Anche dopo 9 anni brucia la morte ingiusta di Alexis Grigoropoulos

di Gianni Sartori

«Buon viaggio, Alexis. Forse era necessario che tu te ne andassi affinché potessimo svegliarci. Resterai sempre nei nostri cuori, l’ultimo sangue innocente».

C’era anche questo epitaffio tra le decine di frasi lasciate appese nel quartiere di Exarchia dove il quindicenne ateniese Alexandros Andreas Grigoropoulos era stato ucciso da un colpo di pistola dell’agente Epaminonda Korkoneas, poi incriminato per omicidio.

Da quel 6 dicembre 2008, quando il giovane anarchico venne assassinato nel quartiere di Exarchia, sono passati 9 anni.All’epoca le proteste durarono settimane e la capitale greca venne letteralmente messa a ferro e fuoco. Altre proteste si svolsero in mezza Europa, Italia inclusa.

Inutilmente la polizia cercò di mascherare il delitto di Stato come una reazione agli scontri in atto. Un video, diffuso dai familiari e dai compagni di Alexis, confermò senza ombra di dubbio che quelli esplosi contro il ragazzo erano «spari intenzionali e immotivati». Tre colpi sparati a freddo durante uno scontro puramente verbale, una discussione.

In seguito il responsabile del delitto venne condannato, pare all’ergastolo, mentre il suo complice (Vassilis Saraliotis) a dieci anni.

Anche quest’anno, la morte di Alexis è stata ricordata con cortei e scontri con la polizia. Questo avviene mentre le politiche, sostanzialmente neoliberiste e antipopolari, del governo attuale (Syriza-Anel) alimentano le tensioni sindacali. Recentemente i lavoratori del PAME, affiancati dal KKE, hanno assaltato il ministero del Lavoro sfondando la saracinesca di uno degli accessi all’edificio. Sconfessando con i fatti quanti sostenevano che ormai in Grecia la ribellione aveva ceduto il passo alla stanchezza e alla disillusione.

I giovani che avevano trasformato le strade della Grecia in quelle di una Belfast o Donosti anni ottanta protestavano per l’uccisione di uno di loro ma la rabbia covava da tempo. Negli ultimi mesi vi erano state numerose manifestazioni per esprimere il malcontento popolare con duri scontri di piazza.

Nei giorni della ribellione il Politecnico di Atene, circa 13mila iscritti, era diventato la roccaforte del movimento. Non solo studenti, ma anche giovani disoccupati, precari, militanti dei gruppi della sinistra radicale (soprattutto anarchici) e altri che fino al giorno prima non si erano mai occupati di politica. L’età dei rivoltosi variava dai 15 ai 35 anni. Alcuni avevano scelto di protestare pacificamente, altri (i “kukulofori”, incappucciati) lanciavano pietre e molotov. Dopo la manifestazione pomeridiana dell’8 dicembre 2008 il centro di Atene appariva saccheggiato: un intero cinema dato alle fiamme, decine di negozi e banche incendiati, innumerevoli le vetrine infrante e le barricate. Anche il grande albero di Natale di piazza Sintagma, di fronte al Parlamento, era stato bruciato. Per tutta la notte, dopo che i cortei erano stati dispersi dalle cariche, continuavano gli scontri fra i giovani e le unità antisommossa (MAT) nella città invasa dall’odore acre dei lacrimogeni e degli incendi. Le manifestazioni proseguirono nei giorni successivi, sia per il funerale di Alexis che durante lo sciopero generale di mercoledì 10 dicembre. A Patrasso, Atene, Ioannina, Komotinis, Kavala, Tessalonica, Salonicco, Trikala e anche nelle isole: Creta, Rodi, Corfù, Samo…

Nel corso della rivolta, durata circa tre settimane, sono stati occupati fabbriche, teatri, scuole, università, sindacati. Tali eventi si ripeterono sia nel dicembre 2009 che nel maggio 2010 quando un corteo di oltre 200mila manifestanti assaltò lo stesso Parlamento greco, forse con l’intenzione di incendiarlo.

Il quotidiano Eleftheros Typos nel dicembre 2008 titolò «Atene e Salonicco sono state messe sotto assedio” mentre A. Sanchez, corrispondente di El Pais scrisse che «ad Atene sono stati attaccati tredici commissariati di polizia». Stessa situazione a Salonicco dove si registrarono gli scontri più violenti. Altre manifestazioni di protesta, pacifiche, erano state organizzate dai partiti di opposizione, il Pasok (socialista) e il Kke (comunista).

Un paio di giorni dopo a Torino gli anarchici ricoprirono di scritte la sede del consolato greco («Assassini», «Andreas vive nelle lotte») mentre altri tentarono di assaltare quello di Londra. A Berlino il consolato greco restò occupato per circa otto ore e venne tolta la bandiera per sostituirla con un cartello in memoria del compagno ucciso. Altre occupazioni di consolati greci si registrarono in Italia il 12 dicembre.

Iniziative di solidarietà con gli studenti greci si svolsero davanti a consolati e ambasciate di Londra, Parigi, Milano, Berlino e Nicosia. Anche Amnesty International stigmatizzò il comportamento della polizia greca, accusandola di usare la forza in maniera «sproporzionata e illegale» nella repressione delle manifestazioni.

Gli avvenimenti del dicembre 2008 venissero classificati come «i più gravi accaduti in Grecia dal 1973» in riferimento alla rivolta del Politecnico contro i colonnelli fascisti. Il Politecnico di Atene aveva e ha un grande valore simbolico: da qui nel 1973 era partita la sollevazione destinata a dare il colpo di grazia alla dittatura militare dei colonnelli. Più di quaranta studenti rimasero uccisi e da allora la legge proibisce alla polizia di mettervi piede. Intervistato da Elise Vincent, il vice-presidente dell’Università, Gerasimos Spathis, aveva mostrato comprensione e anche una certa simpatia per i giovani di questa «intifada greca» che nella facoltà trovavano rifugio tra una manifestazione e l’altra. Da tempo molti docenti si opponevano alle politiche governative di privatizzazione delle università. Il governo aveva recentemente approvato una riforma per «rendere più flessibile il sistema universitario» che all’epoca produceva il minor numero di laureati (fra i giovani dai 20 ai 29 anni) nei Paesi dell’Unione europea. In realtà già allora si prevedevano ulteriori tagli all’istruzione pubblica per favorire la nascita di atenei privati.

Nel 2008 la radiografia economica dell’ultimo decennio in Grecia appariva contraddittoria. La disoccupazione sembrava essere passata dal 12% al 7,6%, ma le cose cambiavano se si considerava la situazione dei giovani. Nel 2007 i disoccupati greci giovani erano al 22,9%: il peggior dato di tutta l’Ue, seguivano Italia (20,3%) e Polonia (21,7%). Percentuali lontanissime non solo da quelle dell’Olanda (5,9%) ma anche da Cipro (10%), dalla Slovenia (10,1%) o dalla Repubblica Ceca (10,7%). Inoltre il sistema universitario greco veniva definito «molto inefficiente» e non in grado di garantire il passaggio al mercato del lavoro. Nel complesso la distribuzione delle risorse pubbliche sarebbe stata «poco favorevole alla gioventù». E da allora non risulta che la situazione sia migliorata.

La mancanza di prospettive, il timore per un futuro incerto alimentavano (e alimentano) il rancore sociale sia contro le forze dell’ordine accusate di «usare metodi brutali» che contro il governo di allora, il centro-destra di Costas Caramanlis così come contro l’attuale. In molti giudicavano il governo direttamente responsabile della corruzione dilagante (confermata dai numerosi scandali) e delle sempre più accentuate disuguaglianze sociali. Fortemente contestati anche i salari da 650 euro destinati ai giovani lavoratori, una delle ragioni per cui un gran numero di loro era costretta a coabitare con i genitori fino ai 30 anni.

Le possibilità di manovra del governo di allora apparivano molto limitate. Era ormai evidente che con un solo deputato di vantaggio rispetto all’opposizione, il partito al potere (Nuova Democrazia) sarebbe stato costretto a indire elezioni anticipate nel 2009. Secondo Anthony Livianos, citato dall’agenzia Reuters: «Queste proteste avvengono in un momento molto delicato e, se dovessero continuare, avranno un effetto devastante sulla stabilità politica». Intervistato da «la Repubblica» anche l’ex segretario generale del Pasok Mihalis Hrisohoidis, ministro dell’Interno fino al 2007, si era detto pessimista al punto di temere un ritorno del regime militare: «Se non si cercherà un dialogo, se si reagirà solo con intransigenza, ci troveremo sull’orlo di una crisi senza precedenti». E intanto esortazioni consolatorie a «pace, amore e tranquillità» venivano emesse dal patriarca ecumenico ortodosso di Costantinopoli.

Notizia locale (profondo Nord-est italiano): nel novembre 2014 nell’ex caserma Piave di Treviso, occupata dal CS Ztl, veniva inaugurata un’aula di studio in memoria di Alexis.

NELL’IMMAGINE (ripresa da ita.anarchopedia.org) un murale antifa nel quartiere Exarchia di Atene.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • In memoria di Alexis Grigoropoulos
    DAL WEB: http://www.ansa.it
    Grecia, proteste contro violenza e impunità della polizia

    Un 16enne colpito da proiettile degli agenti rischia la vita
    (ANSA) – ATENE, 06 DIC. 2022 – “La pistola del poliziotto è magica, spara in aria ma colpisce il bersaglio” e “proteggete i criminali e uccidete gli emarginati” sono alcuni degli slogan scanditi dai manifestanti nel centro di Atene contro le forze dell’ordine greche, accusate di agire in un clima di violenza e impunità.

    La manifestazione, conclusasi intorno alle 15 ora locale, si è svolta sotto agli occhi di un massiccio dispiegamento di 4mila agenti nel centro di Atene, intorno a piazza Syntagma, mentre il traffico ha subito delle deviazioni.
    I collettivi studenteschi si sono radunati nell’anniversario dell’uccisione di Alexis Grigoropoulos, ragazzo di 15 anni colpito a morte nel 2008 da un proiettile dalla polizia nel quartiere ateniese di Exarchia, ma le manifestazione di oggi avviene ad appena un giorno da un’altra sparatoria, avvenuta ieri mattina nei pressi di Salonicco, dove un agente della polizia ha ferito alla testa con un proiettile un 16enne di etnia rom. Secondo la ricostruzione delle autorità greche, il giovane era alla guida di un camion, e aveva speronato gli agenti che lo stavano inseguendo perché dopo aver fatto rifornimento presso un benzinaio si era allontanato senza avere pagato. Fuori dall’ospedale dove il giovane è tutt’ora ricoverato in gravi condizioni sono avvenuti scontri tra i manifestanti e la polizia antisommossa, mentre l’agente 34enne responsabile di avere sparato contro il minore è stato arrestato. Già l’anno scorso un altro ragazzo, sempre di etnia rom, era rimasto ucciso durante un inseguimento della polizia nel sobborgo di Perama, non lontano dal porto del Pireo.
    Numerosi osservatori contro la violenza e ong, tra cui Amnesty International, hanno denunciato gli abusi perpetrati dalle forze dell’ordine greche negli ultimi anni. Lo scorso ottobre aveva suscitato grande indignazione la testimonianza di una ragazza greca che aveva denunciato di essere stata stuprata da due poliziotti della stazione di Omonia, nel centro di Atene. (ANSA).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *