Allo scoccare del martedì tutto cambia

db sul romanzo «Lampadari a gocce» di Savina Dolores Massa

«Il vero lettore si vede nell’eroismo del capire la voce autentica di chi scrive» così Savina Dolores Massa nel suo «Lampadari a gocce» (Il maestrale: 336 pagine, 18 euri) e subito dopo Notturno – «sono un uomo con pensieri pesanti, lo so» – scrive alla “sua piccola stella”: «quanto ti sto raccontando è una storia come tante ne leggi sui romanzi: spesso ruffianamente commuovono rendendo i libri indimenticabili. Il tipo di storie che ci lascia avviliti e ci fa allo stesso tempo godere immensamente del nostro ruolo di lettori, separati dalle vicende da una grossa copertina di cartone».

Forse non sono un lettore eroico ma credo di avere capito «la voce autentica»: per me il romanzo di Savina Dolores Massa (d’ora in poi SDM) sarà indimenticabile, pur essendo scritto senza alcuna ruffianeria. Ci sono precipitato dentro e – come capita quando ti trovi al buio in un luogo sconosciuto – ogni tanto ho avuto paura; di non capire per esempio, di perdermi (l’essenziale) nelle frasi belle oppure di una fine che fosse assurdamente lieta o troppo triste. Di quell’ombra sul sorriso («The shadow of your smile» suona spesso in questo libro), della pazzia collettiva e individuale, dei «corpi a perdere».

Ho iniziato a leggere «Lampadari a gocce» di martedì. Un segno del destino (se la sparo grossa) o almeno una coincidenza interessante perchè a pagina 34 mi sono trovato in un negozio/atelier dove «ogni settimana, allo scoccare del martedì» Izta – «una piccola donna di zucchero filato» o così può sembrare – scombina tutto e inventa «nuove suggestioni, colori e accostamenti di oggetto». Tutto cambia, tranne il lampadario.

Dentro quel negozio magico Robert può innamorarsi ma anche dire: «appena varcato la tua porta, Izta, sono diventato un uomo solo». Lei è una donna «spaventosamente popolata» invece. Un incontro, forse due solitudini che si azzuffano e non si capiscono su ciò che potrebbe cambiare la loro vita.

Chi passa per codesto blog già sa che non svelo né sgroviglio le trame: “un delitto” mi ammoniva anni fa Riccardo Mancini. Tantomeno faccio la spia sui “colpi di scena” che qui sono clamorosi e necessari quanto l’aria e l’acqua. Posso dire però che la storia si muove fra Veracruz, Gibilterra e tanto mare, con brevi puntate su Napoli, sull’odiata Amsterdam, su Livorno e altrove ma niente Sardegna (come in tutti i libri precedenti di SDM tranne il molto marino «Undici», il suo bellissimo esordio). E ancora posso dire che «essere piccoli serve molto ai grandi». E dal “posso” scivolo nel “devo”. Devo dire che mi sono commosso leggendo e rileggendo questa frase di William Ospina: «Quando sosteniamo il corpo di un amico che pende sull’abisso, e che minaccia di trascinarci nella sua caduta, è fatalità o è tradimento l’attimo in cui si infiacchisce la nostra forza?». Egualmente devo sussurrare che i versi di Octavio Paz è da un vita che mi accompagnano – altra coincidenza – fra il martedì (che per me sono i mondi fantastici) e gli altri giorni (dove incrocio il cosiddetto reale). Qui vince il “reale” ma è mescolato alle altre infinite possibilità.

C’è spesso jazz nei libri di SDM; capita anche di perdere il senno (che qui finisce in un barattolo); c’è dialogo – più o meno aperto – con chi sta leggendo. Qui ho scoperto che i vulcani odiano le arachidi, che ci sono freddezze laureate in medicina e che non si chiudono le porte sulle donne in lacrime. Ho ritrovato Frida Kahlo e per un attimo ri-ascoltato «Gooddbye Pork Pie Hat» di Charles Mingus. E ho ri-saputo, ri-capito che le verità sono mille,

Non mi scorderò della messicana Izta, del “gringo” Robert, di Notturno – marinaio che ritroverà il suo nome solo per amore – e di Agata ma anche del napoletano Martino, del cuoco Cormorano e del Capitano della Casta Diva. Non dimenticherò la disperata accusa-difesa («Vostro Onore… se mi portassero in tribunale mi dichiarerei colpevole, senza attenuanti») di Notturno per un amore troppo, sì troppo, davvero troppo “fuori dalle regole”.

Perciò un grazie a Savina Dolores Massa: ancora una volta mi hai stregato.

«Domani martedì, tutto ciò sarò scomparso. Lavorerò stanotte per rimuovere ogni cosa».

In “bottega” vedi Savina Dolores Massa: realtà e gioco del mondo di Alberto Masala e in rete Savina Dolores Massa e la traversata della scrittura | il manifesto di Alessandra Pigliaru che segnala «Quando tutte le donne del mondo» a Orani, seconda edizione del «Festival di critica, poesia, scienza e multicultura» ideato e diretto da Bastiana Madau dove il 20 settembre la scrittrice oristanese Savina Dolores Massa presenterà «Lampadari a gocce» parlandone con Annamaria Capraro.

La fotografia è di Giusy Calia

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

3 commenti

  • clelia pierangela pieri

    La scrittura di Savina, un viaggio bellissimo. Dentro…tutto.
    c.

  • Daniele, Grazie. Devo ancora leggere il libro di Savina (la sua scrittura è potente, osa sempre e si getta in abissi rovesciandoli); passerò attraverso il tuo varco per entrare nel suo nuovo libro.
    Un abbraccio forte

  • savina dolores massa

    Vi attendo tutti su Casta Diva e sulla cima dei mari dove i lampadari naufragano

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