sugli arresti in Val di Susa

Leggo sul Fatto Quotidiano del 21 febbraio 2012 un articolo di certo Peter Gomez intitolato “Che brutta deriva”. Quale sarebbe questa brutta deriva? L’opposizione che una parte del movimento esercita nei confronti di Caselli, responsabile delle 24 incriminazione con arresto degli oppositori NO TAV, giudicata una iattura. Le motivazioni non sono fornite, evidentemente il signor Gomez le considera evidenti di per sé. Salvo esporne una, a mio parere la più debole.

Il non intento di criminalizzare il movimento che

Spero che tra gli arrestati ci sia il responsabile di questo scempio. O questa invece è non violenza?

sarebbe dimostrato dalla non contestazione del reato associativo ma solo per “specifici e documentati episodi di violenza” (la sentenza è dunque già stata emessa? Spero di no). Resta però l’invio contemporaneo dei provvedimenti, il blitz in tutta Italia e il rilievo che subito dopo gli arresti la stampa gli ha dato (rilievo che meritava? Ne dubito). Difficile non pensare a una regia o quantomeno a una strumentalizzazione della quale Caselli non ha tenuto conto o non ha voluto tenere conto.
Quel che però mi interessa porre in evidenza è questo continuo richiamo alla legalità, anzi ai clamori intorno alla legalità violata che si elevano ogni volta che chi subisce ogni genere di violenza tutto l’anno decide di ribellarsi. Forniamo qualche esempio: dall’abbandono e morte negli ospedali – e per pestaggi nella patrie galere – alle dure aggressioni dei corpi speciali, dalla riduzione alla fame di centinaia di migliaia di persone, agli sberleffi degli uomini del potere; dalla galera per i poveri all’impunità per i potenti ecc. ecc. Beh, logico, siamo in regime di ingiustizia elevata a sistema, regime di oppressione sfruttamento, tanto più attuati quanto più negati; nessuna meraviglia che chi, con i propri limitati mezzi, vittime a volte della propria rabbia impotente rivendica un pizzico di buon diritto, risulti essere un pazzo impolitico che non sa quello che vuole ed è giusto dargli quello che non cerca: il massimo della pena.

La vera faccia dello stato contro il Popolo Italiano. Guarda che roba! E poi parlano di non violenza. Non violenza sì, solo se fai come dicono loro, i quattromila ladroni che ci governano!

In particolare la presa di posizione del Signor Gomez, che non manca di alcune sagge riflessioni (la cui saggezza è neutralizzata dall’intento diffamatorio e la non disponibilità a comprendere), dimentica di porre in evidenza che la prima mossa è stata proprio dello stato, la cui reazione alle legittime richieste dei valligiani, dopo una iniziale chiusura, alias indifferenza, è sta di aprirsi manganellando a tutto spiano, senza pietà. È stata quella di portare lo scontro sul piano militare, minacciando sfracelli, di far intervenire l’esercito, difendendo le proprie decisioni attraverso non il confronto ma moltiplicando arroganza e menzogne.
Che di fronte a tutto questo qualcuno si sia lasciato trascinare dovrebbe essere non solo capito, ma anche ampiamente capito. Non è questione di legalità che anzi deve essere rispettata. Il problema è che la legalità è tale finché fa rima con giustizia. Se non si accorda con l’equità diventa arbitrio. Nel qual caso ribellarsi è giusto. Diventa sacrosanto farlo contro un potere corrotto, sordo, parassita e ferocemente avverso ai ceti popolari. Un obbligo storico infine quando i torti fatti a alcuni (leggi abitanti della Val di Susa) rischiano di diventare torti a tutti. Gli sprechi della TAV non li pagheranno gli uomini al governo, ma tutti gli italiani. E li pagheranno una seconda volta i valligiani che vedranno il loro territorio, dopo la militarizzazione, devastato e impoverito.
Io non ho nulla contro Caselli. Anzi, trovo si tratti di un buon funzionario. Arrivo persino a credere si sia messa una benda sugli occhi per non dover fare i conti con la propria buona fede. Trovo strano che non comprenda, stante il mare magnum dell’illegalità vigente, con condannati in via definitiva in parlamento e inquisiti sparsi un po’ dappertutto nelle istituzioni, lo stridore di quegli arresti sottolineato dal fatto che, guarda caso, colpisce oppositori politici. Nel caso dei 24 (o erano 26?), il richiamo alla legalità non mi suona molto diverso dal richiamo alle regole che pure vige all’interno delle organizzazioni mafiose. Lo stesso che denunciare per oltraggio al pudore qualcuno che, nel corso di un’orgia, apra l’impermeabile per esibire il sesso.
La solita incapacità del tecnico di afferrare la complessità dei problemi e di navigare nelle acque agitate di un paese in cui non sembra esservi possibilità di redenzione? Un nuovo caso Monti, dopo i tanti altri che lo hanno preceduto? O forse la vecchia politica dell’indulgenza sovrana con i forti e severamente corrusca con i deboli? Anche questo, certo. Ma, consapevole che Caselli sia o meno, anche una mano data alla cattiva amministrazione e pessima politica. Che tutto fa e sa fuor che cosa sia l’equità, cosa la sovranità popolare e cosa il dialogo e la comprensione.
Mauro Antonio Miglieruolo

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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