ALLA FINE
alla fine del reading
son stanco morto:
sono esausto, vuoto,
più irascibile
del solito
e odio quasi tutti,
oltre a me stesso:
quei tre o quattro
che ascoltandomi
leggere
roba autoprodotta
per un’ora…
non si son mossi,
non si son scollati
dalla sedia
e dalla mia voce:
come sanguisughe
hanno profittato
della sfacciataggine
mia
vanitosa.
e gli altri quattro
o cinque
che distraendosi
di continuo
m’han distratto
continuamente
dalla lettura.
e poi – vogliamo dirlo? –
anche quegli amici musici
che, inspiegabilmente,
mentre leggevo
mi suonavano attorno,
punzecchiandomi di suggestioni.
così, alla fine del reading,
penso:
«mai più: ‘sta roba è troppo faticosa:
non farò mai più ‘sta cosa!».
mentre lo penso, sento
che sto pensando allo stesso tempo:
«scommetto che, parola per parola,
ripeterò ‘sta lagna lamentosa
alla fine del prossimo reading».
.-.
(nell’illustrazione: Pabuda, Incontri & scontri, 2019)