Algeria: una lettura dei risultati delle (non) elezioni legislative

di Karim Metref – Pubblicato su Pressenza

Giovedì scorso (04 maggio 2017) il popolo algerino, in gran parte, non ha partecipato alle elezioni legislative. L’affluenza è stata bassissima e i risultati previsti si sono confermati. Tutto normale in un Paese che sembra girare in tondo, senza sapere come uscire dal suo stato di smarrimento.

Come un disco rotto

L’Algeria gira, dall’arrivo del Presidente Abdelaziz Bouteflika nel lontano 1999, come un vecchio disco rigato, sembra funzionare bene per un po’ ma poi, arrivato al punto danneggiato, salta e torna indietro al punto di partenza.
Le elezioni di giovedì scorso sono l’ennesima replica di un teatrino che da fuori sembra un funzionamento democratico, ma dentro è tutto marcio, tutto alterato. Lo sanno i governanti. Lo sa « l’opposizione » che accetta di partecipare a elezioni in cui i risultati sono conosciuti in anticipo. Lo sa il pubblico che da anni non va quasi più a votare.

Una affluenza bassissima, forse più di quanto dichiarato

Ufficialmente l’affluenza è stata del 38,25% (corretto poi al 35% dalla corte costituzionale). In questo articolo prenderemo per buono i numeri dichiarati dal ministero degli interni. Anche se tutti in Algeria, compresi i partiti al potere (1), dicono che la frode è sistematica e pesante, e che l’opinione pubblica è convinta che l’affluenza è molto più bassa di quella dichiarata.  38,25 %, quindi, cioè 8.624.199 votanti dei quali 2.109.917 hanno messo una scheda bianca e poi 14.627.304 (cioè il 61,75%) aventi diritto che non si sono nemmeno presentati ai seggi. Numeri che la dicono lunga. Quella dell’Algeria non è la semplice disaffezione dalla politica che vige ovunque. E’ una vera e propria protesta silenziosa. Un rifiuto di collaborare in un gioco assurdo, in cui nessuno crede più.
Nei giorni precedenti il voto la rete era popolata da appelli al boicottaggio di questa ennesima farsa elettorale e di prese in giro dei politici della cosiddetta opposizione che in cambio di stipendi e privilegi accettano di partecipare a questa sceneggiata degna della migliori tradizioni di commedia (2).

http://www.youtube.com/watch?v=hsoqBrLnSJg
In risposta al primo ministro che ha invitato le donne algerine a ricordare ai loro mariti di andare a votare, è circolata sui social network la risposta di una donna che ha risposto: « Signor ministro, se mio marito va a votare, io chiedo il divorzio. ». Con il 61% il partito del boicottaggio e dell’astensionismo è sicuramente l’unico rappresentativo del paese.

Vittoria netta dei partiti al potere

Lo studio dei risultati elettorali in Algeria è importante, ma non tanto per capire l’umore del pubblico  dei votanti quanto per capire che aria tira dentro ai clan al potere. Il Fronte di Liberazione Nazionale (Fln) che finora è stato il principale appoggio politico di Bouteflika perde 56 seggi rispetto al 2012, pagando così le tensioni interne che l’anno scosso negli ultimi anni, ma prende comunque la maggioranza relativa con 164 deputati eletti. Il partito del Raduno Nazionale Democratico (RND) dell’Ex primo ministro Ahmed Ouyahia sale invece da 68 seggi a 97. Insieme i due partiti di governo si aggiudicano comunque la maggioranza assoluta con 261 posti sui 462 del parlamento algerino. E se ci aggiungiamo i 13 posti del Movimento Popolare Algerino (MPA), partito uscito da un colpo di magia dei servizi segreti algerini (insieme a molti micro partiti che animano la colorata vita elettorale algerina) e che è sempre rimasto fedele al clan dei Bouteflika, si può dire che i detentori del potere in Algeria si sono assicurati una maggioranza schiacciante, che sarebbe più un segno di isolamento e di debolezza che di forza.

timida rimonta degli islamisti

Sul fronte islamista le cose sono migliorate rispetto all’umiliazione subita nel 2012 (3). La principale formazione dell’ex alleanza verde, Il Movimento della Società per la Pace (MSP) ha preso 33 seggi, mentre l’alleanza guidata da Ennahda (Ennahda- Adala-Elbina) è rimasta a 15 seggi. Insieme le due forze islamiche fanno 48 seggi, un numero che non permetterà nessuna iniziativa o pressione parlamentare e non porterà di sicuro i due partiti della maggioranza a comporre con loro per la formazione del governo, come accadeva fino al 2012.

Presenza simbolica dei partiti laici

Le « opposizioni » laiche sono messe ancora peggio. Il Fronte delle Forze Socialiste (FFS), il partito fondato nel 1963 dal vecchio rivoluzionario Hocine Ait Ahmed (deceduto l’anno scorso), ha preso solo 15 seggi. Nel 2012 come premio per aver rotto una lunga tradizione di boicottaggi delle elezioni fu premiato dal regime con ben 27 seggi sparsi sul territorio. Mentre questa volta ha preso seggi solo nella città di Algeri e nelle 4 province della regione della Cabilia suo tradizionale feudo.

I trotzkisti del Partito dei Lavoratori (PT) di Louisa Hannoune hanno preso solo 11 seggi. « Una sanzione », dice la compagna Hannoune che denuncia brogli gravi e sistematici, « per le nostre posizioni politiche »(4). Finora per la sua fedeltà al presidente Bouteflika il Pt è sempre stato premiato con una ventina di seggi in parlamento. Un risultato a dir poco straordinario per un partito che non ha quasi nessun eletto nelle assemblee provinciali e comunali a traverso il territorio. La sanzione, secondo molti osservatori, è dovuta non per « le posizioni contro le politiche di austerità », come ha dichiarato la segretaria generale del partito, ma piuttosto per essere stata tra i firmatari della lettera di 19 personalità della società civile algerina che nel 2015 hanno scritto una lettera aperta a Bouteflika per attirare l’attenzione sul profondo deterioramento della situazione delle principali istituzioni del paese con un presidente-re malato e incapace di assumere il suo ruolo. (5)
Il Raduno per la Cultura e la Democrazia (RCD), storico partito laico di tendenza liberale ha preso solo 9 seggi. Messi insieme Ffs, Pt e Rcd fanno 35 seggi. Cioè 13 in meno rispetto agli islamisti.

E poi altri vari e eventuali…

Il resto dei posti in parlamento è stato distribuito a pioggia tra partiti, partitini e liste di indipendenti. La maggior parte dei quali sono da iscrivere sul conto della coalizione al potere.

Un paese che gira in cerchio

Visto da fuori, L’Algeria è un paese che non ha niente che non va. E’ ricco, estremamente ricco. Non ha debito estero. Negli ultimi 20 anni era riuscito a chiudere i suoi debiti presso le banche internazionali e ad accumulare una riserva di liquidità che cresceva fino a raggiungere i 70 miliardi nel 2013 per ricominciare a scendere vertiginosamente con il crollo dei prezzi del petrolio degli ultimi anni. Ha risorse naturali, terre fertili, acqua sole, un potenziale turistico enorme per lo più inutilizzato. Ma la sua principale ricchezza quella umana.  Un popolo giovane, con un buon livello di istruzione e con competenze in molti settori. Ma il paese non avanza. gira in cerchio. Dalla fine ufficiale della guerra civile nel 1999 con l’adozione della « Charta nazionale per la pace e la concordia civile », la formula adottata dal sistema di governo di Bouteflika è stata quella della corruzione. Usare le enormi entrate della vendita degli idrocarburi per comprare la pace e la sua perennità al potere. Comprati i guerrieri islamisti che hanno accettato di scendere dalle montagne in cambio di vere e proprie fortune, comprata l’opposizione politica con posti, stipendi alti e privilegi, comprata la classe media con finanziamenti e occasioni di fare business con lo stato, comprati i leader dei giovani che uscivano per manifestare il loro disaggio. comprati i lavoratori e gli impiegati con l’alzamento degli stipendi e le pensioni e con i crediti al consumo…

Un uomo malato e solo al timone

Oggi Bouteflika, che ha quasi fatto fuori del tutto i suoi principali rivali: il clan dei generali, e che ha concentrato tutto il potere intorno alla sua persona, è anziano e malato. Nel suo entourage, non spica nessuna figura in grado di riprendere il controllo della situazione. La rendita degli idrocarburi è molto più bassa rispetto agli anni prima della crisi e  non basta più per coprire lo stile di vita troppo costoso del paese, che al di fuori del gas e del petrolio, importa quasi la totalità di ciò che consuma. Con l’esaurirsi delle riserve di denaro si intravede la fine di una epoca.

Solo i fedelissimi…

Il tempo delle larghe intese e della tranquillità comprata con i petrodollari è sul punto di finire. Questo, chi governa l’Algeria, l’ha capito benissimo. E la distribuzione dei seggi dopo queste (non) elezioni legislative lo mostra molto chiaramente. In tempi di vacche magre, solo i fedelissimi hanno accesso al sancta-sanctorum della (non) democrazia algerina. Ma esiste veramente la fedeltà in un sistema in cui tutto è a pagamento?

Note:

(1).  Échauffourées et interruption du scrutin dans plusieurs bureaux de vote à Sidi Bel Abbès (http://www.elwatan.com/actualite/echauffourees-et-interruption-du-scrutin-dans-plusieurs-bureaux-de-vote-a-sidi-bel-abbes-04-05-2017-344532_109.php)

(2). http://lequotidienalgerie.org/2017/04/30/algerie-quand-les-youtubers-sattaquent-aux-elections-les-autorites-paniquent/

(3). https://karimmetref.wordpress.com/2012/05/21/elezioni-in-algeria-lezioni-di-machiavellismo/

(4). PT : la douche froide! (http://www.liberte-algerie.com/actualite/pt-la-douche-froide-269362)

(5). https://www.algerie1.com/actualite/la-lettre-des-19-personnalites-au-president-bouteflika

Karim Metref
Sono nato sul fianco nord della catena del Giurgiura, nel nord dell’Algeria.

30 anni di vita spesi a cercare di affermare una identità culturale (quella della maggioranza minorizzata dei berberi in Nord Africa) mi ha portato a non capire più chi sono. E mi va benissimo.

A 30 anni ho mollato le mie montagne per sbarcare a Rapallo in Liguria. Passare dalla montagna al mare fu un grande spaesamento. Attraversare il mediterraneo da sud verso nord invece no.

Lavoro (quando ci riesco), passeggio tanto, leggo tanto, cerco di scrivere. Mi impiccio di tutto. Sopra tutto di ciò che non mi riguarda e/o che non capisco bene.

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