Ancora su Lino Aldani

Uno sguardo ai suoi romanzi di Alberto Panicucci (*)


In oltre quarant’anni di carriera, Lino Aldani ha scritto, oltre che molti racconti, 5 romanzi:
Quando le radici (1977), Nel segno della Luna bianca (1980, anche noto come Febbre di Luna), Themoro korik (2007), Eclissi 2000 (1979) e La croce di ghiaccio (1989). In questo articolo parlerò degli ultimi due che ho citato.
Si tratta di testi molto diversi fra loro, per tematiche e scelte stilistiche, e decisamente interessanti.
La croce di ghiaccio ha come protagonista padre Francisco Morales de Alcàntara, un umano nato su Marte nel 2205, durante il terzo periodo di “terrestrizzazione”. Di povera famiglia contadina, Francisco viene notato per l’intelligenza da padre Gonzales, che lo porta in seminario. Da qui padre Francisco partirà poi, per evangelizzare le popolazioni aliene della galassia.
Il romanzo ripercorre il periodo in seminario, le prime esperienze di evangelizzazione e infine l’ultima missione: la conversione degli abitanti del pianeta Geron, un popolo umanoide e scimmiesco.
Geron è la meno desiderabile delle destinazioni perché, in un ambiente che alterna paludi a vegetazione lussureggiante, il tempo scorre in modo particolarmente pernicioso per gli organismi umani: un anno sul pianeta equivale a dieci anni sulla Terra.
La forza della fede e della volontà sostengono però padre Francisco, che si insedia in un villaggio autoctono, dedicandosi pazientemente a diminuire le distanze che ci sono fra lui e i locali.
Il romanzo parte da uno spunto sicuramente intrigante, riproponendo in chiave fantascientifica il tema della diffusione della fede; inoltre è particolarmente scorrevole, sviluppato su due piani temporali: il presente di Francisco su Geron e il suo passato (dalla giovinezza nella fattoria dei genitori in avanti). La scrittura è volutamente molto fluida e lineare, con una semplicità di stile che rende il libro davvero godibile.
L’unico punto debole per me è nel finale, che forse è un po’ affrettato, quasi che la conclusione della missione di padre Francisco debba essere a quel punto raccontata, non lasciando più tempo al tempo (cioè aggiungendo capitoli… che peraltro la qualità della narrazione precedente avrebbe reso ben graditi).
Ad ogni modo,
La croce di ghiaccio è un’opera con più piani di lettura che, dietro la semplicità stilistica, cela spunti di riflessione non di poco conto.
Due, in particolare: in quale misura padre Francisco, riadattando il Cristianesimo alla cultura Geroniana, tradisce sé stesso e la sua fede? Dove si può ritenere che finisca la capacità comunicativa (di “marketing”, se vogliamo) e invece il messaggio inizi a svuotarsi?

Si tratta di domande di una certa rilevanza, che ovviamente travalicano la fantascienza: a ogni elezione politica, ad esempio, si ripropongono… man mano che la caccia all’elettore spinge i partiti in corsa a semplificare (snaturare? annacquare?) i propri programmi per ottenere il massimo dei voti. E, con riferimento alla religione, un papa come Woityla, se è stato senza dubbio un grande comunicatore nel senso mass-mediatico del termine, è stato anche talvolta criticato proprio per l’eccessiva “spettacolarizzazione” del suo agire.
Io non so dire se padre Francisco, man mano che il libro procede, perda sé stesso. Se il numero di geroniani che battezza o che affollano le sue funzioni conti meno delle concessioni ai costumi locali cui accetta di sottostare (su tutte, la rinuncia alla castità).
Di certo padre Francisco è un perdente, però. Lino Aldani ce lo dice inserendo nel romanzo (peraltro con grandissima competenza tecnica) un elemento ludico, cioè facendo di padre Francisco un abilissimo giocatore di scacchi. In questo campo il sacerdote si distingue sin dal seminario, dove la febbre del gioco (qualcuno ricorda La novella degli scacchi di Stephen Zweig?) è tale da portarlo a far voto di non giocare più. Ma, su Geron, proprio gli scacchi si prospetteranno come il grimaldello per entrare nelle grazie di Metzil-Nagua, il capo della tribù dove Francisco vive, cui il gioco è stato insegnato dal medico della base umana sul pianeta, il dottor Rivière.
«Se i geroniani hanno così ben assorbito il gioco degli scacchi vuol dire che le loro istanze razionali sono più che presenti. Il mio compito risulterà enormemente agevolato» commenta inizialmente il missionario.
Ma, partita dopo partita, se pure padre Francisco continua a vincere, e parallelamente a segnare passi avanti nel suo percorso di evangelizzazione, anche la strategia di gioco di Metzil-Nagua si chiarisce sempre più, man mano che l’alieno diventa più bravo e quindi in grado di allungare la durata dei match. E questa strategia è, in realtà, la stessa che Metzil-Nagua persegue nei rapporti col sacerdote… molto più sottile di quanto l’apparenza (i barbari selvaggi) possa far sembrare.
Forse proprio per questo, terminata l’ultima partita, la storia di padre Francisco non ha più bisogno di essere arricchita da ulteriori capitoli – la sua “morale” è ormai chiara – e
Lino Aldani va direttamente alla conclusione di questo (fallito) tentativo di colonizzazione.
Tutto torna, nell’ordito della trama… nonostante il già citato effetto straniante dato dall’accelerato (almeno in apparenza) finale.


Eclissi 2000 è tutt’altra storia.
L’astronave Terra Madre è in viaggio nello spazio, diretta a Proxima Centauri. Il viaggio è destinato a durare 300 anni, dodici generazioni, ma il gioco vale la candela: una nuova splendente vita aspetta chi giungerà sul pianeta…

Vargo Slovic è un tecnico. È un Rosso: per far bastare le “risorse” a disposizione, dato il troppo elevato numero di persone imbarcate su Terra Madre, infatti, l’equipaggio è diviso in due classi, i Verdi e i Rossi, che dividono gli spazi e mandano avanti la struttura vivendo tre giorni da svegli e tre giorni in ipno-sospensione, alternativamente. Unici al di fuori di questa rotazione sono i Bianchi, la “classe dirigente” dell’astronave.
Vargo ha dubbi, non crede passivamente alla realtà circostante, del “felice viaggio”, che tutti accettano. Frequenta la Biblioteca, e qui trova i primi indizi che qualcosa non è quel che sembra; inoltre, il Verde con cui divide la stanza, Vladimiro Spitzer, dapprima scompare di punto in bianco, poi viene accusato di essere un sovversivo, intento a organizzare una rivolta. Vargo ritroverà anche un suo taccuino, in cui si parla proprio dell’impossibilità del viaggio verso Proxima Centauri.
Ulteriori dubbi sulla realtà dell’astronave e del viaggio sono, infine, instillati in lui da qualche amico, con frasi e allusioni…
Eclissi 2000, l’avrete capito, è una metafora delle società totalitarie, che promettono per il futuro nuovi mondi a nuovi umani, che però nel frattempo devono accettare l’illuminata guida di oligarchie tecnocratiche e/o politiche.
Non a caso l’interrogatorio di Vargo sui suoi rapporti con Spitzer, fatto da un coordinatore Bianco, è tutto un dire e non dire, un sottintendere, un dedurre da parole e frasi, dette o accennate.
Molto…
sovietico? È facile pensarlo, dato che molti personaggi hanno nomi slavi, ma ritengo che sia più corretto intendere la “parabola” in senso universale, non connessa a uno specifico regime.
Non a caso, ancora, Vargo incontra una donna sulla sua strada, Diana Abgrund, e da lì sino alla fine la sua vita prenderà (con lei) un’altra direzione… un po’ come in
1984, di George Orwell (altro grande affresco della vita in una società totalitaria).
Grazie alla sua sete di conoscenza Vargo scoprirà la verità, o almeno, l’apparente verità che si cela dietro la realtà quotidiana, accettata dalla massa dei coloni, Rossi e Verdi. Ma, divenuto un Bianco, continuerà a farsi domande, a dubitare delle apparenze, del potere, sino a… beh, non vi racconterò certo la conclusione!
La forza del romanzo è nella capacità di rappresentare in modo efficace una società totalitaria e alienante, ma anche nel lasciare in dubbio, sino alla fine, se le ipotesi di Vargo siano fondate o no.
Tanto per ribadire i riferimenti politici dell’opera, il libro si chiude citando un rivoluzionario per eccellenza, il francese
Saint Just: «Nessuno governa senza colpe». Lo afferma Megal il Supremo, il comandante della Terra Madre, che nell’ultima pagina svela la realtà delle cose, e quindi la fine di Vargo.

E qui si coglie un certo gusto di Aldani per le contraddizioni, che arricchiscono il finale e su cui ognuno potrà riflettere: Megal mostra un profondo ed estremo rispetto per il desiderio di libertà di Vargo, ma Megal è senza dubbio il primo responsabile dell’intera “messa in scena”.
Inoltre, la citata frase di Saint-Just è tratta dal discorso pronunciato alla Convenzione di Parigi nel 1792, nella discussione sul processo al decaduto Luigi XVI, e, volendo citarla per intero, recita: «Nessuno governa senza colpe. Ogni re è un ribelle e un usurpatore». Insomma, Megal il Supremo usa un discorso di accusa a un re (poi condannato a morte) per spiegare il senso del proprio agire, che qualifica come “necessario”… ma non c’è, in questo, autoassoluzione.
Il viaggio, comunque, continuerà.
Tornando più strettamente agli elementi letterari, il punto debole di
Eclissi 2000 è per me (paradossalmente) l’abilità con cui Vargo riesce a intuire la realtà dietro le apparenze.
Gli indizi raccolti pagina dopo pagina non “corrispondono” alle sue conclusioni, molto “avanzate” davvero… e ciò rende il lettore un po’ passivo. Non è una detective story, ovviamente, ma una maggiore rispondenza fra prove e analisi non avrebbe guastato (fra l’altro, questo avrebbe comportato un allungamento della storia… come dire: quel che c’è è intrigante, visto che se ne desidererebbe di più!).


Eclissi 2000 e La Croce di Ghiaccio sono entrambi pubblicati dalla Elara Libri (il marchio che ha raccolto il testimone della Perseo Libri, l’editore di riferimento di Lino Aldani nella parte finale della sua carriera) che però non ha una distribuzione libraria né vende i suoi libri su Amazon. Alcuni romanzi di Aldani (fra cui Eclissi 2000) sono usciti – ormai più di dieci anni fa – in Urania Collezione, ma nel complesso non si può dire che queste opere abbiano la giusta visibilità nel panorama editoriale italiano. Ed è un peccato, perché avrebbero una qualità letteraria davvero degna di essere valorizzata.

La croce di ghiaccio,

di Lino Aldani, Perseo Libri, Biblioteca di NOVA SF, pag. 220, euro 25

Eclisse 2000,

nell’antologia “Aria di Roma Andalusa”, Perseo Libri, Biblioteca di NOVA SF, pag. 288, euro 25

(*) Questo articolo è stato originariamente pubblicato (correva l’anno 2007!) sulla webzine di fantascienza Continuum; successivamente è uscito su RiLL.it, essendo Panicucci uno dei responsabili dell’associazione RiLL, ed è stato ora aggiornato per la pubblicazione in “bottega”. Fa pendant con Lino Aldani, la fantascienza «umanista», sempre di Alberto Panicucci, pubblicato 7 giorni fa.

 

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