure da Jack .. ma come mai?

questo “ritardo”? .. perchè Alfonso Gatto si oppose fortemente al fascismo ..

fu imprigionato a San Vittore a MI .. fu poeta e militante comunista ..

Alfonso Gatto .. “Tutte le poesie” – Nuova edizione ampliata e aggiornata

a cura di Silvio Ramat – Mondadori ..

*

LAMENTO D’UNA MAMMA NAPOLETANA

Mio, il figlio, non era della guerra,

dei padroni che lasciano ch’io pianga

dietro la porta come un cane, mio

delle mie mani, del mio petto giallo

ove le mamme seccano sul cuore.

Mio, e del mare che ci lava i piedi

tutta la vita, del vestito nero

che m’acceca di polvere se grido.

Mio, il figlio, non era della guerra,

non era della morte e la pietà

che cerco è di svegliare col suo nome

tutta la notte, di fermare i treni

perché non parta, lui, ch’è già partito

e che non tornerà.

Mio, il figlio, e la sua morte mia, la guerra.

I cavalli mi corrano sul petto,

i treni i fiumi ch’egli vide: il fuoco

m’arda i capelli ove la notte sola

alle mie spalle s’accompagna.

Il vento

resti del mondo allucinato, il sale

degli abissi che abbagliano, il lenzuolo

del nostro lutto …

*

UN FIORE PER KAVAFIS

Un uomo come lui che gli somigli,

stanco e voglioso d’essere più solo

di quel che fu con i pensieri suoi,

con le sue mani attente a trovar posto

alla tazza al bicchiere al quadernetto

di versi, luccicante per gli occhiali

l’intensa tenerezza di cui visse:

questo, nel freddo dell’ottobre schivo,

il fiore ti porto.

E’ nell’emporio dolce della noia

il confetto pensoso che rimugini

con l’amara lentezza dello sguardo,

il notare il notare e mai concludere,

come dicevi,

e la saggezza pigra dell’amore.

Redazione
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