Amadori: i contagi fra assenze e misteri
di Davide Fabbri
AMADORI S.VITTORE CESENA. SESTO CASO DI CONTAGIO. MANCANZA DI TRASPARENZA SUI DATI DEI LAVORATORI CONTAGIATI DA COVID-19.
Sto diventando insofferente. Desidero esprimere grande preoccupazione per la mancanza di trasparenza sui dati ufficiali riguardanti i casi di positività di lavoratori del sito produttivo di Avi.coop, società del Gruppo Amadori di San Vittore di Cesena, dove si svolge attività di lavorazione, macellazione e trasformazione della carne di pollo e tacchino.
Con questo mio intervento rendo noto che vi è almeno un sesto caso di contagio da coronavirus: è un’operaia che nell’ultimo periodo ha lavorato alla linea del “petto a fette”, una catena di lavorazione della carne denominata “linea del robot”, all’interno del Reparto “Taglio Polli”, nel turno del pomeriggio. Tutte le colleghe della contagiata che le sono state vicine, sono state poste in quarantena dall’autorità sanitaria (Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda Usl), in isolamento domiciliare (sono esattamente 17 le lavoratrici poste in quarantena). L’operaia contagiata ha lavorato in azienda fino al primo di aprile, e le è stato fatto il tampone il 6 aprile scorso.
L’azienda Amadori – al contrario di aziende del territorio simili per attività come la Cafar di Gatteo del Gruppo Martini – non fa comunicati interni da affiggere sul luogo di lavoro, in merito alle informazioni sui contagi.
Grazie alla mia rete di contatti e relazioni – con decine e decine di lavoratori di tutti i reparti produttivi di Amadori di San Vittore di Cesena – ho cercato di ricostruire le vicende degli ultimi giorni.
Giovedì scorso 2 aprile ad esempio ho segnalato che, dopo il primo caso di positività da coronavirus – ufficializzato in ritardo dall’azienda in data 24 marzo 2020 – di uno dei responsabili del Reparto “Imballo Polli”, sono stati accertati almeno quattro nuovi casi di contagio. Uno al Reparto “Wurstel”, uno al “Taglio Polli”, e due casi al Reparto “Prezzatura/Spedizioni”. Una lavoratrice del turno notturno del Reparto “Prezzatura” ha sentito i sintomi giovedì 26 marzo (una forte stretta al petto): è andata al Pronto Soccorso dell’ospedale Bufalini di Cesena e d è risultata positiva al Covid-19. Successivamente sono state poste in quarantena dall’autorità sanitaria le colleghe che erano in contatto con lei. Ma non è bastato. Poiché altre operaie hanno iniziato ad avere la comparsa di sintomi. Pertanto è stato posto in quarantena, da parte del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’A.Usl, l’intero turno notturno della “Prezzatura”, circa una ventina di persone, compreso il capolinea.
Perché l’azienda Amadori non fa comunicati ufficiali come altre aziende, raccontando esattamente le vicende dei contagi?
Ai lavoratori va data un’informazione puntuale, immediata, tempestiva, tramite comunicazioni scritte, perché non tutti possono essere presenti e ognuno deve essere messo in grado di sapere quello che succede all’interno dello stabilimento.
Vanno raccontate le cose esattamente come stanno, per evitare di indebolire il rapporto di fiducia fra lavoratori e direzione aziendale.
Occorre combattere il nemico invisibile (il virus Covid-19) con senso di responsabilità, trasparenza e verità.
Vanno mappati con trasparenza tutti i casi accertati di positività di lavoratori dell’azienda.
Tutte le persone poste in quarantena dovranno effettuare il tampone, con la consulenza del medico competente della società MEDOC del coordinatore Bruno Ricci, in attesa della messa in pratica della proposta annunciata dal ministro della Salute, Roberto Speranza: i tamponi dovranno essere effettuati in massa a tutta la popolazione del nostro Paese.
L’azienda Amadori è tenuta inoltre a informare tempestivamente (e su questo aspetto sono certo che lo faccia con rigore) delle evoluzioni dei casi dei contagi i componenti del comitato aziendale (delegati sindacali RSU, rappresentanti dei lavoratori sulla sicurezza, RLS, organizzazioni sindacali territoriali) per l’applicazione e la verifica delle regole del “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”, sottoscritto il 14 marzo scorso dal Governo nazionale, dalle parti datoriali e dalle parti sociali.
Ma Cgil, Cisl e Uil, estremamente collaborative con Amadori, stanno dimostrando, con fatti eloquenti, di essere più vicino agli interessi del datore di lavoro, rispetto al compito istituzionale di un sindacato: far esercitare i diritti dei lavoratori, spesso calpestati.
Cesena, 9 aprile 2020
Davide Fabbri, blogger indipendente