Andrea Garbin .. poesia, ma non solo!

di Sandro Sardella   

lo stato delle cose presente si fa scrittura che con rigore e

temerarietà diventa poesia .. sensazioni di umido di marcio

di sabbia rabbia di fango .. di parole che ardono nella carne

e sulla carta .. insomma .. di miraggio .. ancora poesia circa

l’indicibile stato delle cose presente .. ..

l’amico di un mio grande amico talvolta è anche un mio amico .. Andrea Garbin in «Canti di confine» .. ( Ed. Pellicano – Roma – 2016 ) .. è con puntuale acuta generosità presentato da Jack Hirschman che in poche righe coglie la specificità della sua poesia .. «.. Non si può non leggere questi canti .. senza rendersi conto che in Andrea Garbin, .. si riconosce un poeta che non teme di un nome ai nemici della gente e ad offrire, al contempo, i sentimenti di fratellanza e amicizia che sfidano tale degrado e resistono .. .. Vi sono poesie molto contemporanee, scritte in modo brillante con lirismo coinvolgente ed ironia. Garbin non permette a nessun lacchè-prostituta o leccapiedi di andarsene senza una frase di denuncia …»

e .. Marco Cinque nella sua nota .. con complice trasporto

d’affetto esalta la passione civile di questa raccolta «di rara

potenza»..

(in copertina: Gian Ruggero Manzoni – Eroe barbaro – tecnica

mista su carta)

*

Canto XIV (della informazione-azione)

Seguono, le nuvole mi seguono

poi mi coprono dunque mi bagnano

le nuvole mi prendono i respiri

mi dividono, mi fanno, mi squarciano

le nuvole mi attraggono, le labbra

le nuvole mi chiudono le labbra

sputano sui miei versi i loro occhi

distruggono la mobilitazione

le nuvole le nuvole nuvole

mi seguono mi bagnano squarciano

sono voce di chi non muove un dito

del moralista col culo inchiodato

sulla sedia, dietro lo schermo piatto

a criticare i versi e le menzogne

le nuvole non sono l’innocenza

sono le lingue mute dentro il bulbo

le mani chiuse nelle tasche dure

e sono il pozzo dell’indifferenza

dite: “come potete voler fare

una rivoluzione se nemmeno

nella lotta vi sapete aggregare?”.

Badate la nuvola è l’azione

la vita il movimento che si fa

e la croce l’esplosione dei denti

se la passione si fa resistenza

se la visione si fa concretezza

non vi sputo poesie ma faccio azioni

alla fine parlo solo se ho da dire.

(il libro è corredato di: “Note ai Testi” .. quindi riporto

la nota riguardante il “Canto XIV” ).

Scritto nell’Aprile 2012. Il testo affronta il rapporto e contrasto

tra l’informazione e azione, ed è in particolar modo riferito al

mondo della letteratura, dell’arte, della cultura in generale.

Nuvole. Con il termine nuvole l’autore si riferisce all’insieme delle parole nate per bocca di buona parte degli artisti contemporanei che lamentano i loro disagi culturali e sociali nell’ambito della odierna crisi europea, ma che non compiono vere azioni che possano generare idee valide per affrontare la crisi culturale. E’ evidente che l’autore si sente circondato, inseguito, e ritiene questo tipo di nuvole causa in buona parte della crisi culturale.

Come potete … aggregare? L’autore pone la domanda in particolar modo ai poeti italiani (che predicano il cambiamento) a suo avviso malati di provincialismo e nella maggioranza privi di una visione internazionale e dell’universalità che dovrebbero contenere le parole e le azioni del poeta. Provincialismo che infatti diviene una delle cause principali della frammentazione in incalcolabili quantità di gruppetti e cricche di autori che guardano a se stesse e si accorgono soltanto della propria esistenza, venendo risucchiati, spesso senza consapevolezza, nel gioco vanitoso delle logiche di mercato.

Azione. La parola del poeta deve fondersi con l’azione, la nuvola deve essere l’elemento del fare, non del dire. Solo così si risolve la crisi culturale dell’occidente.

Alla fine parlo solo se ho da dire. E’ la voce del poeta che parla, che ribadisce il concetto di dover parlare solo se necessario, solo se davvero serve. Altrimenti è un invito al silenzio.

Redazione
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Un commento

  • Bene, Andrea! E così SandroSardella per le recensioni.” Memoria e fare” sono pistoni di uno stesso motore che romba con passione e visione, nonostante tutto, verso il socialismo. Ma “lirica senza fare” senza il sostegno della “volontà del fare” per giungere ad un obiettivo collettivo et individuale, producono altra estetica che quella di liberazione, solo spettacolarizzazione! Garbin riporta la “visione” della trasformazione alla coesione estetica propria della “poiesis” in cui “situazionisticamente” deturna le ragioni dell’informazione, dell’arte al servizio del potere. La “bellezza” poetica di Garbin non è fine a se stessa; presuppone l’istanza di cambiamento; l’affrancamento dalle logiche del consumismo; e, soprattutto, la creazione del ludo artistico come propensione rivoluzionaria verso una reale epifania. Michele Licheri.

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