Ancora su «Ww2: in guardia»

di Beppe Pavan (*)

Non sono un lettore abituale di fantascienza, ma ho imparato a riconoscere la competenza e l’autorità in materia di Daniele Barbieri: quando mi ha scritto “devi assolutamente leggerlo” ho capito ed eseguito. «Ww2: in guardia» (Urania) di Robert Sawyer è uno splendido romanzo, i cui protagonisti sono campioni mondiali di matematica e informatica: quanto di più lontano ci possa essere dalle mie capacità di comprensione. Per giunta, la protagonista principale ha 16 anni…

Un’intelligenza artificiale o, meglio, un’entità cosciente, capace di riflettere su se stessa, emerge dallo sfondo del web e, come sempre accade intorno a ciò che non si conosce, genera paura nei governi e nei servizi segreti, che tentano in ogni modo di annientarla, entusiasmo in chi si dimostra capace di relazione e dialogo, diffidenza e poi desiderio di fruizione nella massa di coloro che sono sempre alla ricerca di risposte ai propri personali bisogni.

In una storia parallela incontriamo anche un bonobo pittore, che sceglie la libertà e lo comunica con chiarezza agli umani che si occupano, da sponde opposte, di lui.

Il filo rosso, comune a queste storie diverse, è una riflessione critica sulla teoria dell’evoluzione e sulla “coscienza evoluta” che ne è un frutto. Seguiamo il ragionamento da pag 244: «L’evoluzione, la selezione naturale, funzionano solo fino a un certo punto. Il problema dell’evoluzione è proprio quello che diceva Richard Dawkins: i geni egoisti, la selezione di parentela. (…) Ecco, prendiamo, non so, un branco di lupi, okay? Sono in competizione per le stesse risorse, lo stesso cibo. Ora, se tu e i tuoi parenti più stretti siete più forti numericamente, se scacciate gli altri lupi dalle terre fertili o gli impedite l’accesso alle prede, loro moriranno e voi sopravvivrete. Questa è l’evoluzione: la sopravvivenza dei più sani, dei più forti; e funziona fintantoché la superiorità numerica è tutto ciò che conta. Ma quando diventi una specie davvero tecnologica, l’evoluzione non propone più il (…) giusto paradigma! Se tu e il tuo clan siete in cento e non resta che un solo membro del gruppo che avete sopraffatto, ma lui ha una mitragliatrice e voi no, è lui a vincere: vi fa fuori tutti quanti. Ma questo è solo un esempio. Non devono essere per forza armi. Qualsiasi tecnologia che ti consenta di prevalere su un gran numero di concorrenti cambia in modo radicale l’equazione evoluzionista.

E… Ah, sì! E’ per questo che la selezione ha portato a una coscienza evoluta. La coscienza ha valore per la sopravvivenza perché ti permette di bypassare la tua programmazione genetica. Invece di mettere sotto con strafottenza quelli diversi da te, al punto di spingerli a vendicarsi con le armi, la coscienza ti permette di decidere di finirla con le sopraffazioni. La coscienza ci permette di dire ai nostri geni: ‘Ehi, lasciate una possibilità anche a quel tizio, anche se non è nostro parente stretto, così lui non sentirà il bisogno di saltarci addosso mentre dormiamo’. Far sì che soltanto i tuoi prossimi stiano bene è un vantaggio solo quando quelli che stanno messi male non possono nuocerti. (…) Infatti, di solito è proprio la gente scontenta a compiere atti di terrorismo o a cercare di portare via la terra ai propri vicini. (…) Eliminando la povertà, migliorando le condizioni di vita fin nelle aree più remote del mondo, tu aumenti la tua stessa sicurezza. I geni egoisti non ci arriverebbero mai, ma per una mente consapevole è di un’evidenza lampante».

(*) Del romanzo di Sawyer qui si è parlato spesso. Riprendo questa recensione dal numero 3 del 2012 di «Uomini in cammino» (chi frequenta codesto blog lo ha già incontrato) una “povera” quanto preziosa, intelligente, indispensabile, purtroppo poco conosciuta rivista. Alla mail carlaebeppe@libero.it è possibile entrare in contatto. Ogni numero della rivista si chiude così: «Chi può mandarci un contributo usi il bollettino di c/c postale 39060108 intestato ad Associazione VIOTTOLI, corso Torino 288, 10064 Pinerolo, specificando “contributo per Uomini in Cammino”. Grazie. Lo invieremo comunque a chiunque ce lo chieda, sia in formato cartaceo che web».

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