Alpini: inganni di Stato e memoria bugiarda

Articoli di Chiara Nencioni, della Rete madri.Ita e di Claudio Vercelli

Alpini: si scrive memoria, si legge revisionismo storico

di Chiara Nencioni (*)

La “Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini” è un oltraggio alla storia, alla Repubblica e anche alle penne nere

Paradosso italiano: mentre, indotti o meno, stiamo perdendo la memoria storica (“un tempo senza storia” ha definito Adriano Prosperi l’epoca che stiamo vivendo) si moltiplicano i giorni della memoria, del ricordo et similia. Il nostro calendario civile si riempie di celebrazioni talvolta vuote, talvolta manovrate, talvolta vergognose, come quella che vi sto per raccontare.

Alla chetichella, senza far rumore, come quando si vuole fare qualcosa senza che lo si venga a sapere (a mia insaputa, disse qualcuno che si trovò proprietario di una casa al Colosseo) si è aggiunta un’altra giornata: la “Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini”.

La proposta di legge è stata approvata dal Senato nel corso della seduta di martedì 5 aprile 2022, praticamente alla unanimità: un solo astenuto e nessun contrario. Ma la storia inizia prima: l’Aula della Camera aveva approvato in prima lettura la proposta nella seduta di lunedì 25 giugno 2019. La Camera approva (vedi votazione n. 18): Applausi dei deputati dei gruppi Movimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Fratelli d’Italia e di deputati del Gruppo Misto.

Composta da 5 articoli, la proposta di legge A.C. 622 prevede l’istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino individuandola nella data del 26 gennaio di ciascun anno. Scopo del provvedimento è quello di tenere vivo il ricordo della battaglia di Nikolajewka, combattuta dagli alpini il 26 gennaio del 1943 e di promuovere «i valori della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale nonché dell’etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, che gli alpini incarnano» (articolo 1).

Stop! E’ necessaria qualche precisazione. Chiariamo cosa è stata questa battaglia e perché tale scelta lascia particolarmente perplessi (eufemismo!).

La battaglia di Nikolajewka è stata combattuta il 26 gennaio 1943 fra le truppe sovietiche, che difendevano la loro patria, e le forze residue dell’Asse che, violando l’esecrabile patto Molotov-Von Ribbentrop, l’avevano invasa, determinando un punto cruciale della ritirata e la decimazione dell’ARMIR.

Ecco, questo è il primo punto: prendere Nikolajewka, uno scontro disperato che permise ad alcune – poche – truppe di sfuggire all’accerchiamento sovietico, come simbolo, sembra un tentativo di far passare gli alpini quali vittime. E’ vero che i soldati italiani vennero decimati (morti nella neve, dispersi, catturati presi prigionieri) ma è necessaria una contestualizzazione. In quella battaglia fummo, per prendere in prestito il noto libro di Thomas Schlemmer, “invasori, non vittime”.  Dunque chiediamoci anche perché lo Stato repubblicano, nato dalle ceneri della dittatura e che si professa antifascista, ha sentito il bisogno di ripescare un evento che si colloca pienamente e compiutamente all’interno della politica di potenza e della guerra fascista, che si rivelò un disastro militare di prima grandezza, e che costò all’Italia la morte di oltre 80.000 uomini.

Dovrebbe essere superfluo ribadire come gli scontri combattuti dalle divisioni alpine e di fanteria italiane nell’inverno 1942-1943 si inseriscono all’interno di una guerra di aggressione combattuta a fianco dell’alleato tedesco. Guerra che, proprio sul fronte orientale, fu caratterizzata da livelli di brutalità raggiunti forse solo in alcuni scacchieri del teatro del Pacifico e dell’Asia orientale.

Seconda perplessità.

La scelta dichiarata di far cadere la celebrazione il 26 gennaio. E’ chiaro che la nuova ricorrenza cade immediatamente prima della Giornata della Memoria (27 gennaio). Dovrebbe essere superfluo – ma evidentemente non lo è – far notare che la ritirata di Russia si colloca all’interno della ben più vasta campagna avviata dalla Germania nazista nel giugno 1941, e che aveva come principali obiettivi la conquista dell’Unione Sovietica e il virtuale annientamento di larga parte della sua popolazione. L’Italia fascista, allora il principale alleato europeo della Germania, partecipò alla campagna in qualità di aggressore e di forza occupante, compiendo crimini di guerra. Nuovamente, dovrebbe essere superfluo ricordare che il fronte orientale fu anche il luogo dove ebbe inizio lo sterminio degli ebrei, luogo dove venne avviata la “soluzione finale”, poi compiutasi soprattutto all’interno della Polonia occupata.

La decisione di celebrare la ricorrenza così a ridosso della Giornata della Memoria, che venne istituita proprio per ricordare la Shoah, è dunque qualitativamente ancora più grave, perché oltremodo offensiva nei confronti del popolo ebraico.

Viene da chiederci perché, fra le tante occasioni in cui gli alpini compirono atti di coraggio – ad esempio durante la Prima guerra mondiale – e importanti interventi di soccorso civile (come nel caso del disastro del Vajont del 1963) sia stata scelta proprio la data del 26 gennaio.

Se si è trattato di una casualità, ciò dimostrerebbe una grave leggerezza da parte dei decisori. Pare di più una scelta legata a una evidente venatura nazionalistica, in quel vento di revisionismo storico che aleggia da alcuni anni in Italia. Perché, se proprio si fosse voluto celebrare gli alpini, si poteva almeno scegliere un altro giorno, ricollegandolo magari ad un altro episodio, meglio se del tutto estraneo alla Seconda guerra mondiale. La data del 26 gennaio è assolutamente inopportuna.

Dunque “indietro tutta!”. L’Italia va avanti con il rovesciamento della storia (già determinato nella memoria collettiva dal Giorno del Ricordo”) sull’onda del revisionismo storico condiviso da centrodestra e centrosinistra.

(*) ripreso da www.popoffquotidiano.it

Siamo la Rete madri.Ita ,vi invitiamo a leggere e aderire al nostro appello
Una vergogna tutta italiana. No al ddl che  istituisce l’orgoglio nazifascista

Mai ci saremmo aspettate che le massime istituzioni di questo paese arrivassero a un oltraggio e un tradimento della Carta Costituzionale, come quelli consumati con l’approvazione  del ddl  n. 1371, sull’istituzione della “Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini”, già approvato dalla Camera lunedì 25 giugno 2019 e poi al Senato martedì 5 aprile 2022 con 189 voti favorevoli, nessun contrario e un astenuto. Composta da 5 articoli, la proposta di legge A.C. 622 prevede l’istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino individuandola nella data del 26 gennaio di ciascun anno. Scopo del provvedimento è quello di tenere vivo il ricordo della battaglia di Nikolajewka, combattuta dagli alpini il 26 gennaio del 1943 e di promuovere “i valori della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale nonché dell’etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, che gli alpini incarnano” (art.1).

Ma cosa è stata la battaglia di Nikolajewka?

Uno scontro disperato che permise ad alcune –sempre troppo poche – truppe di sfuggire all’accerchiamento sovietico, su territorio russo e mentre l’esercito russo combatteva contro l’invasione nazifascista. E’ vero che i soldati italiani vennero decimati (morti nella neve, dispersi, catturati presi prigionieri) ma in quella battaglia, dobbiamo ricordare che gli  italiani  erano  “invasori “. L’Italia fascista, allora il principale alleato europeo della Germania, partecipò alla campagna in qualità di aggressore e di forza occupante.

Perché allora  lo Stato repubblicano, nato dalle ceneri della dittatura e che si professa antifascista, ha sentito il bisogno di ripescare un evento che si colloca pienamente e compiutamente all’interno della politica di potenza e della guerra fascista, che si rivelò un disastro militare di prima grandezza, e che costò all’Italia la morte di oltre 80.000 uomini? Non c’è nessun eroismo in un tale massacro. Gli Alpini furono carne da macello  mandare a morire in modo atroce. La Campagna Italiana di Russia e come essa si rivelò un tale disastro da poter essere annoverato senza dubbio tra i più grandi crimini del fascismo. Il fascismo ha mandato al massacro i suoi soldati, sapendo di farlo! La classe dirigente italiana non vuole fare i conti con la propria storia!

E’ giusto che ci sia una giornata dedicata agli alpini. Molti di essi combattenti in Russia, che  dopo l’8 settembre 1943 del si unirono alla Resistenza Partigiana. Nella Prima Guerra mondiale furono tantissime le pagine di storia scritte dagli Alpini in difesa del nostro Paese e altre ne scrissero nel dopoguerra con importanti interventi verso la popolazione civile colpita da disastri come nel caso del Vajont nel 1963.

La nuova ricorrenza cade immediatamente prima della Giornata della Memoria il 27 gennaio. Il fronte orientale fu anche il luogo dove ebbe inizio lo sterminio degli ebrei, luogo dove venne avviata la “soluzione finale”, poi compiutasi soprattutto all’interno della Polonia occupata.

Perché offuscare la giornata della memoria del 27 gennaio in cui si ricorda la liberazione dei reclusi di Auschwitz da parte dell’armata Sovietica con una Giornata immediatamente precedente dove la stessa armata, in una propaganda figlia ancora oggi del regime fascista,  viene descritta come nemico responsabile della morte dei nostri alpini.

Pare di più una scelta legata ad una evidente venatura nazionalistica, che ormai scorre nel territorio europeo,  non solo in Ungheria, ma spinta fortemente da quel vento di revisionismo storico che aleggia da alcuni anni in Italia, che vuole equiparare ogni evento storico,  ogni morte.

Lo Stato ci chiede di ricordare contemporaneamente la morte degli alpini che purtroppo hanno combattuto in quel 1943 per un regime fascista e l’ebreo massacrato dallo stesso regime.

Tutto questo a qualche giorno da quel 25 aprile che vede l’Italia, l’Europa e la stessa Russia liberato dal terribile regime nazifascista.

Ma questa non è  equidistanza. Dietro quest’atto istituzionale c’è una gravissima azione di divisione del popolo italiano, di continuare a seminare e a far crescere nel Paese l’odio al posto dello spirito di libertà conquistata di quel 25 aprile del 45

Consideriamo questo atto del Parlamento  infamante per la memoria del nostro paese, per il sacrificio di quelle persone che questo Paese hanno aiutato a liberarsi dal regime fascista compresi quegli alpini che sopravvissuto alla ritirata dalla Russia e che dopo l’8 settembre parteciparono alla Resistenza.

Ogni sincero antifascista deve combattere affinché non vinca una riscrittura falsa della storia nera e tragica del fascismo.

Comitato Madri per Roma Città  Aperta

Mamme in piazza per la libertà  di dissenso (Torino)

Madri contro l’operazione Lince – Contro la repressione (Cagliari)

I MORTI SONO UGUALI. LE RAGIONI DEI VIVI NO

di Claudio Vercelli (**)

Una trama svelata nei corpi

Quale il senso di una «Giornata della memoria» per gli alpini caduti a Nikolaevka nel 1943 durante l’invasione dell’Urss. La radice antifascista della Repubblica è messa in gioco sotto le spoglie di un’inesistente pacificazione. Come hanno narrato Nuto Revelli, Mario Rigoni Stern e altri, si trattò perlopiù di giovani inconsapevoli mandati al macello dentro una colpa ideologica tutta italiana (e tedesca). Quella battaglia di una guerra di aggressione voluta dal nazifascismo e la Shoah non saranno mai due facce della stessa medaglia. I morti sono uguali, le ragioni dei vivi no

Gli alpini, dunque. Dentro alla disperata e convulsa sacca di Nikolaevka, quando parte dell’allora corpo di spedizione italiano contro l’Unione Sovietica, nel gennaio del 1943, cercò di sganciarsi da una situazione che lo avrebbe altrimenti definitivamente stritolato. È oramai di dominio pubblico la disposizione 1371 del Parlamento italiano rispetto all’istituzione di una «Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino», individuandola nella data del 26 gennaio di ciascun anno.

Così recita la norma: «scopo del provvedimento è quello di tenere vivo il ricordo della battaglia di Nikolajewka , combattuta dagli alpini il 26 gennaio del 1943 e di promuovere “i valori della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale nonché dell’etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, che gli alpini incarnano” (art.1)». Queste le motivazioni addotte, e quindi incorporate nella legge, che – peraltro – era già stata approvata nel suo disegno generale in prima lettura alla Camera dei deputati nella seduta di lunedì 25 giugno 2019. Ora il Senato della Repubblica, con voto pressoché plebiscitario, aggiunge il suo assenso alla proposta di legge che da tempo attendeva un riscontro per potere essere infine approvata e varata in seconda lettura.

AVVERRÀ PROBABILMENTE a breve tempo, essendo parte di un iter ideologico assai più ampio, dove tutti i dispositivi memorialistici repubblicani si stanno progressivamente trasformando da lettura critica del passato ad enfatica rivalutazione di aspetti selettivi di esso: così, per intenderci, anche nei riguardi di un Giorno del Ricordo che è stato quasi completamente colonizzato dalla destra come esercizio di rivalsa. Più in generale, ci si può attendere che il passo successivo sia il ritorno della proposta dell’istituzione dell’«ordine del tricolore», da tempo caldeggiato tra le ipotesi di legge da parte della destra revisionista. Nel nome dell’oramai abituale rimando all’abbraccio mortale tra «le parti contrapposte nella guerra civile del 1943-45», sotto le false spoglie di un’inesistente pacificazione, l’obiettivo è di azzerare la radice antifascista della Repubblica.

CI SONO DIVERSE considerazioni da fare in merito alla giornata degli alpini, così per come è prospettata. La prima di esse è che si usa la storia di un corpo militare per veicolare un fasullo solidarismo, dentro il quale il vero dispositivo pulsante è invece quello di un bieco nazionalismo di ritorno. La seconda considerazione rimanda alla nullificazione che si sta facendo della storia, e con essa del conflitto politico, attraverso il richiamo ad una memoria sentimentale ed affettiva, terreno prediletto proprio dai populismi di ogni tempo.Per capirci, la storia non è mai una fredda ricostruzione del tempo che fu bensì il riscontro della trama complessa e contraddittoria di una pluralità di attori e scenari. Incorpora quindi le categorie del conflitto e delle asimmetrie di potere. Ritornando all’inizio del 1943, in quella macchina infernale che era l’aggressione all’Urss, i giovani alpini ne furono stritolati. Partecipando ad una guerra di aggressione, voluta dal nazifascismo, non si erano messi dalla parte della colpa ma ne erano stati consegnati, diventandone quindi agnelli sacrificali. La letteratura di quel tempo ce ne consegna il timbro dolente, dal quale – non a caso – sarebbe derivata per certuni la scelta antifascista.

Nikolaevka, quindi, non è il suggello dell’eroismo italiano ma della disperazione di un’intera generazione, che resistette ai russi per continuare ad esistere nella sua umanità. Gli alpini di Nikolaekva erano perlopiù giovani inconsapevoli – Nuto Revelli, Mario Rigoni Stern ed altri ce l’hanno raccontato mille volte – caduti in una furiosa battaglia generata dalla feroce aggressione nazifascista, quindi dentro una colpa politica e ideologica tutta italiana (e tedesca).

EVENTO MILITARE e responsabilità politica non sono separabili. Il dispositivo della proposta di legge è invece imbarazzante, poiché rinnova l’oblio (che intende semmai rafforzare) delle stesse responsabilità politiche, sommergendole dentro una retorica, grondante melassa, di falso umanitarismo. Qualcosa del tipo, «poveri ragazzi…»: sì, ma per quali ragioni furono gettati in quel carnaio dove, segnatamente, se avessero vinto le forze dell’Asse non solo gli ebrei ma anche una parte delle popolazioni slave sarebbero state annientate una volta per sempre? Carne al fuoco e polveri nei mortai, in buona sostanza, per quelle parti politiche che male sopportano la Repubblica antifascista. E con essa la lotta di Liberazione che ne sta all’origine. Tutto il resto è mera retorica, cialtronesca ripetizione di menzogneri vagheggiamenti. Che il dispositivo della proposta di legge, invece, recupera sotto il manto protettivo del solidarismo.

La terza considerazione di merito ha a che fare con la data centrale della battaglia di Nikolaevka, il 26 gennaio, che nel nostro calendario civile è immediatamente precedente a quella del Giorno della Memoria. Se l’istituzione di quest’ultimo doveva contribuire a segnare la discontinuità nelle coscienze civili italiane ed europee, ora invece la bulimia memorialistica sta di fatto parificando vittime e carnefici, oppressi ed oppressori, aggressori e aggrediti. È questa la trama del disegno revisionistico. Che si sostanzia, ed è la quarta considerazione, nella retorica della sconfitta, ossia l’esaltazione dei vinti, che tali furono non perché avessero torto. Vennero semmai sopraffatti da avversari troppo forti, innaturalmente sostenuti da quelli che oggi vengono chiamati «poteri forti».

C’È UN COLLANTE POPULISTA che tiene insieme i pezzi, rendendo fruibile, nel pregiudizio di senso comune, alcuni temi underground della destra radicale neofascista. Quest’ultima, non a caso, si celebra come nume tutelare della memoria dei morti nelle battaglie che lo stesso fascismo scatenò in Europa. Tanatofilia e memoria rischiano così di diventare una sorta di endiadi cupa e triste. A sostenere queste posizioni sono non solo una destra assai poco costituzionale e antipluralista ma anche un centro-sinistra scialbo se non distratto, a tratti connivente e compiacente con non poche spinte regressive, che ritiene qualsiasi forma di cultura politica, e con essa storica, al pari di un fardello oneroso del quale liberarsi non appena possibile. L’unanimismo su proposte che simulano un consenso ragionato altrimenti improbabile, è l’indice del crescente dominio culturale della prima e del completo smarrimento cognitivo, prima ancora che politico, della seconda.A fronte di un’oramai ossessiva bulimia memorialistica (una specie di meccanismo ad orologeria, destinato prima o poi a disintegrarsi mandando in pezzi tutto quello che fingeva di volere “costruire”), le ragioni stesse per le quali si era deciso di trasformare un ricordo collettivo – quello dello sterminio razzista – in esercizio di coscienza civile, vengono ora progressivamente dismesse, dal momento che si è innescata da tempo una competizione per acquisire lo statuto di vittime (totali, inconsolabili, incontestabili, quindi da onorare sempre e acriticamente) come parte premiante del più generale mercato politico. Nel quale, poi, l’accredito così conseguito viene speso per legittimare un fuoco di sbarramento contro gli avversari.

L’AFFASTELLAMENTO di memorie pubbliche, tra di loro contraddittorie poiché ispirate ad una falsa omologazione tra eventi, protagonisti e scenari non solo diversi ma in antagonismo, produce quindi una sorta di relativismo, dove conta l’eterna intercambiabilità delle sofferenze e null’altro. Tema senz’altro delicato, beninteso. Ma irrinunciabile, nella sua analisi critica, se oltre alla conta dei morti si dice anche – e soprattutto – chi e come questi, piuttosto che quelli, gli uni invece che gli altri, sono concretamente morti: ad esempio, in quale contesto, per quale mano, dentro quale disegno politico e strategico e così via. La sacca di Nikolaevka e i cancelli di Auschwitz non saranno mai due facce della stessa medaglia. I morti sono uguali, le ragioni dei vivi no.

(**) testo pubblicato sul quotidiano “il manifesto”, su Micromega on line e su officinadeisaperi.it

VEDI ANCHE

La scelta degli alpini

Francesco Filippi Eric Gobetti Carlo Greppi

https://www.patriaindipendente.it/finestre/la-scelta-degli-alpini/?fbclid=IwAR19GxR7FxNnMKFYzD-Ovn7hFwLVtKbU9AXsIYwurt6iM8yrkHBOMxZcJtk

Eroi contro i russi”, l’insulto revisionista ai nostri Alpini

https://www.ilfattoquotidiano.it › articoli › 2022/04/11

di Tomaso Montanari.

 

 

Redazione
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5 commenti

  • Francesco Masala

    https://resistenzeincirenaica.com/2022/04/06/analisi-logica/

    rispetto a quello che si meritano i parlamentari tutti (o quasi), italiani e occidentali, l’oblio è il minimo, ma anche il girone dell’inferno che chiamano degli occidentali (o dell’ignomìnia) sarebbe appropriato, per l’eternità.

    • Domenico Stimolo

      L’ ANED – Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti – ha titolato il comunicato di pochi giorni addietro: ” un incredibile voto unanime e una legge che tradisce la Costituzione”, aggiungendo come secondo titolo ” Se il Parlamento per onorare gli Alpini esalta la guerra di Hitler e Mussolini”.
      I due titoli danno la dimensione completa dell’ estrema negativita’ della legge citata in Senato.
      Quindi il giorno prima del 27 gennaio Giorno della Memoria si celebra la disfatta piu’ grande dell’ esercito italiano subita nelle terre russe- ucraine al comando del dittatore Mussolini che attivamente ” reggeva la coda” ai nazisti di Hitler e di varie altre aree europee. Furono quelle zone aggredite al primo posto in assoluto per morti e deportati nei Lager ( ebrei e molte altre ” tipologie” di Umani).
      La nuova legge prevede che il nuovo evento del 26 gennaio venga ricordato con specifiche iniziative nelle scuole.
      Considerato il Giorno della Memoria ( del 27 gennaio) e’ facile immaginare che grande sara’ la confusione tra gli studenti …e i docenti.
      E proprio incredibile che la legge sia passata alfine al Senato senza nessun voto contrario……..( Molti gli assenti….guarda un po’). Eppure in Senato ci sono alcuni senatori ( sei) di Sinistra e Liberta’ e pochi altri che rappresentano alcune sigle della sinistra cosiddetta radicale. E poi, tra PD e 5 stelle, su una questione siffatta, dirompente sul piano storico e politico, non esiste proprio nessuna ” libera “coscienza”.
      E’ proprio cosi’!!
      Incredibile, incredibile, incredibile

  • Domenico Stimolo

    Boh! Su una questione cosI’ scottante sul piano storico e politico…..il dibattito si e’ chiuso nel cassetto.
    E’ come se la teoria del “tutto fa brodo ” fosse diventata fosse diventata pensiero ed azione quotidiana.
    Eppure e’ come se il Parlamento tedesco avesse votato con stesse condizioni finali ( …nessun voto contrario e pochissimi astenuti) una legge in ” memoria e del sacrificio” di un corpo militare tedesco
    Storicamente famoso e ancora in essere, prendendo come riferimento una data caratterizzante la disfatta e la resa di quel gigantesco e tragico evento che caratterizza il ricordo internazionale dell’aggressione all’ Unione Sovietica, chiamato battaglia di STALINGRADO.
    Ovviamente allo stato attuale per la Germania sarebbe solamente fantasia di menti distorte.
    Oggi sul Manifesto ottimo articolo di Davide Conti, con il titolo ,” uso ( e abuso) della storia,”

  • Certo, la retorica degli alpini continua a dispetto della storia. Lo dico come uno che ha fatto il militare negli alpini (6 reggimento-Bressanone), posso dire da piccolo 1964/5, L’avevo scelto perchè iniziavo ad essere un alpinista e mi andava di andare in montagna. E prevalentemente è stato così: ho fatto il corso roccia, il corso sci, il corso di soccorso alpine; negli ultimi mesi (allora erano 15) ero nella squadra di soccorso alpino. Ricordo di un cappellano miòlitare che aveva fatto la ritirata di russia che , in tutte le prediche che ho sentio, parlava quasi esclusivamente di tale ritirata. Gli alpini allora erano invasori, forse inconsapevoli, anche perchè nessuno glielo aveva spiegato. Di buono c’è che oggi gli ex alpini facciano azioni di volontariato in vari campi e. per fortuna, della guerra non resta che la piuma sul cappello.
    Fulvio Aurora, Medicina Democratica-Milano

  • domenico stimolo

    Articolo di giorno 8 maggio del Fatto Quotidano:

    Un gruppo di 39 ufficiali alpini ha scritto al Capo dello Stato, che ieri ha promulgato la legge sulla giornata commemorativa, chiedendo di non celebrarla il 26 gennaio. ll motivo? Quel giorno si ricorda la battaglia di Nikolaevka del 1943 in Russia, quando gli alpini combatterono al fianco della Germania nazista

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/05/08/giornata-nazionale-degli-alpini-la-lettera-di-39-ufficiali-a-mattarella-cambiare-data-quella-scelta-e-ingiusta-ed-errata/6584142/

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