Amilcar Cabral
un ricordo del leader rivoluzionario assassinato il 20 gennaio 1973 (*)
Il popolo non combatte per delle idee, per cose che stanno nella testa di qualcuno. Esso si batte per conquistare vantaggi materiali, per vivere meglio e in pace, per vedere la sua vita progredire, per garantire il futuro dei suoi figli… la liberazione nazionale, la guerra al colonialismo, la costruzione della pace e del progresso, in una parola l’indipendenza tutto ciò rimane per il popolo privo di senso se non porta miglioramento reale nelle condizioni di vita… si creino e si diffonda l’istruzione in tutte le regioni liberate. Ci si opponga pur senza violenza a tutte le abitudini dannose, agli aspetti negativi delle credenze e delle tradizioni del nostro popolo. Si obblighino tutte le persone che ricoprono responsabilità e tutti i membri attivi del partito ad adoperarsi assiduamente per il miglioramento della propria formazione culturale. Educhiamo noi stessi, educhiamo gli altri, educhiamo l’intera popolazione… Impariamo dalla vita, impariamo dai libri, impariamo dalle esperienze degli altri. Non dobbiamo smettere di imparare”.
Leader indipendenza Guinea Bissau (1956-1973) Amilcar Lopes da Costa Cabral, oltre ad essere stato l’artefice dell’indipendenza della Guinea Bissau e di Capo Verde (indipendenza che non vide) è ritenuto uno dei massimi ideologi della teoria della rivoluzione.
Era nato a Bafatà (Guinea Bissau) il 12 settembre 1924, da padre capoverdiano e da madre guineiana. Il padre Juvenal, un maestro elementare, gli insegna l’amore per lo studio e la curiosità del conoscere. Dopo aver frequentato il liceo a Capo Verde (nell’isola di Sao Vicente), si trasferisce a Lisbona (1945) dove studia all’Istituto Superiore di Agraria. A Lisbona è molto attivo sia nei movimenti studenteschi che combattono la dittatura portoghese sia nei circoli africani delle avanguardie rivoluzionarie che si oppongono al colonialismo portoghese in Africa. Conosce e stringe ottimi rapporti con Agostinho Neto, futuro leader dell’Angola.
Si laurea nel 1950 e dopo aver lavorato due anni in Portogallo ed essersi sposato nel dicembre 1951 con la portoghese Maria Helena Rodrigues, conosciuta all’Università (da cui avrà due figlie, Iva e Ana Luisa e da cui si separerà agli inizi degli anni ‘60), nel 1952 torna in Guinea incaricato di svolgere monitorare le risorse agrarie del paese. In questo modo viene a contatto con le poverissime realtà contadine. Inizia allora a convincersi che solo attraverso l’emancipazione del proprio popolo vi potrà essere quella spinta rivoluzionaria necessaria per liberarsi dai colonizzatori e dalla loro oppressione. Nel 1955 lavora in Angola. Nel 1956 assieme al fratellastro Luis Cabral (futuro presidente della Guinea Bissau), ad Aristedes Pereira (futuro presidente di Capo Verde), Rafael Barbosa e ad Abilio Duarte fonda, clandestinamente, il PAIGC (Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde).
Fino al 1959 nonostante gli sforzi profusi, il partito non riesce a far breccia nei ceti medi dei centri urbani. A seguito del massacro di Pidjiguiti (la polizia segreta portoghese – il PIDE – uccide oltre 50 operai che manifestavano al porto di Bissau) la direzione del partito decide di aprire la stagione della lotta armata a partire dalla aree rurali. Trasferita la sede a Conakry in Guinea, il PAIGC inizia prima a coalizzare i vari oppositori dei portoghesi e poi a stringere rapporti internazionali (di cui Cabral sarà uno dei massimi interpreti) con alleati e finanziatori. Nel 1963, inizia la conquista militare delle aree di territorio a partire dal sud. Cabral mette a disposizione la sua esperienza di agronomo ed è molto attivo con le comunità locali dove insegna tecniche di coltivazione, dove lavora ogni giorno con i contadini e dove riesce a far giungere gli aiuti internazionali. Riesce a costruire centri sanitari e scuole. L’educazione è il suo chiodo fisso, convinto che l’emancipazione può avvenire solo attraverso la conoscenza. Nelle aree liberate nascono nuove strutture politiche-amministrative comunitarie atte a gestire il governo del territorio. Le sue idee rivoluzionarie e il suo esempio fanno presto il giro del mondo e diventa un leader apprezzato.
Alla fine del 1972 quasi l’intero Paese era controllato dal PAIGC.
Il 20 gennaio 1973 Amilcar Cabral venne assassinato a Conakry. A sparare fu un ex compagno di partito, Inocencio Kani (per molti al soldo dei portoghesi) alla guida di un comando di guineiani (con la complicità della polizia politica portoghese) che lo aspettavano, a tarda notte, sotto casa.
Il 24 settembre 1973 la Guinea Bissau dichiarerà unilateralmente l’indipendenza che sarà riconosciuta un anno dopo.
Amilcar Cabral è stato sicuramente uno, fra i tanti africani, ad aver sacrificato la propria esistenza e la propria vita per un ideale. Un ideale che l’ha condotto a teorizzare e studiare i meccanismi che si rendevano necessari per emancipare il suo popolo e portarlo ad avere una coscienza critica e attiva per incidere sul proprio futuro. Un’azione fatta in primo luogo con l’esempio, che sebbene apprezzata da alcuni, è stata mal vista da molti. A Cabral, come a troppi africani, non è stato concesso l’onore di veder crescere il frutto del loro operato. Cabral non ha fatto in tempo neppure a veder partire i portoghesi dalla sua terra.
È quanto mai difficile poter immaginare come sarebbe stata una nazione, e più in generale l’intero continente, se tanti dei più genuini protagonisti non fossero stati sterminati o messi a tacere. Lumumba, Cabral, Sankara e in misura diversa Mandela, tanto per citare solo alcuni dei più noti, hanno creduto che l’Africa potesse essere un luogo diverso da quello che oggi è.
Cabral ha lasciato molti scritti e poesie. Quasi nulla è stato tradotto (e pubblicato) in italiano.
Per approfondire:
– Ecco una completa biografia di Cabral
– Il Centro Studi a lui dedicato a Bologna
– Il documentario di Ana Lucia Ramos “Amilcar Cabral“, 2000
– Uno studio su Cabral agronomo (a cura di Carlos Schwarz, novembre 2012)
Bibliografia (in italiano):
Amilcar Cabral e l’indipendenza africana, AA.VV., Franco Angeli, 1984
Chi ha fatto ammazzare Amilcar Cabral?, Josè Pedro Castanheira, Harmattan, 1998
Tra armonia e contraddizione. Dall’ideologia coloniale portoghese alla critica di Amilcar Cabral, Patricia Villen Meirelles Alves, Il Poligrafo, 2010
RIPRESO da www.sancara.org (Sancara – Blog sull’Africa)
MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.
Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.
La redazione – abbastanza ballerina – della bottega
Senza dimenticare il coinvolgimento nell’assassinio di Cabral dell’Aginter Press (quella chiamata in causa per Piazza Fontana) che svolse un ruolo – per opera di infiltrati, si presume – anche nell’eliminazione di Eduardo Mondlane (leader del FRELIMO, il movimento di liberazione del Mozambico) e di Humberto Delgado, oppositore del regime portoghese.
GS