Apprendisti neuroni

Ci sono 3 pazzi e 3 pazze alla facoltà di Scienze della formazione di Cagliari che, invece di insegnare, passano il tempo a giocare e a spaventare chi va lì per studiare. Fortunatamente in quella facoltà lavora anche un gruppo di serissimi docenti massimamente impegnati ad aiutare chi studia a riflettere sulle fatiche e sui piaceri della prassi pedagogica. Sono le stesse persone: Susanna Barsotti, Grazia Dentoni, Enrico Euli, Maria Giovanna Floris, Andrea Mei, Emanuele Orrù. Il loro libro – appena uscito da La Meridiana (152 pagine per 16,50 euri) – ha la stessa apparente schizofrenia: un sottotitolo serio, «Formazione attiva degli insegnanti nella Scuola e nell’Università», sotto l’ironico titolo «Apprendisti neuroni».

Anche chi non metterà mai piedi in facoltà ne può godere: per i racconti dei laboratori e dei retroscena, per le riflessioni e provocazioni, per il gioco di commenti (spesso cattivissimi) con i quali i due curatori del libro – Euli e Barsotti – giocano a «contrastare» gli scritti altrui. Un sestetto fecondo, con punte di genialità e consapevolmente fuori linea. Nelle conclusioni i 6 confessano – ma si era ben capito – di non essere d’accordo con la riforma Gelmini e con gli orientamenti dominanti in Scienze della formazione. E dunque scrivono che «questo libro arriva troppo tardi. O ancora presto?».

Si vedrà. Nel frattempo più che riassumere le parti giocose e quelle serissime vale forse indicare quattro suggestioni insolite, due sarde e due no. La prima è nientemeno che «s’accordu, un metodo per educare l’uomo ad essere uomo. Si narra venisse utilizzato in epoca nuragica». Una seconda viene proposta agli studenti attraverso un lavoro dell’artista Maria Lai. La terza arriva da Carl Rogers ed è così riassumibile: «La sola persona che sia stata educata è chi ha imparato come si impara». Uno dei numi tutelari è Gregory Bateson (in compagnia di Gianni Rodari, Jerome Bruner, Daniel Pennac, Marco Dallari, Edgar Morin ma anche outsider come Marinella Sclavi e il buon vecchio ribelle Salinger) ed è questa su riflessione che apre l’ultimo capitolo: «Coloro a cui sfugge completamente l’idea che è possibile avere torto non possono imparare nulla, se non la tecnica».

PICCOLA NOTA

Riprendo questa mia recensione (parola più, parola meno) dal supplemento libri del quotidiano «L’unione sarda».

Redazione
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3 commenti

  • Le differenze fra Gregory Bateson e l’incompresa ex-ministra “del tunnel” ?
    Tutte! Anche che la suddetta, sebbene tuttora vivente, non solo non da segni di ripensamento ma succhia ancora un maxi-stipendio dalle nostre tasche.
    Un possibile commento, almeno culturale?
    Disonorevole ( ma é in buona e numerosa compagnia).

    Giorgio

  • Roberta Serra

    Il libro delle verità

  • Roberta Serra

    Il libro delle verità, a cui aggiungo ‘che dire di un insegnante di una Didattica che dice ai suoi allievi ” Ogni insegnante insegna un po’ come vuole, non è necessaria una preparazione oggettiva specifica” ?

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