Ancora morti sul lavoro in Emilia

di Vito Totire (*)

Due morti in due giorni. Per il primo in ordine cronologico (venerdì 20 dicembre, Valsamoggia) gli organi di informazione hanno aperto e chiuso l’inchiesta. Frettolosi? Un giovane operaio indiano morto suicida?

Ma gli interrogativi sono tanti:

  • Faceva uso di psicofarmaci? Quali ? Alcuni di questi – in maniera solo apparentemente paradossale – possono indurre o peggiorare pulsioni suicidarie;
  • Era congruo “trattare” una persona proveniente dall’India con farmaci di dubbia efficacia e studiati per gli occidentali ? Non sappiamo quasi nulla della sua storia ma dopo le decine di seminari di psichiatria transculturale tenutisi a Bologna certamente è necessario passare dalla teoria alla pratica e approfondire con un’autopsia psicologica post-suicidaria (scuola di Los Angeles)
  • Se era a rischio di suicidio come mai lavorava – isolato – nei pressi di un trinciapaglia? E’ stata valutata la sua idoneità al lavoro specifico?
  • Il trinciapaglia è dotato di protezione anticaduta?

La seconda persona morta (sabato 21, Monticelli d’Ongina) è un emblema delle contraddizioni del mercato del lavoro e pone ulteriori inquietanti interrogativi:

  • Al lavoro a 65 anni? Di sabato? Quante ore di straordinario?
  • La donna è scivolata? E le scarpe antiscivolo? E le misure di prevenzione? Scivolare nelle immediate vicinanze di una pressa?
  • E le protezioni specifiche della pressa, coma mai non hanno funzionato ?

Sono interrogativi doverosi che spesso si scontrano con documenti di valutazione del rischio teorici, astratti, non discussi approfonditamente con i rappresentanti del lavoratori per la sicurezza né visionati e validati criticamente dagli organi di vigilanza.

Esprimiamo solidarietà e vicinanza ai familiari e a compagni/e di lavoro con l’auspicio di una rigorosa indagine della magistratura.

Proveremo ad entrare come parte civile nei procedimenti che si apriranno ma siamo profondamente addolorati dal dover sempre “commentare il giorno dopo”. Occorre avviare una campagna generale e capillare sulla effettiva attendibilità dei documenti di valutazione del rischio troppo spesso delegati all’azienda e “fotocopiati” acriticamente dalle istituzioni, Inail in testa.

(*) Vito Totire è medico del lavoro, portavoce del coordinamento AEA-circolo Chico Mendes-centro Francesco Lorusso

LA FOTOFRAFIA – scelta dalla “bottega” – è stata ripresa dalla rete e si riferisce all’azienda di Monticelli d’Ongina dove è morta la donna.

 

Redazione
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