Amnesty, Camilleri, Dottori, Sofri con …

… con i duetti Catone-Maestri, Giustetto-Strippoli e Tornatore-De Rita

7 recensioni di Valerio Calzolaio

Guido Giustetto e Sara Strippoli

«Pillole. Storie di farmaci, medici, industrie»

Add

174 pagine, 16 euro

Corpo degli umani contemporanei. Nel corso della vita assumiamo tanti farmaci e l’industria farmaceutica è interessata ad aumentare i consumi. Da qualche tempo, inoltre, si è forse retto quel patto etico implicito tra produttori di farmaci e società (malata), grazie al quale veniva preservato un equilibrio tra la necessità (e il diritto) di fare profitti e l’utilità sociale dei prodotti. Nel viaggio “vitale” di un farmaco ci sono la ricerca (poco trasparente), gli studi di efficacia e sicurezza (non sempre accessibili), la pubblicazione dei dati (non sempre tutti), l’informazione fornita ai medici (con legami talora poco chiari), la promozione (con informazioni spesso fuorvianti). In “Pillole” il medico di base Guido Giustetto (Pinerolo, 1951) e la giornalista Sara Strippoli partono dai prezzi (“da incubo”) per narrare storie esemplari di frodi ed errori, stratagemmi disinformativi e tattiche promozionali, e suggerirci un sano scientifico scetticismo sui farmaci.

Stefano Catone e Andrea Maestri

«L’uomo nero. La guerra ai migranti di Minniti»

Manifestolibri

126 pagine, 12 euro

Italia. 2017. Spiega Civati nella prefazione: «attraverso l’analisi di atti e fatti riconducibili alla figura del Ministro dell’Interno di sinistra più amato dalla destra» gli autori di “L’Uomo nero” «illuminano le zone d’ombra di una stagione politica ipocrita, discriminatoria, complice di crimini e di atrocità e, come se tutto ciò non bastasse, del tutto autolesionista per la sinistra». Il giornalista Stefano Catone (Gallarate, 1986) e l’avvocato Andrea Maestri (Ravenna, 1975) illustrano dati e culture dei flussi migratori a partire dall’indirizzo politico-amministrativo di Marco Minniti (Reggio Calabria, 1956) e del governo. Dopo qualche notizia biografica sul ministro, parlano norme e proclami: il decreto (Minniti-Orlando) di un anno fa, le campagne in Libia e contro le Ong, il rientro dell’ambasciatore in Egitto e la simpatia per i respingimenti, il mancato intervento sul sistema dell’accoglienza e sulla legge Bossi-Fini. La conclusione è un auspicio: pace come ecosistema.

 

Andrea Camilleri

«La scomparsa di Patò»

Sellerio (prima edizione Mondadori 2000)

262 pagine, 14 euro

Vigàta. Marzo 1890. Il ragioniere Antonio Patò, nipote del senatore Pecoraro, scompare dentro una botola posta sul palco del cortile padronale di un nobile palazzo, mentre recita la parte di Giuda in una sacra rappresentazione del Venerdì santo. Possiamo ricostruire indagini e ipotesi, insomma cosa davvero accadde, attraverso i giornali locali dell’epoca (come “L’Araldo di Montelusa”), informative al Questore, al Maresciallo dei Carabinieri e al Prefetto, scritte murali e avvisi pubblici, lettere ufficiali (di sottosegretari, astronomi, archeologi) o anonime, verbali d’interrogatorio, planimetrie, carteggi fra potenti. Raccolse il dossier, un faldone di documenti qui fedelmente riprodotti, un autore della seconda metà dell’Ottocento, omonimo del grande scrittore contemporaneo Andrea Camilleri, che goduria! Sellerio ripubblica lo spassoso romanzo di (eccelsa) fantasia, ispirato dalla frase di un romanzo di Leonardo Sciascia relativa alla (proverbiale) “scomparsa di Patò”.

 

Amnesty International

«La situazione dei diritti umani nel mondo. Rapporto 2017-2018»

(traduzione dall’inglese: Anna Ongaro e Patrizia Carrera)

Infinito Edizioni

262 pagine, 14 euro

Il mondo. Ieri e oggi. Amnesty International è un movimento democratico (fondato nel 1961) di 7 milioni di persone (73.184 soci e sostenitori in Italia) che partecipano a campagne per convivere tutti sul pianeta, godendo tutti degli stessi diritti umani. Prende spunto dalla Dichiarazione Universale (siamo nell’anno del 70° anniversario) e da altri standard internazionali sui diritti umani, viene sovvenzionata da soci e specifiche donazioni, comunque indipendente da qualsiasi governo, ideologia politica, interesse economico o credo religioso. L’ultimo rapporto documenta la situazione in 159 stati durante il 2017, descritta per gruppi geografici, paese per paese dell’Africa subsahariana, delle Americhe, di Asia e Pacifico, di Europa e Asia centrale, di Medio Oriente e Africa del Nord. Si sintetizzano fra l’altro il contesto, le principali violazioni, lo stato di alcune libertà (riunione, associazione, espressione) e comunità (prigionieri, rifugiati), l’esistenza di conflitti.

 

Adriano Sofri

«Una variazione di Kafka»

Sellerio

212 pagine, 14 euro

Praga. 1912. Franz Kafka scrive “Die Verwandlung”, pubblicato poi nel 1915 da una rivista letteraria di Lipsia. “La metamorfosi” parla di un ambulante che si sveglia dal sonno e si trova trasformato in un animale mostruoso, un orrido parassita. Adriano Sofri (Trieste, 1942) lo rilegge qualche anno fa, ben tradotto, con il testo tedesco a fronte. All’inizio della seconda parte trova che a Straβenlampen corrisponde tramvia, ma “come si fa a prendere un tram per un lampione”? Così inizia il suo ultimo saggio, “Una variazione di Kafka”. Sofri è andato a verificare le notizie sull’originale, intrecci e nessi del tedesco, le opzioni di vari traduttori in italiano e altre lingue, il contesto letterario del grande Kafka (1883-1924), senso e dinamiche (pure tipografiche ed editoriali) del racconto, insomma ogni possibile ragione di quello che non sembra un “errore” ma la conseguenza di possibili casi o scelte. Ne vien fuori un testo acuto con oltre cinquanta pagine di accurate note.

 

Giuseppe Tornatore e Massimo De Rita

«Leningrado»

Sellerio

362 pagine, 15 euro

Italia e Russia. 2001-2004. All’inizio degli ’80 si parlò spesso del film che il grande Sergio Leone avrebbe voluto trarre da un volume sui 900 giorni dell’assedio di Leningrado (attenzione, non Stalingrado). Si incuriosì anche il giovane bravo regista Giuseppe Tornatore (Bagheria, 1956). Il progetto rimase incompiuto fin quando Leone morì nel 1989. A sorpresa, nel 1994 il produttore Grimaldi propose a Tornatore di riprendere in mano l’idea di Leone. L’ormai famoso regista ci rifletté e, per due volte, spiegò motivatamente perché non se la sentiva. Dopo vari altri anni e intrecci, nel 2001 iniziò a visitare San Pietroburgo per realizzare il film e nel 2004 terminò la sceneggiatura insieme a Massimo De Rita (1934-2013). Il film non è stato mai girato, ma ora “Leningrado” spiega chiaramente tutta la vicenda (Tornatore) e presenta la bella sceneggiatura ultimata (a quattro mani). Molto interessante, anche sul piano della storia, della musica (era là pure Šostakovič) e del mercato.

 

Corrado Dottori

«La musica vuota»

Pequod

230 pagine, 18 euro

Da Milano verso altrove. 1973-2017. Edoardo Alessi è nato a fine 1973 ed è cresciuto quasi sempre con i nonni. I due genitori erano settantasettini più che sessantottini, gli hanno lasciato geni e passioni in eredità, ma sono stati fisicamente prima distratti poi assenti. Il padre Darth Vader e la madre Nina si erano messi insieme a scuola proprio all’inizio del 1973, neanche diciottenni, si erano trovati con un bimbo travolti dall’impegno politico nell’estrema sinistra, militavano nel movimento in giro per l’Italia, talora col figlio in tenda e sacco a pelo, fra concerti e sagre, fra collettivi e comuni, fra occupazioni e auto-riduzioni, dal 1987 la galera l’uno (senza aver ammazzato nessuno) la fuga l’altra. Da oltre 20 anni Edoardo si era trasformato da esponente della Pantera in trader finanziario, private banker, consulente essenziale del capitalismo. Nel 2012 aveva trovato nella casa in montagna dei nonni sette scatoloni di diari, lettere, documenti, poesie, fotografie scolorite, probabilmente nascosti lì dal padre prima di morire, ci sono anche diari suoi, scritti chissà quando, trovati chissà come, buttati nel mucchio. Aveva preso tutto e se l’era portato a Milano. Edoardo aveva cominciato a leggere i diari del padre, capendo subito di avere molto in comune, innanzitutto gusti musicali e pulsioni narrative. A quel tempo stava con la bellissima poco amata Raffaella; quando la compagna vede cosa sta leggendo è l’inizio della fine, lei capisce (come aveva già intuito) quanto era stata importante la storia con Maria, pur durata solo un quinquennio, nella seconda metà dei Novanta. Leggendo e scuficchiando Edo scopre molto altro, soprattutto fino al 2002- 2003 (quando il padre si ammala), scrive riflessioni nuove, contemporanee. Ne vien fuori un affresco sonoro sulla vita, un flusso di autocoscienza (perlopiù infelice) su viaggi e amori, speranze e passioni, aspettative e delusioni di un paio di generazioni italiane.

Corrado Dottori (Cupramontana, 1972) ha pubblicato nel 2012 il bel volume autobiografico “Non è il vino dell’enologo. Lessico di un vignaiolo che dissente”, con al centro il decisivo passaggio (circa venti anni fa) dalla professione squallidamente bancaria milanese al mestiere naturalmente vitivinicolo marchigiano. Esce ora con un pulsante romanzo, parte del testo giaceva nel cassetto dalla fine dei Novanta, ha finalmente trovato il filo (spesso cupo) per dipanare i pensieri affastellati allora e parlare dell’oggi. Il protagonista ha un anno di meno, è originario delle vigne della tirrenica Toscana (non dell’Adriatico), resta il caro Luke Skywalker dei Navigli e sceglie, al contrario, di continuare a vendere e comprare titoli di credito (tossici) per meglio soddisfare (economicamente) il portafoglio dei propri clienti. Impariamo a conoscere l’elegante altezzosa Alessandra Rossi, il commercialista puttaniere e giocatore d’azzardo Guidi, la maga Iris dagli immensi guadagni esentasse. Non se ne può proprio più. Ha rinviato la ribellione, non l’ha dimenticata. Non a caso Maria gli diceva: “Tu vivi emozionandoti! Non riesci a vivere al cinquanta per cento…”. Il padre suonava, anche Edoardo lo faceva, da tempo ha appeso al chiodo la Gibson Diavoletto da rocker bastardo. Continua ad ascoltare tanta musica, spesso la stessa del padre, come lui odiando quella “vuota”, che si canticchia e ci anestetizza. La colonna più sonora è Exile on Main St., The Rolling Stones, lp del maggio 1972, un classico dell’epopea r’n’r (omaggio a Los Angeles, stavolta più Keith Richards che Mike Jagger); sul vinile c’è ancora la bella inspiegabile dedica dello zio, ormai sperduto eremita, per capire va a trovarlo in Val d’Aosta. La scoperta degli scatoloni gli consente di ripercorrere i giri del passato, soprattutto quelli con Maria (da Berna a Parigi, dal Marocco alla Carinzia), di risentire l’istinto della fuga (da Raffaella) verso West Coast e Messico (con vari occasionali incontri), di programmare un nuovo lungo viaggio. La punteggiatura è consciamente frammentata. Alcune dinamiche appaiono interrotte e sospese, alcuni risvolti (anche noir) accennati e incompiuti. Emergono avvenimenti che segnarono la vita di generazioni di padri e figli, come l’assassinio di Fausto e Iaio del Leoncavallo nel marzo 1978. Vino, liquori e cocktail non mancano mai, soprattutto Daiquiri.

 

Redazione
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