Anselmi, Carlotto, Greco (più altr*) e Videtta

Tre recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio (*)   

Roma. 2012-2013. La siberiana Ksenia si è vendicata. Ormai lavora con l’amata colombiana Luz alla profumeria di Eva D’Angelo, tipica signora romana, 40enne mora, non molto alta, sempre in ordine e spigliata. Eva ha riaccolto a casa il pessimo marito fedifrago e giocatore d’azzardo, Renzo dagli occhi blu. Esce e viene aggredita e sfregiata da cinque donne, fra cui l’ultima giovane amante di lui, una del clan Mascherano. Aveva detto di essere cambiato, invece lo cercano pure per un ammanco e una spiata. Le tre amiche si rivolgono ancora una volta a Sara Safka, corpo letale scolpito in palestra, la trovano sfatta grassa sbronza, si rimette in sesto e le aiuta, insieme ai mitici Felix e Angelica e all’aitante commissario Mattioli, serio e fedele, invaghito di Eva. Tutto è pericoloso e complicato per uscirne vive e vendicarsi. Gli affiatati Massimo Carlotto e Marco Videtta hanno sfornato già dopo due mesi il secondo romanzo della serie «Le vendicatrici» (Einaudi 2013, pagg. 186 euro 15) in terza varia su buone/i e cattive/i, di facile e godibile lettura. Voci di Bertè e Noemi, Lumineers e Brokenspeakers. Sciroppo d’agave e pietanza “bolapé”.

Il centrocampista bergamasco 25enne Piermario Morosini muore il 14 aprile 2012, al 31′ di Pescara-Livorno, 14esima giornata di ritorno del campionato di serie B, in seguito a un’improvvisa crisi cardiaca. Nel 2001, a 15 anni, aveva perso la madre Camilla e, due anni dopo, anche il padre Aldo. Nel 2004 si era suicidato il fratello disabile, era rimasto con una sorella anch’ella disabile. Sorrideva sempre. La giovane promessa pescarese Giacomo (tifoso del Bologna come il padre) ne riguarda sempre i video e impara dal Mister. Ce lo comunica con garbo Alessandro Greco attraverso «La casa nella prateria», il più bel racconto della raccolta di ottimi giallisti italiani, da lui curata («Il momento del distacco», Guanda 2013, pagg 234 euro 16): due donne (Bucciarelli e Di Gregorio) e altri sei uomini (Biondillo, De Giovanni, Morozzi, Naspini, Righetto, Vichi). Solo un paio i noir (disperato disperante «Il canile», carino cupo «L’ultimo giro di giostra»), buoni entrambi, per il resto occasione di sperimentazioni e giochi letterari, con sesso e musiche a effetto. Ci si immedesima nel “de cuius”, il poverino fa un testamento di santa ragione.

Luciano Anselmi

«Il caso Lolli»

Barion Mursia

144pagine, 9 euro

Fano, 1934-1996. Appena ventenne Luciano Anselmi si trasferì dalla cittadina marchigiana a Roma, dove collaborò a «La Giustizia», quotidiano del PSDI, divenendone in seguito redattore e pubblicandovi recensioni letterarie, articoli di costume e culturali in genere. Frequentava compagnie teatrali minori, poi si avvicinò alla redazione de «Il Mondo», di cui era assiduo lettore, rimanendo ai margini dei salotti letterari. I rapporti con Pannunzio si interruppero bruscamente nei primi anni sessanta; lo scrittore ritornò a vivere a Fano, collaborando a Corriere e Carlino. Alcuni gialli sono stati riediti anche da Sellerio. Ora, con sommo gaudio, esce «Il caso Lolli», primo della serie (di 8) del simenoniano provinciale commissario Giulietto Boffa, testa ricciuta e occhi chiari.

(*) Le recensioni di Valerio Calzolaio escono in prima battuta sul settimanale «Il salvagente». (db)

 

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