Amianto in val di Zena

Perché l’episodio è un preoccupante “evento sentinella”?

di Vito Totire (*)

VitoTotire-amianto

Gli uffici comunali di Pianoro confermano che lo smaltimento abusivo da noi segnalato il 27.4.2015 in val di Zena contiene amianto. Non è la prima volta che succede negli ultimi anni in val di Zena; non è la prima volta neanche per quel sito specifico (vicino a cassonetti); da lunghi anni, anzi da diversi lustri ormai, andiamo proponendo misure di prevenzione che rimangono inascoltate.

Le misure sono:

  1. L’amianto deve essere censito capillarmente con obbligo di autonotifica al comune e alla Ausl; molti Comuni e molti sindaci (in primis quello di Bologna che potrebbe essere rieletto) irresponsabilmente non hanno emanato ordinanze al riguardo; Pianoro, per la verità, non è tra questi ma l’ordinanza in materia, la numero 34 del 21.3.2012 purtroppo si è limitata al censimento delle coperture; da un lato, a nostro parere, la suddetta ordinanza andrebbe estesa a tutto l’amianto, compreso quello delle tubazioni interrate e dall’altro lato eventi sentinella come quello di Val di Zena, devono fare riflettere sulla efficacia delle misure adottate e sulla congruità della sanzioni previste per i casi di inottemperanza;
  2. I costi di bonifica devono essere coperti dal pubblico; infatti il cittadino, già vittima di una truffa quando l’amianto gli è stato venduto, oggi deve sopportare costi elevati per lo smaltimento corretto; questo è iniquo e socialmente inaccettabile, in particolare per i più poveri;
  3. Le bonifiche devono essere velocizzate utilizzando a pieno le potenzialità di intervento delle ditte locali specializzate che ormai sono numerose; questa velocizzazione determinerebbe maggiore salubrità ambientale e persino incremento della occupazione;
  4. Quando, purtroppo, si constata uno smaltimento abusivo, questo deve essere bonificato entro 24/48 ore dall’avvistamento (obiettivo realistico visto che è di fatto raggiunto nella città di Bologna mentre sembra “impossibile” in provincia);
  5. Il “caso Val di Zena” conferma la opportunità di indurre alla marchiatura del fibro-cemento di nuova produzione (senza amianto) perché possa essere più facilmente riconoscibile al fine di non costringere gli enti di vigilanza a onerosi controlli al microscopio per la conferma della natura del materiale rinvenuto.

Gli uffici comunali competenti di Pianoro che, nel limite dei loro vincoli, hanno agito con professionalità e solerzia, assicurano che la bonifica avverrà entro la prossima settimana. Questi tempi lunghi non sono accettabili: occorre superare vincoli e costrittività inutili; occorre monitorare i costi (infatti con le risorse necessarie per bonificare cemento amianto “spappolato” e abbandonato, quante bonifiche corrette si possono pagare?); occorrono rilevazioni più tempestive; occorre soprattutto eliminare alla fonte il rischio di smaltimenti abusivi.

RIPROPONIAMO PER LA ENNESIMA VOLTA CHE I COSTI PER LE BONIFICHE DI INQUINANTI CANCEROGENI SPARSI NELL’AMBIENTE DEVONO ESSERE GESTITI IN DEROGA AL COSIDDETTO PATTO DI STABILITA’ (strategia invocata da alcuni sindaci per la neve, evento serio e meritevole di deroga, ma non più grave dell’inquinamento da amianto).

PIU’ DI TRENTA GIORNI DI ATTESA PER LA BONIFICA IN UNA ZONA FREQUENTATA, FRA L’ALTRO, DA CENTINAIA DI CICLISTI OGNI GIORNO SONO DAVVERO UN ASSURDO.

Siamo fiduciosi che questa nostra comunicazione non si infranga, come è spesso successo, contro un muro di gomma.

Città metropolitana, Regione vogliamo parlarne?

(*) Comunicato stampa del 28 maggio inviato anche alla “Città metropolitana di Bologna”. Vito Totire è medico del lavoro e presidente di AEA, Associazione esposti amianto. Per chi desiderasse avere il quadro d’insieme – parliamo di una tragedia nazionale, ignota a molti e sottovalutata dalla gran parte delle istituzioni e dei media – qui in “bottega” Il punto sul rischio amianto in Italia è un buon vademecum. La foto evidentemente non si riferisce a questo episodio. (db)

 

Redazione
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