Ancora sul Nicaragua…

… sul Covid-19 e sul socialismo

di Bái Qiú’ēn

se sia più nobile nella mente soffrire colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna
o prender armi contro un mare d’affanni e, opponendosi, por loro fine?

(William Shakespeare)

Mentre Daniel Ortega sta per assumere per la quarta volta consecutiva la presidenza della Repubblica, succedendo a se stesso, la variante Omicron è ormai presente nel Paese e il MINSA richiede il documento di vaccinazione per le operazioni chirurgiche negli ospedali pubblici, ci pare opportuno fare il punto sulla situazione della pandemia. Una sorta di bilancio dal punto di vista sia della solidarietà internazionale sia del comportamento tecnico-politico interno. Secondo i dati che siamo riusciti a reperire, di certo incompleti, le donazioni di vaccini che il Nicaragua ha ricevuto nel corso dell’anno appena trascorso sono state:

Data

Paese donante

Quantità

Totali

24 febbraio

Russia

215.000

28 febbraio

multilaterale

130.000

8 marzo

India

200.000

16 marzo

multilaterale

135.000

680.000

5 maggio

Russia

70.000

750.000

15 giugno

Russia

120.000

2 luglio

Russia

100.000

16 luglio

Russia

120.000

30 luglio

Norvegia

36.480

1.126.480

5 agosto

Spagna

97.920

31 agosto

Russia

130.000

1.354.400

2 settembre

Spagna

333.700

11 settembre

Spagna

199.200

26 settembre

Spagna

499.200

30 settembre

multilaterale

138.000

2.524.500

11 ottobre

Honduras

100.000

14 ottobre

Trinidad e Tobago

38.000

15 ottobre

Russia

192.000

19 ottobre

Panamá

243.880

20 ottobre

Cuba

1.200.000

24 ottobre

Russia

3.200.000

25 ottobre

Spagna

625.920

28 ottobre

Stati Uniti d’America

305.370

31 ottobre

Russia

100.000

8.529.670

9 novembre

Canada

326.400

13 novembre

multilaterale

134.400

16 novembre

Cuba

1.020.000

10.010.470

13 dicembre

Cina Popolare

200.000

13 dicembre

Francia

827.190

24 dicembre

Cina Popolare

800.000

26 dicembre

Giappone

502.550

12.340.210

12 dicembre

acquisto

1.252.800

13.592.010

Le informazioni sono ricavate dal portale ufficiale «El 19 digital», il quale in alcuni casi non fornisce la quantità ricevute, che abbiamo rintracciato in altri siti.

Finora sono stati utilizzati i vaccini Abdala, AstraZeneca, Pfizer, Sinopharm, Soberana02, SoberanaPlus, Sputnik-V e Sputnik-Light (in rigoroso ordine alfabetico per non fare torto a nessuno).

A queste donazioni occorre aggiungere il primo acquisto, per ora unico a livello ufficiale, di AstraZeneca per un importo di 15,8 milioni di dollari. Il 12 dicembre è arrivato in Nicaragua il 50% delle dosi: 1.252.800.

Il totale complessivo supera pertanto i tredici milioni di dosi, con una popolazione di 6.700.000 abitanti. Sufficienti per vaccinare con due dosi persino i neonati e quelli ancora nel ventre materno. Considerato che pure in Nicaragua la vaccinazione è su base volontaria, come ha ricordato in varie occasioni la super-ministra della Salute Sonia Castro, non vi dovrebbero essere problemi per applicare la doppia dose alla intera popolazione.

Inoltre, nei primi mesi del 2022 è previsto l’arrivo di ulteriori donazioni da parte della Russia (3 milioni), di Cuba (5 milioni), dell’Argentina e di vari altri Paesi. Per un totale di circa dieci milioni di dosi, comprese quelle già acquistate.

Viene da chiedersi: se davvero, come è stato annunciato all’inizio di dicembre, nei primi mesi del 2022 il Mechnikov inizierà a produrre, per meglio dire imbottigliare, il CoviVac russo (non lo Sputnik come si era propagandato per oltre un anno), a cosa servirà? Solo per commercializzarlo all’estero, visto che la intera popolazione dovrebbe già essere vaccinata con almeno due dosi e forse pure con la terza? Poiché siamo affetti dalla stessa patologia di san Tommaso e la OMS deve ancora autorizzarlo, essendo in fase sperimentale (quindi non ancora commerciabile), lasciamo in sospeso la possibile risposta, in attesa che davvero inizi la produzione. E non sia solamente la seconda dose della barzelletta raccontata per oltre un anno.

Vediamo, invece, un altro problema, prendendo una data-simbolo e i dati che la OMS e la OPS ricevono dal governo, quindi assolutamente ufficiali: il 31 ottobre. Risulterà chiaro dal seguito il perché di questo giorno specifico, quando risultavano vaccinate con una dose 944.476 persone e appena 362.357 con il ciclo completo. In totale: 1.669.190 dosi utilizzate, quando nel Paese ne erano già arrivate 8.500.000.

Come premessa è necessario ricordare che all’inizio di dicembre del 2020 il governo aveva dichiarato di avere stanziato 107 milioni di dollari (con un prestito di 50 milioni dal BCIE e di 57 milioni dal BID), sufficienti per acquistare le dosi necessarie a vaccinare 3.700.000 persone con l’allora considerato ciclo completo. Stendiamo un velo pietoso sul fatto che si è atteso un anno per effettuare il primo acquisto, attraverso la OPS, equivalente al 15% della somma a disposizione. Corrispondente a due milioni e mezzo di dosi, il che significa che, con il denaro ancora in cassa, se ne potrebbero acquistare altri quindici milioni. A cosa potranno servire, visto che con le donazioni arrivate e quelle previste si copre abbondantemente il fabbisogno per tre dosi attualmente consigliate, non è dato saperlo. Ma tant’è…

Gli elettori e le elettrici maggiori di sedici anni chiamati a votare il 7 novembre erano 4.478.334 e dal 24 febbraio al 31 ottobre il Nicaragua aveva ricevuto almeno sei milioni e mezzo di dosi. Sufficienti per vaccinarli tutti con la prima dose e per iniettare la seconda a circa una metà entro le prime due settimane di novembre, ottenendo in tal modo una notevole immunità di gregge. Viene da chiedersi: perché in sette mesi si sono utilizzate solamente 1.669.190 dosi, circa il 20% di quelle arrivate in dono? Perché, nonostante si disponesse già di quasi settecentomila dosi, le prime vaccinazioni alle persone con patologie gravi sono cominciate solamente all’inizio di aprile? Quaranta giorni di attesa tra la prima donazione e le prime vaccinazioni (se c’è qualche incredulità, confrontare «El 19 Digital» per le verifiche). Stando ai dati del MINSA, gli affetti da patologie croniche nel 2020 erano 622.162. Tutti vaccinabili con una dose entro marzo con le donazioni ricevute al 16 di detto mese.

Eppure, stando alle dichiarazioni ufficiali, esisteva la capacità tecnica di vaccinare oltre centocinquanta mila persone al giorno, ossia un milione a settimana. Dose più, dose meno. Certo, le donazioni erano scarse nei primi mesi dell’anno, ma in cassa c’erano soldi a sufficienza per acquistare una notevole quantità di vaccini.

Non si tratta di spaccare il classico capello in quattro, ma tutti noi abbiamo vissuto i periodi in cui i vaccini scarseggiavano per la mancata consegna da parte delle case farmaceutiche e non si poteva vaccinare per causa di forza maggiore. In Nicaragua era vero esattamente il contrario: per quanto all’inizio arrivassero con il rallentatore e non si pensasse ad acquistarne pur avendo i soldi disponibili, a partire da settembre i vaccini c’erano, ma si vaccinava con il rallentatore. Grazie al combinato disposto di queste scelte (essenzialmente politiche), dal 31 agosto era iniziata una recrudescenza dei contagi, con una media di ottanta al giorno, che proseguì fino alla fine di ottobre, con picchi fino a centotrenta. E non pare azzardata l’ipotesi di uno stretto collegamento causa-effetto con le scarse vaccinazioni effettuate nel bimestre. Inoltre, ripetiamo: se le donazioni giunte fino a settembre non erano in numero sufficiente, per quale motivo attendere fino a dicembre per il primo acquisto?

Per fare alcuni raffronti, tralasciando le donazioni: alla fine di gennaio, il Costa Rica aveva acquistato tre milioni di dosi di Pfizer e un milione di dosi di AstraZeneca; in marzo, l’Honduras aveva acquistato oltre quattro milioni di dosi di Sputnik-V; in aprile il Guatemala aveva acquistato otto milioni di dosi di Sputnik-V (in seguito il contratto è annullato, per inadempienza della Russia); in maggio El Salvador aveva acquistato oltre quattro milioni di dosi Pfizer.

Non è tutto: alla metà di ottobre il governo del Nicaragua aveva chiesto all’Honduras un prestito di centomila dosi (Pfizer), restituite a fine mese. Eppure, fino a quel momento, il Nicaragua aveva già ricevuto oltre due milioni di dosi e i vaccinati al 30 settembre erano soltanto 502.324 con una dose e 286.178 con due (totale dosi: 1.074.580). E, alla fine di ottobre, le dosi utilizzate non superavano i due milioni, su otto milioni e mezzo ricevute. A cosa serviva quel prestito? Per propagandare sia all’interno sia all’estero che si voleva vaccinare ma non c’erano i vaccini perché i Paesi ricchi…?

Siamo perfettamente concordi con la denuncia dell’accaparramento dei vaccini da parte dell’Occidente, che il ministro degli Esteri Denis Moncada ha fatto alla fine di settembre parlando all’ONU, però resta il fatto innegabile che, per quanto riguarda proprio il Nicaragua e ben al di là della facile propaganda utile a convincere i già convinti, la realtà dei numeri ufficiali (ripetiamo fino alla noia: ufficiali) racconta una storia assai diversa. Mentre il ministro parlava, si avevano a disposizione oltre due milioni di dosi e se ne era utilizzata appena la metà.

Inoltre, stando alle dichiarazioni dei responsabili tecnici e politici, erano stati allestiti ben millecinquecento punti di vaccinazione in tutto il Paese, praticamente in tutte le Unità di salute, ossia in ogni Centro di salute e in ogni ospedale più o meno grande. Funzionanti però a turno, senza un preciso alternarsi tra l’uno e l’altro.

Nonostante questa diffusione capillare sul territorio, nei mesi tra ottobre e dicembre, oltre centomila nicaraguensi si sono recati a El Guasaule o a La Fraternidad, alla frontiera, per vaccinarsi in Honduras (con due dosi Pfizer o Moderna). Segnale evidente che buona parte della popolazione desiderava vaccinarsi e, al tempo stesso, indicazione che esisteva qualche intoppo che rallentava le operazioni, non dovuto alla scarsità o alla mancanza di vaccini, né alla capacità potenziale di iniettarli.

Dopo le elezioni, sebbene il direttore dell’orchestra sia il medesimo, la musica è decisamente cambiata: c’è stata una evidente e innegabile impennata delle vaccinazioni: nelle due settimane successive si sono somministrate ben 1.513.678 dosi (il dato ufficiale fornito non è scorporato). Nelle tre settimane seguenti, rispettivamente: 801.012, 863.819 e 901.211.

Fra la metà di novembre e la metà di dicembre avevano ricevuto una dose 4.628.897 persone (ben oltre il numero dei soli maggiorenni votanti) e due dosi 2.679.570. Per un totale di 9.988.037.

E la media dei contagi giornalieri è miracolosamente scesa a quindici, rispetto agli ottanta precedenti (dati ufficiali del MINSA). Per la cronaca, a prescindere dal numero di contagiati giornalieri (15 o 130), i decessi sono regolarmente uno a settimana. Caso unico in tutto il mondo, che sarà da studiare con attenzione da parte degli epidemiologi.

Visto il calo dei contagi, nelle due settimane dal 16 al 29 dicembre si è pensato bene di rallentare il ritmo, per cui avevano ricevuto la prima dose 4.879.356 persone e due dosi 2.905.785. Per un totale complessivo di 10.690.926 (712.889 in quattordici giorni, con una potenzialità di circa 1.700.000 dosi), lasciandone oltre tre milioni in frigo. Sarà che a Natale… il governo ha regalato ben diciotto giorni di vacanze extra ai dipendenti statali e pubblici, dal 18 dicembre al 4 gennaio. ¡Feliz Navidad, própero año y felicidad! E già in settembre, per le Fiestas Patrias, avevano goduto di altri nove giorni d vacanze pagate. E c’è qualcuno che si domanda ancora perché il Nicaragua continua a essere il secondo Paese più povero del continente.

Da aprile a ottobre sono circa 30 settimane, con una media di cinquantamila vaccinazioni a settimana (solo trentamila in ottobre). Da metà novembre a metà dicembre sono circa 5 settimane, con una media di quasi oltre 850mila vaccinazioni a settimana, ossia oltre 120mila al giorno (ricordate la capacità dichiarata di 150 mila al giorno?). Come cantava Luigi Tenco: «dai carri nei campi agli aerei nel cielo»!

Non mettiamo in dubbio questi dati ufficiali, anzi, ci fa piacere che finalmente ci sia stata una notevole impennata. Senza dubbio dovuta al fatto che dal 10 novembre, tre giorni dopo le elezioni (per principio non crediamo nelle coincidenze), si è iniziato a vaccinare casa per casa, su base volontaria, dai bambini di due anni in su (con il vaccino cubano). Contemporaneamente, la super-ministra della salute, Sonia Castro, ha dichiarato che nel Paese vi è un numero sufficiente di dosi per vaccinare il 100% di coloro che volontariamente lo desiderano. Correggiamo in positivo: con quelle previste in arrivo entro l’anno, le dosi bastavano per tutta la popolazione e ne sarebbero restate ancora alcune migliaia.

Il meccanismo farraginoso e contorto, che solamente una mente malata poteva escogitare, di spostare ogni giorno da un ospedale all’altro, da un Centro di salute all’altro, il luogo delle vaccinazioni, era evidente ab initio che non poteva funzionare. E creava file immense (assembramenti) senza alcuna certezza di ricevere la propria dose, non esistendo la possibilità di prenotarsi. Con il cambio di strategia e la decisione di vaccinare casa per casa, la situazione è mutata dalla notte al giorno. Ma ci sono voluti ben sette mesi per capirlo… chissà che fine aveva fatto l’intelligenza politica sandinista degli anni Ottanta?

In ogni caso, considerato che all’inizio del 2021 si prevedeva di vaccinare nell’anno 3.731.900 persone, il risultato ottenuto da metà novembre a metà dicembre è davvero eccezionale. Chapeau! (non siamo ironici, tutt’altro).

Alla fine di novembre, all’incontro del G77+China (gruppo di Paesi dell’ONU che dal 1964 collaborano a livello politico ed economico), ancora una volta Denis Moncada ha richiamato l’Occidente a una distribuzione più giusta ed equa dei vaccini. Appello senza dubbio valido per molti Paesi del mondo, specialmente per quelli africani, ma non certamente per il Nicaragua, che a quella data aveva già ricevuto oltre otto milioni e mezzo di dosi. Più che sufficienti per vaccinare con due dosi le 3.731.900 persone previste all’inizio dell’anno.

Per dovere di cronaca, occorre ricordare che il 15 dicembre la co-presidenta Rosario Murillo ha dichiarato che i vaccinati erano oltre il 74% della popolazione (stimata al 2020 in 6.595.674, poiché l’ultimo censimento risale al 2005). Aumentando leggermente la percentuale ufficiale che in realtà era il 69,9% con una dose e il 40,4% con due dosi. Per i più pignoli: non ha mai fornito la percentuale di coloro che avevano ricevuto la seconda. Nessun dato è disponibile in relazione alla terza dose, pur avendo iniziato a parlarne alla fine di settembre e aver iniziato la somministrazione all’inizio di dicembre.

Al 31 agosto i vaccinati con una dose erano 443.053, con due 202.680 (3,12%): in totale 848.313. Ciò significa che, fino a quel momento, si usavano immediatamente tutti i vaccini disponibili. Facendo il possibile e forse pure l’impossibile. Evitando comunque di acquistare dosi per accelerare l’immunità di gregge.

Poi, la situazione è cambiata improvvisamente in peggio, tanto che al 30 settembre le dosi arrivate erano almeno due milioni e i vaccinati con una dose risultano 502.324, con due 286.178 (4,41%): in totale 1.074.680. Avranno inciso i nove giorni di vacanze al personale pubblico, compreso medici e infermieri del MINSA? Probabilmente no, poiché lo stesso vale per il mese di ottobre (5,58% con due dosi), con un rallentamento ancora più evidente e del tutto incomprensibile. La cui causa non può essere la campagna elettorale, svolta quasi totalmente in modo virtuale.

Fra il 20 e il 28 ottobre sono arrivate oltre cinque milioni di dosi e, con una capacità dichiarata di vaccinare 150mila persone al giorno, nel periodo fino al 7 novembre si poteva iniettarne la metà. Anche in previsione di possibili assembramenti davanti ai seggi. Invece, al 5 novembre risultavano aver ricevuto la prima dose solamente 861.807 persone e con le due dosi 556.589 (8,67%): in totale 1.974.975. Appena novecentomila dosi in più rispetto al 30 settembre, con una media di trentamila vaccinazioni al giorno e una capacità cinque volte superiore, avendo a disposizione una quantità più che sufficiente di vaccini.

Ci chiediamo, pertanto, quale può essere il motivo per cui se al 31 ottobre erano arrivate sei milioni e mezzo di dosi (oltre tre milioni al 20 ottobre) si è proceduto così a rilento nei due mesi antecedenti le elezioni? Perché si è addirittura chiesto un inutile prestito all’Honduras, pur disponendo di vaccini sufficienti, ma tenuti in frigo? Perché centomila persone sono dovute andare in Honduras per vaccinarsi?

Si attendeva il risultato elettorale? Ci auguriamo di no, perché se così fosse, ci sarebbe ben poco di socialismo, ancora meno di cristianesimo e assolutamente nulla di solidarietà nella mentalità di chi governa attualmente il Nicaragua. Sarebbe solo un calcolo cinico sulla pelle delle persone, che non crediamo possibile. Oltretutto, non avrebbe alcun senso, essendo scontato il risultato elettorale.

Per quanto alla fine di dicembre Rosario Murillo abbia dichiarato che si inizierà a vaccinare pure nell’aeroporto (funzionante a scartamento ridotto, con soli otto voli al giorno), alle frontiere, nelle università e nei mercati, ci chiediamo: perché non ai seggi, prima o dopo il voto? Considerato che coloro che hanno esercitato il diritto di voto, stando ai numeri del CSE, sono stati 2.860.559, la quantità di vaccini disponibile era più che sufficiente per tutti (del resto, si può presumere che una parte fosse già vaccinata con una o anche con due dosi).

Sperando di non aver fatto venire un atroce mal di testa ai lettori con tutti questi numeri, la domanda resta: perché solo dopo le elezioni se pusieron las pilas (hanno ingranata la quarta), utilizzando i vaccini già disponibili fin da settembre e tenuti in frigo per oltre un mese? Nonostante la più che evidente recrudescenza dei contagi in ottobre, registrata dal MINSA nei suoi bollettini settimanali.

Sogniammo che qualche anima gentile ci illumini con dati e informazioni verificabili, per non lasciarci con questo atroce dilemma amletiano.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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