Andrea Salsedo, l’anarchico defenestrato

di Clau d’io

La sua vita e morte anticipano la storia.

Nasce a Pantelleria [poi fu zona di confino per i coatti politici e successivamente per gli antifascisti] il 21 settembre 1881.

Verso la fine del secolo si avvicina alle idee anarchiche e assieme ai coatti politici spediti nell’isola a seguito delle leggi crispine del 1894 – Luigi Galleani, Giovanni Gavilli ed Emilio Recchioni – organizza una scuola popolare per i ragazzi di Pantelleria.

Nel 1900 un primo processo per una corrispondenza su «L’Avvenire sociale» di Messina.

Partecipa attivamente alla campagna astensionista nelle amministrative del 1902. Nel giugno del 1904 parte per Tunisi, dove da decenni erano presenti, come in Egitto, gruppi di anarchici italiani che pubblicavano riviste e giornali.

 

Qui impara il mestiere di tipografo.

Ritorna in Sicilia ma poi decide di emigrare negli Stati Uniti (nel 1906) dove reincontra Luigi Galleani con cui inizia una stretta collaborazione per la stampa di «Cronaca sovversiva» e svolge attività sindacale in difesa dei diritti degli immigrati italiani.

Rientra in Ialia nel 1914 chiamato alle armi, riformato, riparte per New York nel 1916.

Editore di successo di testi e riviste anarchiche fino al 1919. Qui trova il clima reazionario del presidente Wilson.

Sia detto per inciso: molta storiografia pone Thomas Woodrow Wilson come una figura ambigua. Da una parte fu considerato il principale promotore di una nuova pace e stabilità europea (cosa che gli valse il Nobel) senza realizzarla compiutamente e questo sarà uno dei tanti motivi che nel loro insieme contribuiranno allo scoppio della seconda guerra mondiale; dall’altra parte viene ricordato per il deciso incitamento alla segregazione razziale e al suprematismo bianco, per la politica imperialista nei confronti delle nazioni deboli come Messico, Nicaragua, Haiti, Panama, Cuba e Repubblica Dominicana, dove l’esercito degli Stati Uniti si rese complice di numerosi massacri… Thomas Woodrow Wilson

Pubblica clandestinamente «L’Ordine» fino al 16 febbraio 1920. Non sa che la sua fine si sta avvicinando.

La politica di Wilson sta colpendo in modo pesante gli anarchici che sono contro le misure economiche restrittive e la coscrizione militare obbligatoria. Devono sparire, sono anche sindacalisti e non allineati.

Il 25 febbraio salsedo viene arrestato per indagini su una serie di attentati dell’anno precedente.

La mattina del 3 maggio 1920 viene trovato cadavere, irriconoscibile per le torture a cui era stato sottoposto, sul marciapiede di Park Row Building, ai piedi dell’edificio del ministero della Giustizia, dove era rinchiuso in una cella segreta al 14° piano.

Testimonianze e analisi fatte a caldo sono tutte per un omicidio da parte della polizia, probabilmente per le torture a cui era stato sottoposto. Ma il caso fu archiviato come suicidio.

Nel pieno della campagna svolta dagli anarchici contro l’omicidio (al suicidio nessuno crede) di Salsedo esplode “il caso Sacco e Vanzetti”. Non sono solo i capitalisti a odiare gli anarchici ma anche il sindacalismo istituzionale come l’American Federation of Labor e più in generale i WASP (White Anglo-Saxon Protestant).

Salsedo, poi Sacco e Vanzetti vengono uccisi solo perchè anarchici. Ma il sangue di muore lottando per libertà e giustizia sociale non sarà dimenticato.

NON ESISTONO GUERRE GIUSTE, NON ESISTONO POTERI BUONI

Ringrazio Giuseppe “Pippo” Gurrieri dalla cui scheda su Salsedo scritta per il https://www.bfscollezionidigitali.org/collezioni/6-dizionario-biografico-online-degli-anarchici-italiani ho saccheggiato quasi tutto.

Per chi volesse approfondire la figura di Andrea Salsedo ci sono le 1168 pagine di questo libro:

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

3 commenti

  • Francesco Masala

    VERGOGNA A TORREMAGGIORE :17/9/2022 passerella elettorale nel nome di Sacco e Vanzetti

    Torremaggiore in provincia di Foggia e’ il paese dove nacque ,nel 1891, Nicola Ferdinando Sacco .

    Dal 2007 si e’ costituita una associazione che prende il nome di Sacco e Vanzetti , nata su iniziativa della nipote di Nicola, Fernanda , e del suo medico. In quell’anno il medico telefono’ a due compagni anarchici dicendo loro che, visto che l’associazione e’ dedicata a due anarchici e’ necessario che ci sia almeno qualche anarchico. I due compagni in buona fede accettarono nel nome dei due anarchici, e firmarono la costituzione, senza pensare di ritrovarsi accanto a giudici, poliziotti, sacerdoti chiamati alla messa di suffragio ogni 23 agosto, e men che meno a rappresentanti della Regione, Puglia, politici del M5S e candidati del centro sinistra. La loro presenza durò poco, pochissimo, una volta firmato l’atto nessuno più li coinvolse in alcunchè. Non solo ma qualsiasi iniziativa proposta dai due compagni per animare sul tema anarchico la memoria di Sacco e Vanzetti veniva nervosamente impedita dalla Fernanda, poichè non erano le idee e la memoria militante dei nostri compagni che animavano la associazione. La presenza dei due compagni si dissolse presto e nessun altro anarchico ha mai avuto a che fare conquesta associazione. Unico tema era il riconoscimento della figura della nipote di Nicola e così e’ stato fino alla sua morte nel luglio di quest’anno e tuttora e’ avvenuto sabato 17 settembre a Torremaggiore nell’ambito della inaugurazione della Sala Sacco e Vanzetti presso il Castello ducale del paese.

    L’inaugurazione e’ avvenuta con una sfilza di candidati alle elezioni, tra grillini e centrosinistra, con relatore il presidente della regione, il sindaco, giornalisti e qualche decina di presenti. Nessun storico, men che meno una relazione sul caso, nessun intervento che colleghi Sacco e Vanzetti alla gestione politica attuale della emigrazione, dello sfruttamento del lavoro, delle carceri , della repressione del dissenso, del movimento anarchico e della critica radicale del potere, una dichiarata presa di posizione contro la pena di morte l’associazione la lascia alla voce, dignitosa peraltro, di Amnesty International.

    In effetti chiunque chieda alla associazione un dato storico, una sua ricerca sul caso, una produzione sua sulla vicenda , non troverà nulla poichè nulla e’ stato mai prodotto , ne’ ricercato , dalla associazione. Ti rimanderanno ad un articolo di un giudice che inquadra il cosidetto “errore giudiziario” in un clima di difesa degli Stati uniti che avevano paura di una rivoluzione sociale dopo la Rivoluzione d’Ottobre in Russia.

    Nella guida agli studenti, nel 2021, il cicerone dell’associazione portandoli alla tomba di Sacco nel cimitero del paese, ripropone un falso storico, ossia che le ceneri arrivarono in Italia mischiate e che nella tomba vi siano anche quelle di Vanzetti. Ovviamente in 13 minuti di intervento nessun accenno al fatto che i nostri compagni furono uccisi perche’ anarchici, ma solo perchè sugli emigrati italiani pesava un pregiudizio che fu condannato da Dukakis nel 1977 e grazie a lui fu “riabilitata la memoria”.

    Chi, come me, dopo il 2007 andava a Torremaggiore a vedere la sede della assoziazione SAcco e Vanzetti vedeva una stanza pulita, vuota di alcuna stampa o libro o materiale sull’argomento ; le uniche presenze erano un crocefisso e le solite fotografie della Fernanda Sacco che riceve premi, riconoscimenti, inviti ed incontri istituzionali, nessun impegno sul tema dell’anarchismo, dell’antimilitarismo, del movimento operaio di base , che pure avevano caratterizzato la storia di Nicola e Bartolomeo. Una semplice conversazione , se riconosciuti anarchici come mi e’ successo, era un vulcano di accuse personali a questo o a quello, compreso storici internazionalmenta riconsociuti e da cui il movimento anarchico attinge i dati della nostra memoria come Ronald Creagh, Bob D’attilio e perfino l’attuale, pacatissimo e serio Luigi Botta che e’ ormai rimasto l’unico ricercatore, dal 1972, e saggista sul Caso Sacco e Vanzetti, autore della prima pubblicazione in Italia di controinformazione sul processo “Sacco e Vanzetti: giustiziata la verità” Cuneo 1978 ed altri fino al lavoro attuale sulla corrispondenza e carteggi di Bartolomeo.

    Fernanda non partecipò ai lavori del Comitato per la Riabilitazione costituito dalla Vincenzina Vanzetti negli anni ’50, non divise le spese legali di quegli anni e ripiegò su una formale richiesta di rifare il processo con tutta la ritualità come se noi oggi richiedessimo di fare un regolare processo per la morte di Pinelli o per la mancata assistenza di Franco Serantini in carcere e pensanssimo che lo Stato e’ disposto a suicidarsi quendo riteniamo che l’assassinio di Sacco e Vanzetti non fu un errore , ma una logica applicata da uno stato incompatibile con le lotte operaie di quegli anni.

    Inconcepibile per l’associazione condividere queste idee. Nel 1987 al primo convegno Internazionale sul caso, indetto dalla FAI di Cuneo con il locale ‘Istituto Storico della Resistenza, arrivò la Fernanda con l’auto del Municipio di Torremaggiore, con tanto di autista e delegata del sindaco, intervenne ricordando che i Sacco era sempre stati socialisti – dato per altro non storicamente del tutto vero – e che lo era anche Nicola . Saltò su il buon Peppino Tota, anziano anarchico di Canosa di Puglia, venuto su col treno, pagandosi il biglietto e la camera in albergo, ricordandole che se era socialista in America poteva aderire alla locale federazione socialista invece di scegliere liberamente di stare con gli anarchici, condividendo militanza, responsabilità e scioperi fino a mettere in gioco la sua stessa vita. Da anarchico. La Fernanda si offese e non volle piu’sapere di accompagnare la memoria dello zio con l’anarchismo, riprese su di se e sulla propria persona tutta la attenzione con il manto nominale di Sacco e Vanzetti solo perchè biologicamente era la figlia di un fratello del nostro Sacco.

    Perfavore chiunque voglia seriamente fare ricerca sul caso , avere dati storici sulla vicenda, capire la logica dei fatti si rivolga una ampia pubblicistica della Boston Library, del Comitato di Boston, delle edizioni anarchiche e agli studi , pubblicazioni, saggi, articoli, interventi,di studiosi come Nunzio Pernicone, Ronald Creagh, Bob D’Attilio e sopratutto a chi tuttora continua tutto il lavoro dal 1972 , e la produzione di ricerca sul caso, che è Luigi Botta che i compagni anarchici, non solo piemontesi, conoscono perfettamente.

    Mi pare l’unico punto di riferimento serio per chiunque voglia approfondire , indipendentemente dalle idee personali di ciascuno, il Caso Sacco e Vanzetti.

    Spero che i compagni pugliesi che sono testimoni della schifezza che viene commessa a Torremaggiore sappiano reagire . In memoria di un uomo dignitoso e diritto come Peppino Tota.

    Antonio Lombardo ORANI 19/9/2022

  • Volevo farvi conoscere la mia recensione del libro di Giuseppe Galzerano

    L’ANARCHICO “SUICIDATO” DALLA POLIZIA AMERICANA
    PANTELLERIA INTERNET News 29369, Pantelleria 24/11/2021

    Il 3 maggio del 1920, era quasi l’alba, alle ore 4,20 fu trovato a New York sul marciapiedi al numero 15 di Park Row, il corpo sfracellato di un uomo che era volato giù dal 14° piano del Palazzo di Giustizia. Quell’uomo si chiamava Andrea Salsedo e la sua storia era cominciata proprio a Pantelleria il 21 settembre del 1881 dove era nato, nella Strada Rocche al numero civico 3. La storia di Salsedo viene ora ricostruita in un libro di Giuseppe Galzerano, editore e scrittore, che con un grande e minuzioso lavoro di ricerca, ha dato alle stampe il suo Andrea Salsedo. Vita galera e morte dell’editore anarchio “suicidato” dalla polizia americana (Galzerano Editore pp 1.168 – euro 50 – galzeranoeditore@tiscali.it ). Andrea era figlio di Giuseppe Salsedo e di Silvestra Pavia e a quindici anni, nel 1896, cominciò a frequentare la scuola popolare fondata da alcuni confinati politici in contrada Velcimursà. Alla fine del 1800, infatti, nell’isola furono mandati al confino parecchi militanti rivoluzionari – anarchici, socialisti, repubblicani– e tra questi l’anarchico Luigi Galleani che fondò un Circolo Sociale, una sorta di scuola popolare frequentata da alcuni giovani panteschi nella quale si poteva imparare a leggere e a scrivere, e anche discutere di politica, anarchia e radicalismo sociale. Andrea Salsedo diventò uno dei più assidui frequentatori di quella scuola popolare. Dopo aver frequentato le scuole tecniche, per qualche tempo Salsedo lavorò come scrivano presso la locale pretura, dalla quale venne licenziato per le sue idee anarchiche. L’incontro con Luigi Galleani segnò una tappa fondamentale nella formazione politica del giovane Salsedo e il loro rapporto di amicizia e di vicinanza politica si consolidò negli anni a venire quando i due ripresero a frequentarsi nei circoli anarchici di New York. Nel 1906 Andrea Salsedo emigra, come tanti altri italiani in cerca di fortuna, in America dopo aver passato qualche anno in Tunisia dove aveva imparato il mestiere di tipografo; e qui negli States cominciò a collaborare alla rivista “Cronaca Sovversiva”, giornale anarchico fondato proprio dall’amico e compagno Luigi Galleani. Furono anni per Andrea Salsedo di impegno politico e sociale nella lotta contro lo sfruttamento delle classi lavoratrici e contro il razzismo dilagante verso gli stranieri. Salsedo si sposò nel 1911 con Maria Petrillo, anche lei emigrata in America con tutta la sua famiglia ed ebbero due figli, Giuseppe e Silvestra. Il libro di Giuseppe Galzerano, frutto di una immensa ricerca durata più di dieci anni, che lo ha portato a consultare una ricca documentazione archivistica e giornalistica, italiana e americana e anche materiale secretato dal Department of Justice, l’attuale FBI, ricostruisce anno dopo anno la vita di Andrea e cerca di far luce sulla tragica morte di Salsedo “suicidato” dalla polizia americana. Il volume è arricchito anche da 61 fotografie di personaggi vicini a Salsedo e di documenti, molti dei quali inediti: Nel 1917, da editore, Andrea Salsedo pubblicò il suo primo libro sulla vita di Clement Duval, l’anarchico fuggito rocambolescamente dall’isola del Diavolo. Nel 1919 stampò la rivista “Domani” le cui pubblicazioni furono interrotte dall’intervento della polizia. Sempre nello stesso anno e fino agli inizi del 1920 stampò clandestinamente un’altra rivista anarchica “L’Ordine”. Intanto in quegli anni in America si cominciò a respirare un clima di intolleranza verso gli stranieri, specie se erano italiani. Vennero chiusi decine e decine di circoli culturali politici, redazioni di giornali e fu sciolto il più importante sindacato, quello dei Wobbies. Nel gennaio del 1920 vennero arrestate circa quattromila persone e tremila furono espulse dagli States. In quel clima di xenofobia ci furono una serie di attentati dinamitardi e sul luogo di uno di questi fu rinvenuto un volantino dal titolo “Plain Wordes” (parole chiare). Da quel volantino la polizia risalì alla tipografia dove era stato stampato: era la tipografia dove lavoravano Andrea Salsedo e Roberto Elia, entrambi italiani e anarchici. “Furono trattenuti – dice Giuseppe Galzerano – illegalmente e arbitrariamente per più di due mesi in carcere, subirono continue torture e interrogatori. Non hanno commesso nessun reato e, pur essendo innocenti, trattandosi di una palese supposizione, penalmente irrilevante, concordano di ‘confessare’, sperando di porre fine agli insopportabili soprusi della polizia”. Salsedo in quelle settimane in cui fu trattenuto illegalmente fu sottoposto ad interrogatori brutali, percosso per farlo parlare, per conoscere l’organigramma dell’organizzazione anarchica. La moglie, Maria Petrillo, che era andata a trovarlo aveva dichiarato di averlo trovato sfigurato per via delle percosse ricevute. Intanto negli ambienti anarchici si cercava un nuovo avvocato per Salsedo, in quanto l’avvocato Narcisio Donato sembrava essere colluso con gli uffici riservati del Ministero di Giustizia. Il 3 maggio del 1920, quasi alla vigilia della concessione della libertà vigilata che gli sarebbe stata concessa secondo l’avvocato, la tragedia: Salsedo vola dal 14° piano. “Quella notte, – scrive Galzerano nel suo libro – da uno o piu’ agenti del Department of Justice, prima o dopo averlo ammazzato, viene scaraventato nel vuoto.” Per il Dipartimento della Giustizia e per la polizia si trattò di un suicidio. Per gli ambienti anarchici e per i circoli democratici si trattò invece di omicidio, di un “suicidio” camuffato, una messinscena messa in opera dagli investigatori magari alla fine di un ennesimo pestaggio per cui Salsedo sarebbe morto in seguito alle percosse e da li il defenestramento. Due giorni dopo la tragica morte di Salsedo, il 5 maggio del 1920, per fare luce sulla sua morte si mobilitarono anche Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, anarchici italiani emigrati negli Usa che, poco prima di tenere un comizio sul caso Salsedo, che doveva servire anche per raccogliere dei fondi per la famiglia di Andrea, furono arrestati per un crimine mai commesso e poi furono condannati alla sedia elettrica. Tanti anni dopo i due anarchici italiani, Sacco e Vanzetti, furono riabilitati e fu loro riconosciuta l’innocenza, mentre per il caso Salsedo nessuna riabilitazione. “Andrea Salsedo – scrive Giuseppe Galzerano nel suo libro – non verrà mai riabilitato: riconoscere la verità sulla sua morte significherebbe incolpare di omicidio la polizia di New York”.
    Sandro Casano

  • Domenico Stimolo

    Grazie, la nota di Casano e’ pregiata, contribuisce a ricostruire, nella forma necessariamente sintetica di un blog, la vita e la morte di un siciliano che tra i tanti, , in molte centinaia di migliaia cercarono vita e riscatto nelle ” nuove sponde” ( dove le ricchezze locali furono in gran parte costruite sullo sfruttamento gratis degli schiavi e dei lavoratori ….con piccolo soldo.
    Certo, stupisce, che già nel 1920 ci fu un ” volo umano caduto” dal 14° piano……banalmente, 49 anni dopo il Pinelli , a Milano si ……precipitò…….solo dal quarto piano.

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