Ancora su «Parasite»

Chief Joseph sul film di Bong Joon-ho

«Parasite» di Bong Joon-ho ha vinto la Palma d’Oro all’ultimo festival di Cannes ed è stato definito da molti un capolavoro. Le voci fuori dal coro sono praticamente inesistenti e io mi accodo a questa sparuta schiera. Il prodotto del regista sud coreano è ben lungi dal poter essere giudicato una pietra miliare. Infatti, c’è una buona idea (i due palcoscenici e la guerra fra poveri), un’ottima fotografia, qualche lampo nei dialoghi, ma una messa in scena e una messa in quadro che zoppicano vistosamente. Il regista cerca di stupire facendo una commistione di generi ma il risultato non si discosta molto dalla montagna che partorisce il classico topolino. Infatti si sviluppa un umorismo sarcastico, che deborda e quasi infastidisce, gli attori sono spesso sopra le righe con una sorta di iper-recitazione che riesce a disperdere la consequenzialità narrativa della pellicola. Infatti ci sono momenti in cui il film sembra librarsi in volo, ma poi cade rovinosamente non riuscendo a mantenere lo stesso pathos perché cambia il registro del racconto. C’è poi un uso abbondante di sangue che, in luogo di incrementare la partecipazione e l’interesse dello spettatore, lo porta a sbadigliare. Credo che il limite fondamentale di questo film sia la totale mancanza di poesia che non deve essere necessariamente un momento consolatorio o edulcorato ma si realizza quando nasce una relazione fra gli attori della rappresentazione e lo spettatore. «Parasite» invece è un fumettone violento e pieno di lungaggini: la scena della famiglia povera che gozzoviglia nella casa dei ricchi sembra non finire mai.

Forse Bong Joon-ho ha preteso troppo, volendo rappresentare contemporaneamente sia i ricchi che i poveri. Poteva limitarsi a scegliere un solo palcoscenico e, nel caso avesse scelto i diseredati, avrebbe potuto usufruire della consulenza di due ottimi maestri: Vittorio De Sica (vedi Ladri di Biciclette) e Ken Loach (quasi tutta la sua filmografia).

Sono consapevole che il giudizio su di un film sia una cosa legata alla sensibilità, cultura e storia personale, quindi – e ci mancherebbe altro – accetto giudizi diametralmente opposti al mio; tuttavia definirlo un capolavoro mi sembra eccessivo.

QUI il diverso parere di Francesco Masala: Parasite – Bong Joon-ho. E sono molto graditi altri interventi.

 

Redazione
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