Appello per Radio Onda d’urto di Brescia

intervista a Rosangela Miccoli di Andrea De Lotto (*)

Rosangela Miccoli (Foto di Patrizia Bellano)

 

Radio Onda d’Urto, storica emittente dei movimenti, da 34 anni è una voce libera che a partire da Brescia si estende per buona parte del nord Italia. E’ inoltre uno dei partner di Pressenza. L’assenza totale di pubblicità fa si che le loro entrate dipendano soprattutto da una festa che si svolge in Agosto e che quest’anno, causa Covid, è saltata. Per questa ragione in questo momento sono in gran difficoltà e ci sembra giusto rilanciare il loro appello attraverso le parole di una delle colonne portanti dell’emittente. Di seguito l’intervista a Rosangela Miccoli.

Rosangela, raccontaci chi sei tu.

Sono nata 60 anni fa, ho studiato storia contemporanea e mi sono laureata nell’88 a Parma. Ho iniziato ad insegnare, ma, soprattutto alle medie, non ce la facevo, non mi piaceva. Non era la mia strada, così ho colto al volo l’occasione di collaborare con Radio Popolare che aveva una sede a Brescia sopra la Camera del Lavoro. Ho resistito un paio d’anni (’92-93) ma non ho retto: la presenza del sindacato era incombente. Tra l’altro nel giro di poco Radio Popolare di Brescia ha chiuso. Così mi sono avvicinata a Radio Onda d’Urto che già conoscevo. In precedenza avevo fatto parte di LCR, della Quarta internazionale, di DP, poi Rifondazione, ma poi mi sono staccata da tutto ciò e mi sono avvicinata all’area dell’Autonomia. Ho iniziato a collaborare con la Radio come volontaria e dopo un paio d’anni sono entrata nella redazione: da allora sono sempre rimasta lì. Mi sono sposata e non abbiamo avuto figli.

Puoi farci una breve storia di Radio Onda d’urto?

Radio Onda d’Urto è sempre stata vicina ai movimenti, alle lotte: certo prima era molto ideologizzata, possiamo dire che la svolta è avvenuta in concomitanza al G8 di Genova. Lì abbiamo scoperto altre Radio con le quali abbiamo collaborato e ci siamo allargati al territorio, siamo un po’ usciti da un rischio “autoreferenziale”. I movimenti pacifisti e quelli antirazzisti, a sostegno delle rivendicazioni dei migranti, sono stati molto importanti e qui a Brescia ce ne sono sempre stati. Ci siamo aperti, insomma, al territorio. Nel corso degli anni siamo cresciuti, la redazione informativa ora è composta da 11 persone, alcuni giovanissimi, mentre io, Umberto Gobbi e Marco Bendinelli siamo “i vecchi”. Tra gli 11 siamo solo in due donne, ma mi sembra che tutto ciò sia casuale, la redazione è molto aperta e tra le decine e decine di collaboratori e volontari le ragazze abbondano.

Parallela alla storia della Radio c’è stata la storia della Festa della Radio.

Sì, all’inizio era nell’antico convento di Sant’Eufemia, molto suggestivo, semiabbandonato. La festa da sempre ci ha permesso di avere entrate, di farci conoscere, di organizzare incontri, dibattiti. Era anche un momento di confronto con altre realtà, radio, venivano compagni da altre città d’Italia. Nel corso degli anni abbiamo cambiato tre sedi della festa, sempre più grandi. Ultimamente arrivavano decine di migliaia di persone, c’erano centinaia di volontari. Un evento davvero grande che ci manteneva economicamente per un anno intero. Ogni anno si temeva quale serata sarebbe saltata, in caso di temporale violento. Quest’anno il COVID è stato come un nubifragio lungo 20 giorni: la Festa non c’è stata.

Eppure durante il COVID siete cresciuti, vi siete ritrovati nel “cuore della bestia”, avete fatto un vero e proprio servizio alla cittadinanza.

Si, siamo cresciuti, in tutti i sensi. Fin dall’inizio, proprio perché eravamo qua, abbiamo colto la gravità, ci siamo divisi, creando di fatto due Redazioni, una in presenza e l’altra al lavoro da casa. Abbiamo adottato molte precauzioni, molta serietà. In molti ci hanno fatto i complimenti per quello che abbiamo fatto e per come lo abbiamo fatto, per le informazioni date, per le analisi, per i contenuti. Gli ascolti sono cresciuti, forse anche perché le persone erano a casa. Parallelamente abbiamo appoggiato campagne di raccolte alimentari, abbiamo sostenuto e promosso tutto ciò e i numeri erano altissimi. Carrelli solidali, lunghe code davanti alla distribuzione dei pacchi. In quel periodo tutti noi della Radio siamo stati molto attenti, anche fuori dalla Radio, il nostro comportamento doveva essere “virtuoso”, non potevamo mettere a rischio nessuno, da nessuna parte.

Quali sono i vostri rapporti con le istituzioni? Penso soprattutto al Comune di Brescia.

La destra in città non ha governato a lungo, solo dal 2008 al 2013: in quel periodo abbiamo avuto dissidi, quando ha governato la lega avevamo “battaglie” quotidiane, era estenuante, il razzismo dilagava, dalle panchine rimosse al bonus bebè solo per “nativi”. Ora la giunta è di centro-sinistra, con una consigliera, medico, con delega alla sanità, abbiamo lavorato benissimo in questo periodo, con lei rispetto e stima sono stati reciproci. Comunque, non mancano i motivi di contrasto, soprattutto per le politiche sociali e quelle del cosiddetto “decoro”: siamo e restiamo una voce critica, legata ai movimenti reali, mai al “palazzo”, qualunque esso sia.

Arriviamo al dunque, come vi finanziate e quale è la situazione attuale?

La Radio mantiene questa coerenza storica dal lontano 1985: nessuna pubblicità, niente padrini né padroni. Le uniche entrate sono gli abbonamenti, le sottoscrizioni di ascoltatori e ascoltatrici, ma soprattutto la Festa. Visto il problema dell’agosto 2020, ora abbiamo lanciato un crowdfunding: in un mese abbiamo raccolto 12mila euro, ma dobbiamo andare avanti fino a fine anno. Non bastano certo per un altro anno di trasmissioni e per arrivare così all’agosto 2021 e – speriamo – a una nuova Festa. Facciamo davvero un appello a tutti e tutte per sostenere la Radio in questo momento straordinario di difficoltà. Di sicuro ci inventeremo altre forme di autofinanziamento nelle prossime settimane, perché siamo sempre più convinti che l’esperienza di questa Radio sia davvero importante, io credo unica in Italia. Abbiamo delle “consorelle”, con le quali collaboriamo: per esempio Radio Black Out a Torino e Radio Onda Rossa a Roma, ma abbiamo la nostra storia e le nostre specificità. Cerchiamo di avere e dare una visione globale, ascoltiamo campane non sempre vicine a noi, ci piacciono i confronti tra posizioni anche differenti. Vogliamo comunque migliorare sempre, ogni giorno: la Radio è viva, mai uguale a se stessa.

A questo link è possibile leggere nei dettagli la storia della radio e soprattutto mandare un contributo economico, anche piccolo.

(*) ripreso da www.pressenza.com

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