Ancora sull’appello «Salvare le vite prima di tutto»

Due proposte

Care/i

vi ringraziamo innanzitutto di aver raccolto il nostro appello, partito senza presunzione alcuna e frutto di indignazione di vecchia data mai rimossa. 

In tante e tanti ci avete  scritto parole di incoraggiamento, avete ripreso il nostro testo e lo avete ripubblicato su siti e blog, anche di rilevanza nazionale, lo avete  fatto circolare tanto che ancora continuano a giungere richieste di adesioni che non intendiamo interrompere e che vi chiediamo di continuare ad alimentare.

Vorremmo però agire.

Decidiamo insieme come e con che tempi farlo.

A noi sono venute in mente due proposte

La prima è immediatamente fattibile.

Creare gruppi su base territoriale (ognuno si dovrebbe attivare autonomamente coordinandosi con gli altri e le altre che conosce) per consegnare  questo testo, magari irrobustito da un numero ancora maggiore di firme (abbiamo superato le 600, individuali e collettive) alle prefetture. Un modo  visibile per dire che non ci voltiamo dall’altra parte, che conosciamo cosa sta avvenendo e che quanto stanno applicando i governi europei tutti non ci rappresenta, non avviene in nostro nome e col nostro benestare.

In seconda battuta proponiamo a chi è disponibile di incontrarci, anche  a settembre se necessario perché il  tema non andrà certo sparendo dalla nostra vita e progettare forme di mobilitazioni comune e condivise. Forme in cui  si sia capaci di uscire dalla spesso sterile autoreferenzialità per proporre soluzioni, interrogativi, per avanzare anche una diversa visione del mondo e della percezione che abbiamo in tanti. 

Discutere per non subire l’imbarbarimento sociale della guerra contro i poveri, discutere per costruire nostre alternative.

Una cosa sia chiara

Questo testo non è di proprietà di chi lo ha scritto ma è a disposizione di chi vuole, anche con umiltà, mostrare che esiste un pezzo robusto di paese che non è rappresentato tanto dalla cultura di questi governi quanto dai rigurgiti della xenofobia populista, che reagisce quotidianamente, che si schiera e non volta la faccia, che non accetta mediazioni fra valori e ciò che viene spacciato per il bene del Paese e che così non è.

Quindi si decida insieme, ci si confronti, si torni a ripopolare le strade dei nostri quartieri e dei nostri borghi. 

Farà bene a tutti noi senza distinzione esclusa.

Una storia che, fino al giorno in cui qualcuno proverà a forzare una frontiera, un muro, un confine, non potrà mai dichiararsi terminata

Con grande affetto

Stefano Galieni stefano.galieni60@gmail.com

Gianluca Nigro glnigro@gmail.com 

(*) è qui: Salvare le vite prima di tutto. Le due vignette – scelte dalla redazione della “bottega” – sono di Mauro Biani.

 

Redazione
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